“Un progetto che era già nell’aria dal 1987, l’anno in cui sono nato, e che vedo ora essere realizzato concretamente”. Esprime tutta la sua soddisfazione il sindaco di Spilamberto, Umberto Costantini, al taglio del nastro dell’impianto per la produzione di biometano, cerimonia avvenuta il 19 ottobre a Spilamberto, in provincia di Modena, grazie a un investimento complessivo di 28 milioni di euro.
Realizzato dalla NewCo Biorg, nata dalla partnership tra Herambiente del gruppo Hera e la società Inalca del gruppo Cremonini - la principale azienda italiana nella produzione di carni e nella distribuzione di prodotti alimentari – l’impianto è un esempio di economia circolare che fornisce un importante contributo alla transizione verde. Si tratta di un biodigestore già attivo da anni che è stato riconvertito in un impianto all’avanguardia, con consumo zero di nuovo suolo, capace di trasformare i rifiuti organici e i reflui agroalimentari in 3,7 milioni di metri cubi di biometano immesso in rete e utilizzato per l’autotrazione, oltre a fornire 18 mila tonnellate di compost.
All’inaugurazione erano presenti anche la vicepresidente della Regione Emilia Romagna con delega all’ambiente, Irene Priolo, il presidente e l’amministratore delegato di Biorg, Giovanni Sorlini e Paolo Cecchin, l’amministratore delegato del gruppo Hera, Orazio Iacono, e l’ad di Inalca Paolo Boni.
“Il comune di Spilamberto negli anni ‘90 avviò un impianto necessario per smaltire i liquami prodotti dagli allevamenti intensivi e che precedentemente venivano sparsi nei terreni provocando l’avvelenamento delle falde acquifere” – ha detto ancora il sindaco di Spilamberto - purtroppo l’impianto non funzionò mai come immaginato. Da un fallimento però, grazie a Hera e gruppo Cremonini, siamo passati a una storia di successo. Le prossime sfide saranno quelle di concentrarci sulla riduzione al minimo l'impatto odorigeno”.
Esempio di economia circolare
Di tutto rispetto i benefici ambientali: ogni anno si eviteranno l’utilizzo di circa 3 mila tonnellate di petrolio equivalente (Tep) ed emissioni di CO2 per circa 7 mila tonnellate, la stessa quantità assorbita in media da 280 mila alberi.
Il gas, 100% rinnovabile, viene prodotto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata effettuata prevalentemente a Modena e provincia, dagli scarti derivanti dal processo di lavorazione dell’industria agroalimentare locale e dal processo produttivo delle carni di Inalca. Una volta raffinato diventa biometano e può essere introdotto nella rete gas.
I rifiuti organici tornano così al servizio della comunità sotto forma di combustibile che, immesso in rete, alimenta il trasporto cittadino pubblico e privato, aiutando quindi un settore sempre più esposto al tema delle emissioni di anidride carbonica.
Un esempio di economia circolare perché consente, oltre al recupero energetico, anche quello di materia: lo scarto in uscita dal processo di digestione anaerobica, il digestato solido, anziché essere smaltito viene recuperato grazie al conferimento nell’impianto Biorg di compostaggio a Nonantola, nel modenese, per produrre compost utilizzabile come biofertilizzante in agricoltura, riducendo l’impatto ambientale e creando valore aggiunto per l’intera filiera zootecnica.
“L’attivazione dell’impianto è un esempio concreto di economia circolare e di sostenibilità ambientale” – ha sottolineato la vicepresidente della regione, Irene Priolo-. Il biometano rappresenta infatti un’opportunità importante per ridurre l’uso delle fonti fossili e alleggerire l’impronta energetica della nostra regione.
La conversione ecologica – continua - passa necessariamente da un nuovo modello di sviluppo centrato sul riconoscimento del grande valore delle materie prime, da risparmiare, e dell’importanza del recupero degli scarti per metterli al centro di nuovi processi produttivi. Si tratta di una svolta fondamentale nell’ottica di azioni sempre più forti ed efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici”.
Verso la neutralità carbonica
Per rispondere in modo concreto alla riduzione delle emissioni climalteranti verso la neutralità carbonica, il gruppo Hera ha riservato un ruolo chiave a questo combustibile rinnovabile: è stata infatti la prima in Italia ad aver realizzato già nel 2018, a Sant’Agata Bolognese un impianto all’avanguardia per la produzione di biometano dalla frazione organica della raccolta differenziata, da cui ottiene annualmente 20 mila tonnellate di compost e circa 8 milioni di metri cubi di biometano, con un risparmio annuo di oltre 6 mila tonnellate di petrolio e una riduzione delle emissioni di CO2 pari a circa 14.600 tonnellate.
“Questo nuovo impianto per la produzione di biometano – ha affermato Orazio Iacono, amministratore delegato del gruppo Hera - rappresenta un fiore all’occhiello per l’economia circolare ed è per noi un ulteriore passo in avanti per la produzione di biometano su scala industriale. Le sfide del futuro richiedono alle utility come la nostra un impegno sempre più decisivo, che intendiamo tradurre in progetti concreti attraverso investimenti che ci consentono di accompagnare i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni nella transizione green e, in questo caso, in quella ambientale con un modello sempre più distribuito e inclusivo per lo sviluppo del tessuto sociale e industriale”.
La sostenibilità per Inalca
La sostenibilità ambientale è un elemento strategico per Inalca che dice essere parte integrante del valore aggiunto che produce l’impresa attraverso la realizzazione di una filiera bovina integrata tra allevamento, trasformazione e distribuzione.
L’impianto consente infatti la completa valorizzazione dei sottoprodotti derivanti dalle attività di produzione carni e potrà disporre altresì di un’ulteriore quota di fertilizzanti organici per migliorare la fertilità dei terreni agricoli.
L’azienda, con l’obiettivo della decarbonizzazione delle proprie attività, da tempo autoproduce circa il 77% dell’energia utilizzata, di cui circa un terzo proveniente da fonti rinnovabili, potendo contare su 2 impianti di cogenerazione da grassi colati, 6 impianti di cogenerazione a metano, due impianti di biogas alimentati da reflui industriali dei suoi stabilimenti, 4 impianti di biogas da reflui agricoli e oltre 22.120 pannelli fotovoltaici installati su 13 stabilimenti, 1 impianto di biometano e, infine, 1 impianto di compostaggio .
“La realizzazione di questo impianto, con una società dotata di know-how e tecnologie di eccellenza come Hera, rappresenta un passo importante per consolidare e rafforzare il modello produttivo integrato e sostenibile di Inalca” ha spiegato Paolo Boni, amministratore delegato di Inalca. Infatti, il nuovo impianto consente una piena valorizzazione degli scarti di lavorazione delle nostre attività produttive e un ulteriore passo avanti nei processi di economia circolare.
Inoltre si realizza una efficace sinergia industriale con la produzione di biometano e compostaggio in due impianti tra loro perfettamente complementari, a dimostrazione che combinando efficacemente processi di innovazione e integrazione si può aumentare il livello di sostenibilità e ridurre gli impatti ambientali, creando allo stesso tempo più valore per la filiera zootecnica.
Infine, si tratta di un modello di partnership in linea con la strategia di investimenti di Inalca destinati a realizzare ulteriori impianti di produzione di biometano e fotovoltaici nei propri allevamenti, incrementando la produzione di energie rinnovabili e l’impegno di contrasto al cambiamento climatico”.
L’impianto Biorg
L’impianto di Spilamberto, realizzato dalla NewCo Biorg, produce biometano partendo dalla raccolta differenziata dell’organico e dai reflui agroalimentari. Il biocarburante così ottenuto, combustibile 100% rinnovabile, è destinato all’autotrazione. Lo scarto in uscita dal biodigestore, inoltre, anziché essere smaltito viene conferito nell’impianto di compostaggio di Nonantola (Mo) dove viene trasformato in compost utilizzabile come biofertilizzante in agricoltura. L’investimento complessivo per la realizzazione del biodigestore di Spilamberto e dell’impianto di Nonantola è pari a circa 28 milioni di euro. L’impianto tratta 70 mila tonnellate di rifiuti all’anno.
Di queste, 40 mila tonnellate provengono da rifiuti organici della raccolta differenziata mentre le restanti 30 mila tonnellate dagli scarti del comparto agroalimentare. Il biodigestore produce ogni anno 3,7 milioni di metri cubi di biometano mentre l’impianto di Nonantola produce 18 mila tonnellate di compost trattando il digestato dell’impianto di Spilamberto, fanghi di depurazione, sfalci e potature provenienti dalla manutenzione di parchi e giardini.
Come funziona l’impianto
Nell’impianto di Spilamberto i rifiuti organici e i reflui del settore agroalimentare sono soggetti a un processo di biodigestione anaerobica per la produzione di biogas attraverso microrganismi che degradano la sostanza organica producendo un gas costituito principalmente da metano e anidride carbonica.
Questo gas viene poi sottoposto a una operazione di “upgrading” (depurazione e purificazione) condotta con tecnologia a membrane per l’eliminazione degli inquinanti e dell’anidride carbonica.
Si ottiene quindi biometano, un gas con una percentuale di metano superiore al 97%, una fonte di energia completamente rinnovabile. Lo scarto in uscita dal processo di digestione anaerobica dell’impianto di Spilamberto, inoltre, viene ulteriormente recuperato grazie al conferimento presso l’impianto di compostaggio di Nonantola.
Tabella - Impianto di digestione anaerobica Biorg a Spilamberto | ||
Materie prime in ingresso | ||
Frazione organica da raccolta differenziata | tonnellate/anno | 40.000 |
Scarti da industrie agroalimentari | tonnellate/anno | 30.000 |
Prodotti in uscita | ||
Biometano | metri cubi/anno | 3.700.000 |
Digestato | tonnellate/anno | 10.000 |
scarti avviati a recupero | tonnellate/anno | 6.000 |
Superfici impegnate | ||
area impegnata | metri quadrati | 15.000 |
area coperta da edifici | metri quadrati | 2.000 |
area digestori serbatoi vasche | metri quadrati | 4.000 |
La destinazione di biometano e compost
Il biometano prodotto a Spilamberto viene immesso in rete e destinato all’autotrazione, viene cioè utilizzato per alimentare il trasporto pubblico e privato. Il compost ottenuto a Nonantola, invece, è impiegato in agricoltura come fertilizzante.
Ogni anno l’impianto eviterà il consumo di 3.000 tonnellate di petrolio, corrispondenti alla mancata emissione di 7.000 tonnellate di CO2.
L’impianto sorge inoltre su un preesistente sito di trattamento rifiuti, completamente rinnovato: la riconversione di un impianto già esistente ha evitato il consumo di suolo vergine.