Mais da trinciato, silomais e siccità estrema: come salvare il salvabile

Se buona parte dell'apparato fogliare è ancora vitale il consiglio è cercare di mantenere la coltura in campo il più a lungo possibile. Quindi adottare una lunghezza di trinciatura sotto i 10 mm, usare un inoculo di batteri lattici, compattare e sigillare la massa insilata con la massima cura e analizzare il prodotto in entrata e uscita dal silo. L'intervento video del professor Giorgio Borreani

COSA POSSONO FARE I COLTIVATORI DI MAIS DA TRINCIATO DI FRONTE ALL'EMERGENZA IRRIGUA? ECCO LE POSSIBILI STRATEGIE SECONDO GLI ESPERTI DEL FORAGE TEAM DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO E I TECNICI ARAP. INIZIANDO DALLE INDICAZIONI DEL PROFESSOR GIORGIO BORREANI, RACCOLTE IN QUESTO VIDEO:

Il primo semestre del 2022 è stato caratterizzato dalla mancanza quasi totale di precipitazioni in buona parte della Pianura Padana. Questa situazione sta compromettendo in maniera irrevocabile i risultati produttivi delle colture estive, soprattutto nelle zone in cui non è possibile irrigare o nelle quali l'acqua di irrigazione è disponibile in quantità limitate.
In queste condizioni estreme, gli allevatori si trovano a fronteggiare scelte inconsuete, trovandosi di fronte a colture di mais il cui esito produttivo e qualitativo finale è causa di forte preoccupazione.
Nelle zone asciutte o a ridotta disponibilità idrica possiamo riconoscere due situazioni critiche differenti. Da un lato, i mais seminati dopo la fine di aprile che non hanno raggiunto, in molti casi, la fase di emissione del pennacchio e la formazione della spiga; dall'altro i mais seminati in prima epoca che si trovano invece nella fase di riempimento delle cariossidi ma con piante in estrema sofferenza (con oltre metà dell'apparato fogliare completamente compromesso o in procinto di disseccare completamente).
La domanda che tutti si pongono è se sia possibile salvare il salvabile procedendo alla trinciatura della coltura ed al suo insilamento. Naturalmente occorre valutare ogni caso separatamente, tenendo però presente alcune considerazioni generali.
     MONITORARE GIORNALMENTE LA COLTURA
Il punto di partenza è quello di monitorare attentamente i singoli appezzamenti, per definire fino a quando è possibile mantenere in campo la coltura.
Fino a che almeno la metà delle foglie sono ancora verdi (anche se visibilmente in stress nelle ore centrali della giornata), la coltura continuerà ad accumulare sostanza secca, soprattutto in quei mais che hanno già raggiunto lo stadio di riempimento delle cariossidi. Infatti, la presenza di 6-8 foglie ancora verdi significa ancora una buona efficienza dell'apparato fotosintetico e quindi la possibilità di accumulo di sostanza secca.
Riuscire a posticipare la raccolta di qualche giorno/settimana significa quindi accumulare amido e aumentare il tenore di sostanza secca del prodotto che si andrà a raccogliere. Anche per le colture che non hanno raggiunto lo stadio riproduttivo vale la regola di un monitoraggio puntuale per cercare di posticipare il più possibile il momento della raccolta e favorire un maggior accumulo di sostanza secca. Inoltre, non dobbiamo farci ingannare dal fatto che buona parte delle foglie basali si siano essiccate.
Infatti, anche se buona parte delle foglie è compromessa, il tenore in sostanza secca della pianta intera è determinato dall'umidità contenuta nello stocco e nella spiga che normalmente rappresentano oltre l'80% dell'intera fitomassa.
     UNICA SOLUZIONE L'INSILAMENTO
È indispensabile valutare la situazione e le possibili opzioni con il team di consulenti aziendali. In ogni caso l'unica destinazione della coltura è la trinciatura e il successivo insilamento da utilizzare in un biodigestore o per l'alimentazione degli animali.
Se si decide per la produzione di insilato per alimentare la propria mandria, allora prima di prendere qualsiasi decisione sulla raccolta occorre discutere il piano di alimentazione con un nutrizionista in modo da conoscere in quale modo verrà utilizzato in razione il foraggio prodotto e a quali categorie di animali sarà destinato.
Naturalmente la raccolta di campioni al momento della trinciatura darà indicazioni precise su quella che potrà essere la destinazione finale del prodotto.
     ATTENZIONE ALLA LUNGHEZZA DI TRINCIATURA
In situazioni di siccità accentuata gli appezzamenti sono normalmente caratterizzati da zone in cui la coltura è più sofferenti e altre meno. Questo significa che ci troveremo di fronte a tenori di sostanza secca anche molto diversi a seconda delle zone del campo, con eventuali difficoltà di compattazione in trincea nel caso di arrivo di rimorchi con prodotto particolarmente secco.
Per ovviare a questo problema si consiglia di adottare la minima lunghezza di trinciatura possibile (5-8 mm), compatibilmente con le esigenze degli animali che verranno alimentati.
Nel caso in cui il prodotto da stoccare non sia sufficiente per riempire una trincea, un'ulteriore opportunità è quella di stoccare il trinciato in balle fasciate ad alta densità.
     UTILIZZARE UN INOCULO DI BATTERI LATTICI
In condizioni di siccità e alte temperature è possibile che i batteri lattici naturalmente presenti sulla pianta prima della trinciatura (flora lattica epifitica) non sia in numero sufficiente per garantire all'insilato un decorso fermentativo ideale.
Per questo motivo si consiglia di utilizzare un inoculo specifico a base di soli batteri omolattici (Lactobacillus plantarum) o una combinazione di batteri omolattici ed eterolattici per avere un effetto immediato sull'abbassamento del pH e un effetto successivo di diminuzione del rischio di deterioramento aerobico.
     ATTENZIONE AI NITRATI
Piante in estrema sofferenza idrica, a cui a suo tempo era stata somministrata una dose di azoto congrua ad uno sviluppo normale della coltura, possono presentare contenuti in nitrati anche molto elevati.
Il processo di insilamento può aiutare a ridurre i livelli di nitrati, ma il contenuto finale deve comunque essere monitorato attentamente prima dell'utilizzo del prodotto, per evitare rischi di intossicazione degli animali da nitrati.
     QUAL È IL VALORE NUTRIZIONALE DI QUESTO PRODOTTO
Non essendo consueta la crescita e la raccolta della coltura del mais in situazioni così critiche, non è possibile definire a priori quale possa essere il valore nutrizionale di questi prodotti o dare indicazioni attendibili. Normalmente nelle condizioni usuali per il mais destinato alla trinciatura integrale della pianta o alla produzione del pastone di spiga, il monitoraggio della linea lattea della spiga può dare indicazioni piuttosto precise su quella che sarà la qualità del prodotto che entra in trincea.
In condizioni di stress idrico la linea lattea purtroppo non è sempre valutabile e meno correlabile con il valore nutrizionale del trinciato. Quindi, in una situazione come quella attuale ogni caso aziendale o addirittura ogni appezzamento può presentare colture con differenze anche molto accentuate, che impongono un'analisi attenta del prodotto prima dell'utilizzo in razione.
Come regola generale, è opportuno prelevare almeno due campioni da diverse zone dell'insilato. Un singolo campione, infatti è solo un numero, due campioni possono indicare una tendenza, mentre tre o più daranno una risposta più consistente e consentiranno di gestire al meglio il prodotto nelle diete degli animali.
     MASSIMA CURA NELLA PREDISPOSIZIONE DEL SILO
Ricordiamo infine che anche le condizioni in cui andiamo ad insilare sono particolarmente critiche. Soprattutto le altissime temperature ambientali rischiano di accelerare le attività dei lieviti nelle fasi di allestimento del silo. Questo potrebbe provocare innalzamenti indesiderati della temperatura, favoriti dalla presenza di una elevata quantità di zuccheri e da tenori di sostanza secca molto variabili (dal 25 al 40%) nella stessa massa portata in trincea.
Si consiglia quindi la massima cura nella chiusura del silo e nell'appesantimento delle coperture plastiche. Infine, è indispensabile non avere fretta per l'apertura del silo: maggiore sarà il tempo di conservazione e migliori saranno le probabilità di non avere fenomeni di deterioramento aerobico durante il consumo. Sicuramente le rotoballe trinciate prodotte con i compattatori tipo Orkel, Göweil, ecc. sono la soluzione più flessibile e sicura per mantenere la qualità di un trinciato prodotto in queste condizioni riducendo i rischi di ulteriori perdite durante la fase di consumo.
Per concludere, le indicazioni per cercare di ovviare a questa situazione di estrema criticità sono quelle di mantenere la coltura vitale in campo il più a lungo possibile, adottare la minor lunghezza di trinciatura possibile, utilizzare un inoculo di batteri lattici ed analizzare l'insilato ottenuto per le caratteristiche nutrizionali e per il contenuto di nitrati ed eventualmente di micotossine.
     L’AZIONE DI ARA PIEMONTE E UNIVERSITÀ DI TORINO
Per questa particolare situazione il Laboratorio e il Team di consulenza di Ara Piemonte stanno monitorando, attraverso l'analisi dei trinciati in entrata del silo, la qualità delle colture raccolte in questo periodo e fornendo alcune indicazioni per il miglior utilizzo degli insilati in razione.
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Ernesto Tabacco e Giorgio Borreani sono del Forage Team, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università di Torino.
Daniele Giaccone è dell’Arap, Associazione regionale allevatori del Piemonte.
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Mais da trinciato, silomais e siccità estrema: come salvare il salvabile - Ultima modifica: 2022-07-15T18:30:14+02:00 da Giorgio Setti

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