I nostri animali sono presi di mira dai predatori selvatici. Tra questi il lupo, al momento, rappresenta la peggior minaccia per gli allevamenti veneti.
Posso assicurare che vedere un animale agonizzante dopo la predazione di un lupo fa letteralmente piangere il cuore. Non è facile descrivere come un allevatore vive il momento in cui scopre ciò che è accaduto, inerme e incapace di assumere provvedimenti davvero efficaci a tutela della propria mandria.
Con la monticazione in partenza, le nostre preoccupazioni crescono, tanto più che le Istituzioni non hanno ancora dato una risposta a questo problema, sia sotto il profilo economico, che dal punto di vista etico e morale.
Quello che più ferisce gli allevatori è che alla strenua difesa del lupo da parte degli ambientalisti fa da contraltare l’indifferenza totale rispetto alla mattanza di bovini, capre, pecore, asini e non solo. E a questo si aggiunge il pericolo per gli animali domestici, in più occasioni “strapazzati” fino a lenta morte direttamente nelle case dei loro proprietari, proprio nei cortili dove usualmente giocano i bambini.
La situazione, quindi, ha assunto dei contorni grotteschi, se non fosse che, per gli allevatori, la morte di un animale si traduce in una perdita di profitto, ma anche in una sofferenza interiore che difficilmente può essere ripagata.
E che non va ripagata, perché non deve verificarsi. Ogni singolo capo ha una storia. Le nostre vacche hanno un nome, non sono un semplice numero, le conosciamo profondamente, ci prendiamo cura di loro, vogliamo che stiano bene e vivano in condizioni di benessere ottimale. Il benessere animale non è una favola.
Di certo, però, chi tutela a spron battuto il lupo, rispolverando da qualche libro in soffitta la storia che descrive questa bestia come buona e capace di convivere pacificamente con l’uomo, non ha per niente le idee chiare.
La proliferazione indisturbata di questo predatore ci preoccupa. E l’aumento crescente di predazioni, che ha spinto il lupo ad aggredire anche sotto casa, fa comprendere le dimensioni e l’urgenza di fermare questo fenomeno.
A rischio in montagna
la presenza dell’uomo
Parlare di esigenza di tutela del lupo quale animale in via di estinzione significa non solo essere completamente miopi rispetto a quello che sta accadendo nei territori collinari e montani, ma anche non ammettere che i numeri stimati dall’Ispra in termini di popolazioni di lupi in Italia confermano che questo animale oggi non è in Italia non è in pericolo.
Chi si preoccupa tanto della scomparsa di questa specie non considera che, tutelando la presenza del lupo, mette a rischio la presenza dell’uomo nei territori montani, specie quelli più isolati, dove i pochi allevatori presenti sono dei veri e propri paladini che in piena solitudine con coraggio curano animali, natura e montagna: senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
Stiamo parlando di persone che meriterebbero un monumento, come si usa dire, perché provvedono in ogni modo a mantenere curato il territorio, a tutto vantaggio della collettività, spesso sostituendosi alle stesse istituzioni preposte che, per mancanza di fondi o per altre ragioni, non fanno altrettanto.
Non bisogna dimenticare, poi, quanti hanno investito e creduto in un progetto che ha al centro la salvaguardia delle biodiversità. Molti giovani hanno realizzato un’impresa orientata proprio a questo, ma il loro sogno rischia di essere infranto da chi propone un’informazione imprecisa e fuorviante, che, priva di buon senso, allontana i non addetti ai lavori dalla situazione reale.
Non possiamo più attendere l’impegno delle istituzioni nel definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue, come Francia e Svizzera, per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati.