Sostenere e accompagnare la crescita del comparto del latte, in particolare gli investimenti in innovazione, come la zootecnia di precisione o il risparmio energetico, attivando un’Ocm (Organizzazione comune di mercato) dedicata come già avvenuto in Slovacchia, Bulgaria e Lettonia.
Non è la prima volta che si chiede ma sul tema è tornata Fedagripesca Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital a un evento della cooperazione lattiero-casearia organizzato a Milano da Alleanza cooperative agroalimentari dal titolo “Latte italiano: la forza della cooperazione”.
Una proposta rivolta alla politica e, in particolare, al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenuto in streaming, come alcuni europarlamentari. «Il successo dei formaggi Dop italiani nel mondo è la dimostrazione di come tradizione e qualità siano il biglietto da visita del nostro agroalimentare. Con una crescita dell’11% nell’export, i nostri prodotti caseari conquistano le tavole internazionali, raccontando storie di territori, cultura e passione».
«Ci ispiriamo - ha detto Davide Vernocchi, vicepresidente reggente di Fedagripesca Confcooperative – all’Ocm del settore ortofrutticolo che rappresenta il modello di gestione della Pac più virtuoso: a differenza dei pagamenti diretti, interamente a carico della Pac, agli aiuti che l’Europa eroga alle Op (Organizzazioni di prodotto) si aggiunge una analoga contribuzione pari al 50% da parte dei produttori erogata solo a fronte dell’approvazione di un programma operativo e della effettiva esecuzione di interventi ed investimenti su tutta la filiera. I fondi erogati a Op e cooperative generano, inoltre, vantaggi positivi anche per l’ambiente, dal momento che una parte dei programmi operativi previsti è riservata ad azioni di natura ambientale».
Analogamente, con l’istituzione di interventi specifici per il settore lattiero-caseario, si potrebbero finanziare anche in Italia diverse tipologie di interventi come già accade nei Paesi in cui è stata attivata l’Ocm latte, Slovacchia, Bulgaria e Lettonia, partendo dagli investimenti in tema di innovazione tecnologia come la zootecnia di precisione o di risparmio energetico.
Il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti ha sottolineato la possibilità offerta dall’Ocm latte alle imprese di « sostenere investimenti strutturali necessari per introdurre innovazioni che garantiscano anche una crescita del livello di sostenibilità della filiera lattiero-casearia».
Secondo il presidente di Agci-Agrital, Giampaolo Buonfiglio, un’Ocm dedicata consentirebbe di accelerare sull’aggregazione nell’ottica di un riequilibrio del potere contrattuale lungo la filiera, nonché per la tutela della zootecnia nelle aree interne e di montagna.
«La proposta del sistema cooperativo lattiero-caseario – ha spiegato a nome di Alleanza cooperative il presidente del settore lattiero-caseario di Confcooperative Fedagri, Giovanni Guarneri - non è quella di ottenere ulteriori risorse, bensì di razionalizzare l’allocazione delle risorse Pac in modo da migliorare la competitività e consentire al settore un adattamento al mutato contesto ambientale, economico e dei consumi».
Ocm latte, due studi ne dimostrano l’effettiva utilità
A sostegno della richiesta della cooperazione sono i due studi presentati da Gabriele Canali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Serena Soffiantini dalla Fondazione Crpa (Centro ricerche produzioni animali).
Come ha sottolineato Canali, l’attuale sistema di aiuti e di sostegno del comparto latte è destinato a ridimensionarsi, gli eco-schemi che rischiano di essere scarsamente efficaci e gli aiuti accoppiati sono limitati.
Un’Ocm latte potrebbe rafforzare il potere contrattuale lungo la filiera anche in montagna e nelle aree più difficili e supportare le cooperative del settore filiera latte di fronte alle sfide sulla sostenibilità ambientale (emissioni dirette e indirette, valorizzazione reflui), sul benessere animale e sulla transizione tecnologica (zootecnia di precisione, agricoltura di precisione, gestione dati, possibile impiego dell’Ia). Anche i processi produttivi potrebbero essere ottimizzati in base alla domanda di mercato, soprattutto sui mercati esteri dove la domanda resta elevata.
I vantaggi di un'Ocm latte
L’Ocm, secondo lo studio dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, rappresenterebbe un aiuto concentrato sugli aspetti più importanti proprio per affrontare le criticità maggiori del settore e per cogliere al meglio le opportunità.
Il rafforzamento delle forme organizzate nella filiera, Organizzazioni di produttori (Op) e Associazioni di organizzazioni di produttori (Aop) aiuterà in modo decisivo a promuovere lo sviluppo di servizi a favore degli allevatori, finalizzati ad affrontare le sfide e le criticità evidenziate (soprattutto di natura ambientale).
Un sistema produttivo più organizzato consentirà di rafforzare la competitività della filiera intera: un comparto meno attaccabile, soprattutto sui temi della transizione ecologica e del benessere animale, grazie anche ai servizi di consulenza e formazione forniti dall’OCM, rappresenta un valore anche per la parte più a valle della filiera.
In prospettiva, l’Ocm potrebbe diventare, con la prossima Pac, uno strumento ancora più efficace e forte a sostegno di questa filiera, una specie di terzo pilastro della Pac, fino ad ora scarsamente compreso e valorizzato.
Un'Ocm latte potrebbe finalmente raccordare e finalizzare in modo più efficace le misure di sostegno per la zootecnia da latte di montagna, il presidio più efficace contro lo spopolamento e a favore della gestione efficace del territori, unito a produzioni di qualità. Senza questo sostegno, le altre misure rischiano di non essere efficaci.
Gli investimenti del futuro, digitalizzazione e sostenibilità
Un’altra sfida cruciale, come ha messo in evidenza lo studio di Nomisma, è quella della transizione ecologica e digitale, che vede già molte cooperative in prima linea, con investimenti in tecnologie per adeguarsi a sempre più alti standard ambientali e di benessere animale.
Secondo la relazione della Crpa, presentata da Soffiantini, a differenza di altre tipologie di sostegni finanziari previsti dalla Pa,c come quelli calcolati sul numero di capi, gli interventi settoriali previsti da un'Ocm latte, potrebbero concedere contributi sulla base di progetti specifici presentati dalle Op e Aop per affrontare specifici temi.
Le Op potrebbero incentivare la zootecnia di precisione coordinando l’acquisto e l’utilizzo delle migliori tecnologie e strumentazioni, per la raccolta automatica e informatizzata di dati sul profilo fisiologico degli animali, sulla loro alimentazione, sulla quantità e qualità del latte, del benessere e della sanità della mandria.
Potrebbero essere introdotti anche interventi per sostenere gli investimenti in dotazioni tecnologiche (es. podometri, collari informatizzati, sensori), hardware e software per gli allevamenti, per i tecnici e per le sedi dell’Op.
Cooperative del latte, remunerazione più alta di quella del mercato
Gli allevatori soci di una cooperativa hanno un vantaggio economico: secondo lo studio presentato da Ersilia di Tullio di Nomisma il prezzo di remunerazione della materia prima si mantiene stabilmente superiore a quello di mercato, con un differenziale positivo del 16% rispetto al prezzo della materia prima in Lombardia, mentre in alcune aree di montagna si arriva addirittura a un prezzo più alto del 30%.
Merito del patto mutualistico tra i soci e la cooperativa: la garanzia del conferimento e la remunerazione del latte a prezzi più alti di quelli del mercato, fornisce una prospettiva di lungo periodo alle imprese cooperative: resilienza del sistema e longevità del rapporto tra soci e cooperativa sono gli altri due elementi di distintività del modello cooperativo. La vita media delle cooperative è di circa 60 anni, più del doppio di quella delle società di capitali (27).
Sette cooperative nella top 20 del settore lattiero caseario
L’analisi di Nomisma ha fotografato anche il ruolo cruciale che la cooperazione riveste per la tenuta e lo sviluppo dell’intero comparto lattiero-nazionale: con 17mila stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13mila lavoratori, la cooperazione rappresenta oltre il 65% del latte raccolto in Italia e il 70% della produzione dei principali formaggi Dop. Non solo.
Nella classifica delle prime 20 imprese del settore lattiero-caseario, 7 sono cooperative o appartengono a gruppi cooperativi. Il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato dalle 25 imprese più dimensionate.
Le performance economiche hanno registrato una crescita costante nell’ultimi decennio: nel periodo 2013-2022 le cooperative lattiero casearie hanno consolidato un incremento del 52% del fatturato e la crescita è stata accompagnata da un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative.
Spazi di crescita all’estero
La crescita dimensionale è stata accompagnata da un sempre maggiore orientamento al mercato, e in particolare alle vendite oltre-confine: l’export delle prime 28 cooperative italiane vale da solo 1,2 miliardi di euro, pari al 23% del totale nazionale.
Le cooperative, inoltre, non promuovono soltanto la sostenibilità economica, ma rafforzano anche il tessuto socio-produttivo dei territori coinvolti. È costante, inoltre, nel sistema cooperativo l’attenzione alle esigenze ed alla tutela dei soci di piccole dimensioni o localizzate in aree svantaggiate. Un approccio inclusivo e attento che contribuisce a promuovere una filiera lattiero-casearia più equa e sostenibile anche dal punto di vista sociale.