Il mondo ha sempre più fame di carne, mentre
gli allevatori di bovini italiani sono sempre
più in difficoltà. Un paradosso che esprime l'idea
di un settore produttivo da tempo in crisi,
che nemmeno di fronte ad un aumento della
domanda mondiale riesce a rialzare la testa. I
dati parlano chiaro. Da inizio anno, i prezzi alla
produzione dei bovini da macello sono calati,
secondo Ismea, mediamente del 5,85%. Ma
se vogliamo vedere nei dettagli, sfogliando
i listini dei mercati del bestiame di Modena
e Mantova, gli allevatori di vitelloni di razza
Charolaise nello stesso periodo hanno perso
anche il 7,5%, contro un calo meno accentuato
per le femmine Limousine, che perdono
solo, si fa per dire, il 2,5%.
A conti fatti, allevare bovini da carne nel nostro
Paese significa aver perso in soli dieci
mesi da 50 a 150 €/capo a seconda della razza
e della categoria. Dati pesanti, che si sommano
a una lunga sequenza di performance
negative che hanno caratterizzato il comparto
dell'ingrasso nazionale, tanto che in
soli dieci anni, secondo l'Istat, i bovini italiani sono calati del 6,1%, ridimensionando anche
il numero di aziende dedite alla produzione di
bovini d'ingrasso. Colpa del calo dei consumi,
secondo qualcuno. Ma se vediamo meglio i
dati reperibili sul sito dell'Istituto Zooprofilattico
di Teramo, nell'ultimo anno, sebbene le
macellazioni di bovini da carne siano calate
nelle tre regioni leader (Lombardia, Emilia Romagna
e Veneto) di circa il 4%, è decisamente
aumentato, secondo i dati forniti da Ismea,
l'import di carni bovine del 9,4%.
La gdo compra all'estero?
Segno quindi di consumi costanti e di un
cambio delle strategie commerciali della gdo
che preferisce approvvigionarsi di prodotto
già macellato proveniente dall'estero, a costo
probabilmente inferiore. E questo alla faccia
dell'etichettatura delle carni bovine varata
nel lontano 2000, dopo la crisi Bse, che di fatto
non ha mai aiutato il prodotto made in Italy.
E per il futuro? La situazione potrebbe peggiorare.
Dal prossimo anno, con la nuova Pac
e la redistribuzione delle risorse fra produttori,
il settore dei bovini da carne sarà fra i più
penalizzati con tagli consistenti del valore dei
titoli base, tanto che un allevamento di vitelloni
da carne della Pianura Padana lombardoveneta
di 600 capi, potrebbe arrivare a perdere
il 12-13% già dal 2015, pur con l'aiuto del
pagamento del greening. Prioritario, quindi,
puntare ai premi accoppiati, più consistenti
di quelli correnti.
Allegati
- Scarica il file: Importiamo più carne. Macelliamo meno