L’assessore Pan sosterrà solo i caseifici che lavorano latte italiano

L'obiettivo è quello di sostenere i caseifici che impiegano latte nazionale, in difficoltà per l'emergenza coronavirus, piuttosto che gli importatori

In una lettera indirizzata al ministero della Salute e ai Nas delle province di Padova e Treviso ha chiesto di essere informato sui flussi di latte e derivati in entrata in Italia e diretti ai caseifici veneti.

L’assessore all’agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan, vuole sapere quanto latte e prodotti lattiero caseari entrano in Italia e sono diretti in regione. In una lettera indirizzata al ministero della Salute e ai Nas (Nuclei dei Carabinieri Antisofisticazioni e Sanità) delle province di Padova e Treviso ha chiesto di essere informato sulle merci di questo tipo in entrata in Italia per tutto il periodo di durata della crisi sanitaria creata dal Covid 19, a partire dall’inizio dell’anno.

Pan ha infatti ha spiegato che gli è stato segnalato che alcuni caseifici avrebbero sospeso la raccolta di latte dalle stalle venete comunicando anche un abbassamento del prezzo. L'obiettivo è quello di tutelare più di 3mila aziende zootecniche che lavorano 12 milioni di quintali l’anno. Una posizione che la Coldiretti sostiene da tempo.

«Nessun aiuto ai caseifici che importano»

Il motivo è presto spiegato: l'assessore vorrebbe indirizzare correttamente eventuali aiuti a chi effettivamente raccoglie il latte dei produttori locali e non a soggetti che importano dall’estero. In questo momento di crisi la filiera veneta del latte, dalle stalle al piccolo caseificio fino alle grandi cooperative e imprese, va tutelata da speculazioni, ribassi indebiti dei prezzi, distorsioni delle catene di approvvigionamento e distributive.

L'assesssore veneto all'Agricoltura, Giuseppe Pan

«Credo sia interesse anche del Governo, oltre che della Regione - ha precisato Pan -, monitorare con attenzione i flussi in entrata e in uscita, prima di definire le misure straordinarie di intervento e di sovvenzione ai vari anelli della catena produttiva, nella comune convinzione di dover riservare un’attenzione privilegiata ai produttori che sono il primo anello della filiera. Se le stalle chiudono, non riaprono più: sono gli allevatori, dunque, l’anello più debole da tutelare in questa fase di significativa, ma anche disomogenea, di contrazione della domanda di latte fresco e latticini».

Pan è intervenuto in riferimento al settore lattiero-caseario e alle segnalazioni pervenute da parte di produttori che si sono visti disdettare i contratti di acquisto del latte crudo o imporre prezzi al ribasso.«In questo momento emergenziale e di grande tensione dei mercati agroalimentari dobbiamo essere ancor più vigili per mettere in sicurezza le nostre aziende ed evitare gli immancabili e deprecabili fenomeni speculativi».

Anche in Lombardia Rolfi chiede di privilegiare il latte locale

Anche in Lombardia l'assessore all'Agricoltura, Fabio Rolfi, ha fatto il punto sulle importazioni: «Nei primi 17 giorni di marzo in Lombardia sono arrivate 29mila tonnellate di latticini stranieri. Una cifra troppo alta, in questa fase di emergenza legata al coronavirus le importazioni vanno ridotte. Chiediamo all'industria e soprattutto alla grande distribuzione italiana di dare un segno di solidarietà di filiera privilegiando il latte locale».

I dati della Lombardia, nel periodo che va dall'1 al 17 marzo 2020, certificano, infatti, un'importazione totale di 29mila tonnellate di prodotti del comparto lattiero caseario. Tra questi, 3,6mila tonnellate di latte liquido crudo, 5,7mila tonnellate di latte liquido pastorizzato, 5mila tonnellate di latte uht o pastorizzato, 1,2mila tonnellate di latte in polvere, 8,6mila tonnellate di yogurt, 2,7mila tonnellate di formaggi freschi e mille tonnellate di cagliata bovina.

L’assessore Pan sosterrà solo i caseifici che lavorano latte italiano - Ultima modifica: 2020-03-26T17:06:49+01:00 da Francesca Baccino

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