Da “strettamente protetto” a “protetto”: cambia lo status di protezione del lupo votato il 3 dicembre scorso anche dal Comitato permanente della Convenzione di Berna che ha approvato la richiesta dell'Unione europea di abbassare il livello di protezione per i lupi (vedi qui).
La delibera entrerà in vigore dopo il 7 marzo 2025 e l'Ue potrà adattare i corrispondenti allegati della Direttiva Habitat. La Commissione proporrà una modifica legislativa mirata a tal fine, che dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Ogni Paese avrà, quindi, la facoltà di gestire con maggiore flessibilità le popolazioni locali di lupo, che rimane specie protetta e pertanto conservata, ma, appunto, nell’ambito di un equilibrio generale più ampio per tutte le attività.
Coldiretti ha riportato una stima dell’Ispra che indica un aumento della popolazione dei lupi in Italia fino ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Uuna posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea
Una posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea
«L’approvazione del declassamento dello stato di protezione del lupo da parte del Comitato permanente della Convenzione di Berna è una grande notizia, frutto di una posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea, che l’Italia, tra le prime Nazioni – ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida – ha sollecitato».
«Una decisione che – ha aggiunto Lollobrigida – sulla base di dati scientifici, permetterà di portare avanti un’attività di razionalizzazione per garantire la specie e le attività produttive che, in molte zone d'Italia, sono state messe in difficoltà».
«L'allevamento estensivo, il turismo e la stessa sicurezza di animali e persone – sottolinea – sono ormai da troppo tempo messe in pericolo da una presenza eccessiva di grandi carnivori. Finalmente si torna a ragionare con pragmatismo, superando posizioni ideologiche farneticanti, dannose per l’ambiente e per le attività umane».
Proposto un tavolo di confronto sul lupo tra Regioni
«Sul tema della gestione del lupo – dice l'assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi – la Lombardia intende agire subito, proponendo un tavolo di confronto tra le Regioni interessate per definire una strategia comune. In queste ore scriverò ai miei colleghi assessori per avviare questo percorso condiviso. È fondamentale superare approcci ideologici e affrontare con pragmatismo un problema che da troppo tempo penalizza gli allevatori dei nostri territori».
«Questo nuovo quadro normativo – conclude Beduschi – consente finalmente di attuare misure razionali, indispensabili per assicurare una coesistenza equilibrata tra attività umane e fauna selvatica, garantendo al contempo la sostenibilità ambientale e il futuro delle nostre comunità rurali».
Maggiore flessibilità nella gestione della specie
Soddisfatta Coldiretti Lombardia visto che la decisione «va incontro alle crescenti richieste da parte degli enti locali di maggiore flessibilità per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi».
L’organizzazione agricola regionale ha sottolineato come in regione la crescita della presenza del lupo sia registrata in particolare in diversi territori tra zone alpine e appennino, anche se non mancano segnalazioni in aree di pianura.
In Lombardia – spiega Coldiretti sulla base del rapporto regionale sui grandi carnivori 2023 – le unità riproduttive di lupi confermate sono salite a 25, tra le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio, Pavia, Mantova, Lodi e Cremona.
Garantita la sopravvivenza del lupo
L’ok al passaggio dello status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto” arrivato oggi dal Comitato permanente della Convenzione di Berna – ha detto il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – è chiaramente importante. Riconosce la proposta dell’Unione europea e apre la strada a una direttiva Habitat più equilibrata, rispondendo all’evidenza dei fatti: in Europa, negli ultimi dieci anni, il numero dei lupi è cresciuto dell’81% e l’Italia registra in media quasi 9 mila capi predati ogni anno».
«Auspichiamo, quindi, che non ci siano ripensamenti da parte di almeno 17 Paesi che hanno ratificato la Convenzione – conclude Fini – per consentirne l’entrata in vigore entro tre mesi, presumibilmente il 7 marzo 2025. Infine, è bene precisare che con il lupo specie “protetta” verrebbe chiesto agli Stati membri di continuare ad assicurarne la sopravvivenza, ma intervenendo per prevenire danni importanti a coltivazioni e allevamenti».
Passo importante per frenare l’espansione incontrollata del lupo
Per Confagricoltura «si tratta di un passo importante per frenare l’espansione incontrollata dei predatori, in particolare in montagna. Gli attacchi dei lupi sono fortemente aumentati, anche a bassa quota, parallelamente alla crescita della popolazione del grande carnivoro, soprattutto in Italia».
Confagricoltura aveva fatto notare come «l’eccessiva presenza dei lupi abbia causato gravi attacchi sempre più frequenti alle greggi e agli allevamenti, procurando ingenti danni economici alle aziende agricole, ma anche pericolo per le comunità».
«Si tratta di una decisione storica, con la quale si riconosce – ha detto il presidente della Copagri Tommaso Battista – il miglioramento dello stato di conservazione del predatore negli ultimi anni – rimarca il presidente, ad avviso del quale - la strada intrapresa è assolutamente corretta, anche se ora bisogna lavorare affinché il declassamento venga ratificato da almeno 17 Stati Membri entro tre mesi, così da rendere operativo il nuovo status del lupo da marzo 2025».