E' arrivata la disdetta del contratto sul prezzo del latte stipulato tra gli allevatori e Italatte, il maggior primo acquirente del latte italiano e proprietario dei marchi Galbani, Cadermatori, Invernizzi e Parmalat. L'iniziativa è partita dalla multinazionale francese con una lettera inviata agli allevatori negli ultimi giorni di settembre, in tempo utile (entro il 30 settembr e), per impedire il tacito rinnovo del contratto, in scadenza il 31 dicembre 2019, anche per l'anno successivo.
Le trattative sul prezzo del latte alla stalla tra allevatori e centrale di acquisto della Lactalis non erano andate a buon fine in questi ultimi mesi dopo che il 2 maggio scorso la multinazionale francese aveva rimesso in discussione l’accordo a partire dai pagamenti di aprile.
Allevatori e industriali sono ora liberi di sedersi a un tavolo e rinegoziare da zero quanto potrebbe valere nel 2020 il valore di quel 10% di latte munto in Italia, che corrisponde appunto al quantitativo che viene acquistato da Italatte.
Contratto sul prezzo non rispettato da aprile 2019
In realtà il contratto tra le parti si era già interrotto nei fatti a partire da aprile 2019, quando l’industria si era rifiutata di pagare il prezzo pattuito, 41,5 centesimi al litro, risultato dell’indice derivato da un paniere di diversi prodotti lattiero caseari messo a punto in occasione della stipula del contratto nell’ottobre 2018.
L’industria aveva infatti comunicato ai produttori di latte suoi conferenti di essere disposta a riconoscere non più di 40 centesimi al litro. Da lì il tentativo fallito di trovare un’intesa attraverso una serie di incontri.
La richiesta degli allevatori di un prezzo da rispettare si era scontrata con la presa di posizione di Italatte di fatturare un acconto più basso e chiedere la riduzione di un prezzo considerato troppo elevato rispetto al mercato in relazione alla remunerazione per i formaggi freschi, che rappresentano la principale destinazione del latte lavorato dalla multinazionale.
Le parti si erano incontrate anche al tavolo regionale del latte convocato il 14 maggio scorso dall'assessore lombardo all'Agricoltura, Fabio Rolfi, e a Casalpusterlengo presso la sede logistica della Galbani.
Il prezzo «imprevedibile» del Grana Padano
Entrando nel dettaglio della lettera inviata ai produttori di latte pochi giorni prima della fine di settembre 2019 Italatte cita «l’imprevedibile prezzo del Grana Padano» riferendosi al significativo aumento di prezzo della Dop, che è uno dei prodotti lattiero caseari presenti nel paniere adottato come indice per la formazione del valore della materia prima. «La quotazione del Grana Padano (formaggio che non è peraltro nella nostra gamma di produzione) scrive la multinazionale – causa un aumento insostenibile del differenziale di prezzo rispetto ai nostri competitor mettendo a rischio la nostra capacità di continuare ad acquistare gli stessi volumi di latte».
Pertanto Italatte si vede costretta a dare la «disdetta del contratto» alla scadenza prevista del 31 dicembre senza possibilità di tacito rinnovo per l’anno successivo.