Come avevamo preannunciato su IZ 21.2023, dopo un difficile lavoro di confronto e selezione sulle numerose candidature la redazione dell’Informatore Zootecnico ha infine definito il vincitore del titolo di Allevatore dell’Anno 2023. O meglio, i tre vincitori, perché anche questa volta il premio si articolerà in tre categorie: categoria allevamento di bovine da latte, categoria allevamento di bovini da carne, categoria allevamento di suini.
Si tratta, rispettivamente, del mantovano Roberto Chizzoni, della padovana Francesca Sabbadin, del suinicoltore bresciano Alberto Cavagnini. Le loro esperienze sono accomunate dal fatto di essere esperienze originali e vincenti, tali quindi da costituire un esempio, o almeno un suggerimento, per i colleghi allevatori.
La premiazione dei tre imprenditori è ormai un appuntamento molto atteso nel settore: la cerimonia avrà luogo nell’ambito di Fieragricola Verona.
Per la precisione si terrà sabato 3 febbraio dalle ore 12.00 alle ore 13.00 nell’Area Forum del padiglione 8. Con i classici interventi di opinion leader zootecnici nazionali per le strette di mano e per l’interpretazione dei contenuti.
Tutti gli operatori del settore sono invitati all’incontro. Per iscriversi il link è questo: https://bit.ly/Premio_Allevatore_2024
Roberto Chizzoni
È Roberto Chizzoni, con azienda a Bozzolo (Mn), l’Allevatore dell’Anno 2023 per la categoria allevamento bovine da latte. Si occupa di un numero di animali particolarmente elevato, circa 1.900, di cui 950 in mungitura; il suo prodotto ha come destinazione principale il latte alimentare.
Negli ultimi anni ha fatto importantissimi investimenti in tecnologia, ai quali fra l’altro tempo fa lo stesso IZ dedicò un articolo (il link è https://informatorezootecnico.edagricole.it/video/perche-ho-adottato-una-grande-sala-a-giostra/). Il principale dei quali è la grande sala di mungitura rotativa Boumatic da 60 poste, diventata operativa nel maggio del 2021 e che gli ha permesso di far crescere la consistenza della mandria: il numero delle bovine in lattazione, che era di 656 in settembre 2021, è salito a 950 in gennaio 2024.
Questa espansione produttiva non sarebbe stata possibile con un impianto di mungitura, per esempio, a spina di pesce. Mentre con la giostra è aperta la possibilità di crescere. Ma crescere a quale scopo? Tempo fa Chizzoni ci confidava: “Questa volontà di ampliare la produzione nasce dal fatto che vedo i miei due figli Davide e Chiara, 29 e 27 anni, appassionati dell’attività di allevamento; e quindi nasce dal fatto che diventa strategico cercare di assicurare un futuro all’azienda, un futuro basato sull’espansione produttiva”.
Chizzoni poi siede nel cda di una grande cooperativa lattiero casearia, la bolognese Granlatte; ed è vice presidente della più importante associazione regionale allevatori, l’Aral della Lombardia. E quando un allevatore riesce a guardare oltre i cancelli della propria azienda per dedicare tempo e impegno anche a problemi di carattere collettivo, come si vede in questo caso, siamo di fronte a un allevatore le cui scelte costituiscono un esempio anche per gli altri.
Quindi: investimenti in tecnologia, crescita dell’allevamento nell’ottica di un ricambio generazionale, impegno anche nella cooperazione e nell’associazionismo: orientamenti chiave per definire una situazione imprenditoriale come una situazione d’eccellenza e d’esempio. E motivazioni nettamente alla base dell’attribuzione del riconoscimento di Allevatore dell’Anno secondo la redazione dell’Informatore Zootecnico.
Francesca Sabbadin
L’Allevatore dell’Anno 2023 per la categoria allevamento bovini da carne? Prima di tutto si può anticipare che si tratta di una allevatrice, e sappiamo cosa può voler dire questo in un mondo molto sbilanciato al maschile come è ancora la zootecnia italiana.
Si tratta di Francesca Sabbadin, 33 anni, padovana, laureata in Direzione aziendale all’Università di Verona. Che dal 2015 lavora come socia e membro del cda presso la stalla sociale La Battistei di Cittadella (Pd), dove si allevano bovini da carne, principalmente femmine limousine e blonde d’aquitaine, in 900 posti. E che dal 2021 è membro del cda anche di Azove, grande organizzazione di produttori di bovini da carne, e cooperativa, situata anch’essa a Cittadella; Azove segue tutta la filiera, dall’acquisto dei ristalli alla distribuzione del prodotto finito.
Ma la questione del “genere” non è l’unico tratto distintivo che ha portato all’attribuzione del riconoscimento a questa imprenditrice. Per dire, il fatto di impegnarsi nel consiglio di amministrazione di ben due grandi cooperative del settore è una situazione di notevolissimo rilievo. E come nel caso di Chizzoni, viene premiata la disponibilità a occuparsi anche di questioni di carattere collettivo.
Non è tutto perché sono importanti le innovazioni tecnologiche con le quali la stalla La Battistei ha razionalizzato le operazioni di allevamento; e di grande importanza quelle in programma. Di seguito qualche flash in merito.
- Energie alternative: nel 2013 è entrato in funzione un impianto di cogenerazione a biogas di 200 kwh per la produzione di energia elettrica; ma lo si sta sostituendo con un impianto fotovoltaico per l’autoconsumo.
- Benessere animale: nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati investimenti come il posizionamento della gomma nella stabulazione a grigliato, che ha ridotto il rischio di zoppie, o l’installazione di impianti di ventilazione per il controllo di temperatura e umidità.
- Macchinari 4.0: acquistate macchine meno inquinanti e che aiutino l’operatore nella gestione del lavoro.
- Automazione: un paio d’anni fa è stato acquistato un robot spingiforaggio, che ha permesso di diminuire la competizione in mangiatoia e di migliorare l’ingestione della razione; un prossimo passo sarà l’introduzione di un sistema di alimentazione automatico.
E se IZ definisce importante, e quindi degna dell’attribuzione del riconoscimento di Allevatore dell’Anno, la decisione di effettuare queste innovazioni è anche perchè nel comparto bovini da carne la tecnologia non è certo sempre la priorità.
Commenta Francesca Sabbadin: “Le innovazioni apportate non consistono in un semplice aggiornamento dei sistemi produttivi. Ma permettono di rispondere alle sfide a cui il settore zootecnico deve rispondere in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di rinnovamento generazionale, ribadendo il ruolo centrale della persona con le sue capacità ed esperienze”.
Alberto Cavagnini
Infine il riconoscimento di Allevatore dell’anno 2023 per la categoria suinicoltura. In questo terzo caso il lavoro di confronto e selezione fra le candidature è stato condotto anche dalla redazione della Rivista di Suinicoltura, oltre che da quella di IZ.
Bene, per questa categoria il vincitore è il suinicoltore Alberto Cavagnini, conduttore dell’azienda di famiglia, suinicoltori da tre generazioni, con allevamento a Milzano, in provincia di Brescia. Si tratta di una scrofaia da 750 capi servita da tecnologie d’avanguardia.
La scrofaia è completamente isolata dall’esterno ed è aerata da un sistema di ventilazione forzata in pressione positiva, con doppio filtro in ingresso. L’aria che gli animali respirano all’interno del lungo capannone risulta quindi biologicamente pura, e infatti i suini presenti hanno un livello di sanità eccezionale, che per esempio li rende negativi alla Prss.
Per entrare nei dettagli delle scelte tecniche e tecnologiche dell’allevamento di Milzano si potrà consultare il reportage aziendale che pubblicammo in gennaio 2023 e che è accessibile a questo link: https://suinicoltura.edagricole.it/allevamento/la-scrofaia-del-futuro/ . O ancor meglio si potranno leggere le quattro pagine che il numero di gennaio 2024 della Rivista di Suinicoltura, in diffusione ora, dedica alle scelte allevatoriali di questo imprenditore.
In conclusione siamo di fronte a un sistema di controllo del microclima interno molto originale e avanzato, solo raramente applicato nella suinicoltura italiana. Un sistema che si preoccupa non solo del benessere animale ma anche della sanità dei suini. Il premio quindi è giustificato dal coraggio, mostrato nei fatti da Alberto Cavagnini, di fare innovazione all’interno di un comparto della zootecnia che non si può definire eccessivamente dinamico.
L’albo d’oro
Concludiamo riproponendo il palmarès del premio l’Allevatore dell’Anno, riconoscimento istituito dalla rivista Informatore Zootecnico ormai da una dozzina d’anni:
- L’Allevatore dell’anno 2011: il bresciano Gabriele Seminario.
- L’Allevatore dell’anno 2012: la cremonese Lara Balestreri.
- L’Allevatore dell’anno 2013: il modenese Apostolo Valtulini.
- L’Allevatore dell’anno 2014: il rodigino Luca Marangoni.
- L’Allevatore dell’anno 2015: il cremonese Paolo Faverzani.
- L’Allevatore dell’anno 2016: il modenese Matteo Panini.
- L’Allevatore dell’anno 2017: Sara ed Elena Ferrari, piacentine.
- L’Allevatore dell’anno 2018: il mantovano Paolo Benedusi.
- L’Allevatore dell’anno 2019: i tre allevatori Francesco Arnoldi, Laura Cenni, Pietro Pizzagalli.
- L’Allevatore dell’anno 2020: i piacentini Elena, Paola e Fausto Gandolfi.
- L’Allevatore dell’anno 2021: i tre allevatori Leonardo Barozzi, Federico Merlo, Sergio Visini.
- L’Allevatore dell’anno 2022: la famiglia Freretti, del mantovano.
- L’Allevatore dell’anno 2023: i tre allevatori Roberto Chizzoni, Francesca Sabbadin, Alberto Cavagnini.
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