Auricchio: «Continuiamo a rafforzare i formaggi a marchio»

formaggi dop
Antonio Auricchio e Francesco Lollobrigida
È la richiesta del presidente Afidop al governo. In particolare sarebbe necessario definire meglio, anche da un punto di vista normativo, la presentazione dei formaggi Dop presso la grande distribuzione

«Al governo chiediamo di continuare a tenere dritta la barra sulla valorizzazione dei prodotti Dop e Igp, rafforzando controlli e strumenti, anche attraverso la cabina di regia istituita dal Masaf, per sostenere e difendere la filiera agroalimentare di qualità italiana». È la richiesta del presidente Afidop Antonio Auricchio, in occasione dell’evento “Promuovere e tutelare un comparto strategico del made in Italy”, organizzato presso il ministero dell’Agricoltura.

Il comparto dei formaggi con 4,68 miliardi di euro di valore alla produzione e 56 denominazioni rappresenta il 59% del valore del cibo Dop, Igp e Sgt del Paese e detiene il primato mondiale per numero di produzioni casearie certificate.

Ha importanti margini di crescita ma, come affermato da Auricchio, «pur essendo tra le prime voci dell’agroalimentare italiano, con cinque posizioni nella top 10 dei prodotti Dop per fatturato, non viene valorizzato come meriterebbe. Questo anche alla luce della percezione dei consumatori italiani: il 58% ritiene importante la presenza del marchio sui propri acquisti alimentari e il 40% è disposto a spendere dal 5 al 10% in più per avere un prodotto certificato».

Lollobrigida: un tavolo con Afidop per acquisti più oculati

Auricchio ha quindi ricordato il forte impegno dimostrato dai Consorzi nel tutelare le produzioni. «Un esempio eloquente – ha sottolineato – è la recente collaborazione tra il Consorzio del Gorgonzola, il Consorzio del Grana Padano e il Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha portato alla denuncia alle autorità preposte di una pratica ingannevole relativa alla presentazione di prodotti Dop, mischiati con prodotti non certificati, in uno store della distribuzione organizzata. Questo è il motivo per cui sarebbe necessario definire meglio, anche da un punto di vista normativo, la possibile presentazione dei formaggi Dop presso la grande distribuzione».

«Dobbiamo spiegare che cosa c’è dietro i formaggi Dop in termini di produzione e trasformazione. Dobbiamo difendere i nostri prodotti dall’aggressione di chi invece, sui mercati internazionali, utilizza il metodo della contraffazione di denominazioni che richiamano i nostri prodotti di eccellenza senza che vengano realizzati con i nostri metodi e con la nostra capacità».

Lo ha affermato il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, annunciando: «Apriremo un tavolo insieme ad Afidop per cercare di capire, senza particolari aggravi per la distribuzione, come riuscire a dare la possibilità alle persone di capire verso quali prodotti indirizzarsi e avere la libertà di scegliere in maniera più oculata cosa acquistare».

Valorizzare i formaggi Dop nei ristoranti

In base a uno studio Griffeshield realizzato per Afidop, su un campione rappresentativo di 21.800 ristoranti, i formaggi Dop sono di casa in un ristorante italiano su quattro (25,3%), ma solo uno su dieci (10,2%) li valorizza riportandone la corretta denominazione nel menù: «Un’occasione non sfruttata appieno», ha incalzato Auricchio.

Per questo motivo l’Associazione dei formaggi Italiani Dop e la Federazione italiana pubblici esercizi hanno annunciato un lavoro di squadra per definire linee guida di corretta evidenziazione delle produzioni certificate nei menù di tutto il Paese. Si tratta, hanno spiegato, di uno strumento a sostegno degli operatori che lavorano nella ristorazione.

«La corretta valorizzazione delle denominazioni Dop e Igp costituisce, infatti, non solo un obbligo di legge, ma prima di tutto – hanno puntualizzato – un mezzo di promozione dei territori, delle loro produzioni e delle scelte di qualità degli operatori che le adottano nei loro piatti e menù».

«La ristorazione – ha spiegato Auricchio – è uno dei terminali più importanti della nostra filiera agroalimentare sulla quale occorre lavorare per fare breccia ed educare il consumatore. Impostare un dialogo costruttivo sull’impiego delle denominazioni andrà a beneficio dei consumatori, dei ristoratori e dell’intero sistema Paese». In merito, Fipe stima che per il 2023 la spesa degli italiani nella ristorazione fuori casa sarà di 87 miliardi di euro.

Roberto Calugi

«Come Fipe – ha dichiarato il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi – siamo orgogliosi di collaborare con Afidop per valorizzare i formaggi Dop, una delle eccellenze alimentari italiane riconosciuta sia dentro che fuori i confini nazionali. I pubblici esercizi svolgono da sempre il ruolo di porta d’accesso alla cultura, alle tradizioni e ai valori del nostro Paese e rappresentano un veicolo estremamente importante per la valorizzazione dei prodotti made in Italy».

Sciogliere i nodi in Europa

Il presidente Afidop ha, infine, auspicato l’approvazione della presidenza spagnola del futuro testo di riferimento sulle Indicazioni geografiche, «nonostante gli importanti nodi che le istituzioni europee si sono trovate a dover gestire, tra i quali il ruolo dei consorzi ed il loro riconoscimento, l’uso delle Ig nei prodotti trasformati o il tema Euipo».

Tra le emergenze da affrontare a Bruxelles, il presidente Afidop ricorda anche il Nutriscore: «Occorre non abbassare la guardia su questo sistema di etichettatura a semaforo, sebbene sempre più paesi ne stiano mettendo in discussione la validità, come Svizzera e Spagna che stanno tornando sulle loro decisioni, e anche Polonia e Romania.»

«Auspichiamo – ha concluso Auricchio – che la Commissione prenda atto di queste evoluzioni e sia più orientata a modelli basati sui consumi giornalieri, che aiutino i consumatori a seguire una dieta sana, varia e bilanciata, come quella Mediterranea».

I numeri dei formaggi Dop secondo Afidop

I formaggi a denominazione protetta rappresentano un patrimonio che conta 56 denominazioni, e in cui l’Italia è leader a livello mondiale. Nel 2022, comunica Afidop, sono state prodotte 575 mila tonnellate di formaggi Dop, pari al 45% della produzione casearia nazionale, un settore che dà lavoro a circa 24.600 persone.

L’export complessivo dei formaggi italiani Dop nel 2022 ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro, registrando un ulteriore aumento a doppia cifra rispetto alla performance del 2021. L’export dei formaggi Dop rappresenta il 60% circa delle esportazioni casearie nazionali. Tre quarti delle esportazioni sono destinate ai mercati comunitari. Fuori dai confini europei, il primo mercato di destinazione è quello statunitense, seguito da Regno Unito, Svizzera e Giappone. L’andamento positivo delle esportazioni dei formaggi Dop è confermato anche nel 2023, dove si registra, nel primo semestre, un valore pari a 1,4 miliardi di euro, con un aumento del 15% delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il mondo riconosce la qualità dei formaggi Dop italiani: la classifica Taste Atlas ha inserito 8 specialità italiane nella top 10 dei migliori formaggi al mondo, 6 delle quali formaggi Dop. Nello specifico:

  • Parmigiano Reggiano,
  • Gorgonzola piccante,
  • Grana Padano,
  • Mozzarella di bufala campana,
  • Pecorino Sardo,
  • Pecorino Toscano.

Nella top 10 dei prodotti simbolo del made in Italy, dice ancora Afidop, ci sono 5 formaggi a denominazione protetta:

  • Parmigiano Reggiano Dop con 1,6 miliardi di valore alla produzione,
  • Grana Padano Dop con 1,7 miliardi,
  • Mozzarella di bufala campana Dop con 459 milioni,
  • Gorgonzola Dop con 377 milioni e
  • Pecorino Romano Dop con 302 milioni

Questi ultimi, insieme, registrano un fatturato complessivo di oltre 4,4 miliardi di euro, di cui più della metà generato dai mercati esteri (2,3 miliardi).

Auricchio: «Continuiamo a rafforzare i formaggi a marchio» - Ultima modifica: 2023-10-25T15:20:06+02:00 da Laura Saggio

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