L’azienda, la ricerca, l’industria: un triangolo che ha, al suo centro, l’efficienza produttiva. Una catena che inizia dai bisogni dell’azienda: cosa le serve per produrre di più e meglio? La ricerca (quella universitaria, intendiamo) dovrebbe partire da queste esigenze e sfruttare il suo sapere per trovare soluzioni.
Allo stesso modo, gli imprenditori agricoli dovrebbero dire con chiarezza di cosa hanno bisogno ai costruttori di macchinari, affinché questi ultimi possano dar loro gli strumenti di lavoro migliori. È, questa, una delle chiavi di lettura del convegno che si è svolto nella giornata inaugurale del Biogas Italy e al quale ha partecipato, in qualità di relatore, anche Vogelsang Italia, nella persona del direttore Paolo Corbari.
L’interessante rapporto tra produzione industriale, ricerca scientifica e utilizzatori finali (nel caso specifico: i produttori di biogas) è stato messo in evidenza da Sandro Liberatori, direttore di Enama e moderatore del convegno “Innovazione tecnologica al servizio del biogas fatto bene”, un titolo che già dice tutto.
“L’innovazione è fondamentale per produrre efficienza. In Olanda, paese che conosco bene per avervi svolto un periodo di lavoro, la ricerca è al servizio dell’impresa agricola e lo stesso legislatore, quando deve modificare le politiche agricole, parte dalle esigenze dell’agricoltore, mediate poi dagli aspetti economici, sociali e di innovazione. Da noi, purtroppo, le leggi piovono sulla testa dei diretti interessati e si deve così perdere tempo per rettifiche e rimodulazioni. Allo stesso modo – ha concluso Liberatori – le imprese agricole dovrebbero dire con chiarezza all’industria ciò di cui hanno bisogno, in modo che l’industria possa produrre gli strumenti più adeguati”.
Il valore dell’esperienza
Questo dialogo tra cliente e industria si concretizza, nella filosofia di Vogelsang, in una collaborazione stretta che porta a migliorare l’efficienza produttiva dell’impianto: “Come è stato detto, c’è chi si occupa della ricerca avanzata e chi cerca di dare una direzione al settore, attraverso specifiche politiche. Noi, come azienda, dobbiamo fornire agli agricoltori gli strumenti concreti con cui realizzare gli obiettivi prefissati”, ha spiegato Corbari. Strumenti che possono portare a diversi risultati: “Possono aumentare la resa, ma anche ridurre i costi oppure risolvere alcuni problemi che complicano l’attività quotidiana.”.
La via per ottenere questo scopo è la condivisione del know-how industriale. “Vogelsang è un’azienda che da venti anni lavora nel settore biogas. Abbiamo nostre installazioni in un migliaio di impianti, in Italia e soprattutto in Europa. Tutta la conoscenza creata da questa esperienza è stata messa a disposizione degli agricoltori attraverso il progetto BiogasMax, un grande contenitore in cui confluisce tutto il sapere della nostra azienda” ha aggiunto Paolo Corbari.
Come funziona il BiogasMax? “Il primo passo è l’acquisizione dei dati, fondamentale per capire dove e come è possibile migliorare il processo. Una volta compreso cosa non funziona in un impianto, proprio grazie alle centinaia di casi analizzati siamo in grado di suggerire le soluzioni più appropriate, sapendo già a che risultati hanno portato in contesti simili a quello in esame. Molto spesso non occorrono grandi interventi: un trituratore o un sistema di miscelazione possono cambiare radicalmente la situazione.
Vogelsang, in particolare, circa vent’anni fa introdusse il principio dell’alimentazione liquida, sostituendo la tradizionale coclea con un sistema che consentisse la miscelazione dei substrati solidi e liquidi prima dell’ingresso nel biodigestore; una tecnologia che è oggi adottata da un numero sempre crescente di impianti. È stato dimostrato che l’alimentazione fluida offre un’efficienza superiore e consente di ridurre la quantità di biomassa utilizzata giornalmente. Combinata con sistemi di triturazione meccanica o elettrocinetica, può modificare sensibilmente le performance di un impianto”.
PreMix e pompa CC: novità da medaglia
Al riguardo, una delle ultime novità di Vogelsang è il PreMix. “Si tratta di una macchina in grado di alimentare il fermentatore con qualsiasi tipo di materia prima: Forsu, scarti alimentari e rinnovabili di origine agricola. In sé – ha spiegato Paolo Corbari – il PreMix racchiude quattro funzioni. La prima è la separazione dei corpi solidi (pietre, ferro o altro materiale indesiderato), che avviene in modo automatico e senza che si debba interrompere l’attività. Abbiamo poi la triturazione delle materie prime, la miscelazione tra la componente solida e quella liquida e infine il pompaggio della sospensione nel digestore, con una capacità che arriva a 15 tonnellate l’ora”.
La seconda novità presentata da Corbari nel corso del suo intervento è la pompa CC: una monovite che rispetta appieno la filosofia Vogelsang. “Il suo aspetto principale – e che le è valso anche importanti riconoscimenti in Germania – è la semplicità della manutenzione, nel rispetto di uno dei concetti di base di Vogelsang. In un impianto di biogas gli attrezzi sono soggetti a usura, visti i materiali che trattano. Con la pompa Cavity Comfort, la sostituzione di rotore e statore non richiede il distacco della pompa dalle tubazioni e questo consente, in sostanza, di effettuare gli interventi in breve tempo e senza necessità di chiamare il servizio di assistenza”.
Quattro esempi
Per spiegare nel concreto cosa sia il BiogasMax, Corbari ha portato alcuni esempi di interventi riusciti, su impianti di diversa taglia.
100 kW. Un digestore di piccola taglia non consente grossi investimenti per aumentare l’efficienza produttiva. Nel caso in esame, relativo a un impianto a Sant’Angelo in Vado (Pu), vi erano difficoltà di miscelazione e galleggiamento dovute all’impiego di letame. “Abbiamo così configurato l’impiego di un trituratore e di una pompa, calcolando le ore di ricircolo necessarie per eliminare gli strati galleggianti e migliorare la resa, che era sotto l’85%. Con una spesa di 15mila euro e un consumo di circa 8 kW per poche ore al giorno, l’impianto ha incrementato la produzione di gas di oltre il 10%.
200 kW. Anche in questo esempio di Remedello (Bs) le potenzialità di spesa erano ridotte. “La bassa resa, attorno ai 100 kW, era dovuta allo scarso potenziale energetico delle matrici usate (liquami e letame). Con un disintegratore elettrocinetico BioCrack, del costo di 35mila euro, si è aumentata la produttività del 20% circa. Pur non arrivando alla piena potenzialità, è comunque un buon passo avanti”.
500 Kw. “Un impianto – tedesco, stavolta – con vasca di premiscelazione non riusciva a immettere nel digestore la matrice necessaria, pur lavorando a pieno regime tutto il giorno. Questo perché triticale e foraggi, usati come substrato, sono poco energetici e piuttosto voluminosi. Sostituendo la prevasca con un sistema composto da caro miscelatore, miscelatore solido-liquido Energy Jet e trituratore, la produzione di biogas è aumentata del 15% circa, arrivando alla piena produttività”.
1 Mw. Il caso esaminato riguarda un impianto per la produzione di biogas aggregato a un’industria agroalimentare e alimentato principalmente con frutta e verdura di scarto, oltre che con una piccola quota di insilati. “Si tratta di materiali grossolani, di difficile miscelazione. Per questo abbiamo installato un trituratore, un impianto di ricircolo e un secondo trituratore dove anche la frazione liquida subiva un processo di sminuzzamento. Con un investimento di 40mila euro, l’azienda ha portato in equilibrio l’alimentazione del digestore”.