Contro il cibo sintetico e un'ipotetica autorizzazione da parte di Bruxelles arriva lo schieramento di 12 Stati membri,tra cui l'Italia. Hanno manifestato la propria contrarietà presentando al Consiglio Ue "Agricoltura e pesca" di oggi, 23 gennaio 2024, un documento che chiede una “moratoria” sul cibo a base cellulare.
A normare per la prima volta la produzione e vendita di cibo prodotto in laboratorio, con una legge che lo vieta, è stata l'Italia con il ministro dell’agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.
«Nelle premesse del documento che abbiamo firmato con Austria e Francia, a cui si sono aggiunte altre 9 nazioni – ha detto Lollobrigida – e che abbiamo presentato oggi a Bruxelles, c'è scritto con chiarezza: la carne coltivata, sempre che si possa chiamare carne, è un potenziale pericolo per l'Europa da tanti punti di vista. Forse quello sanitario, forse quello ambientale, forse quello etico. Noi ci siamo già dati una risposta e altri Stati Ue partono dal presupposto che potrebbe rappresentare una minaccia. Per questo chiediamo, nel testo depositato, notizie scientifiche certe su questi alimenti».
«Valuteremo gli esiti della discussione, ma il documento – ha aggiunto Lollobrigida – mi sembra molto netto e chiaro. Ovviamente, lasciamo il campo alla scienza. Abbiamo chiesto risposte e che, eventualmente, si ricorra ad una cosa molto democratica: domandare un parere anche ai cittadini europei attraverso una consultazione pubblica».
«L’alleanza nata in Europa – ha detto anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini anche grazie alla legge approvata».
I 12 Stati membri contro il cibo sintetico
Nel testo condiviso dalle delegazioni austriaca, francese e italiana con il sostegno anche di quelle ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca viene chiesto infatti, come ha reso noto la Coldiretti, che «prima di qualsiasi autorizzazione alla produzione e al consumo di cibi a base cellulare la Commissione Europea debba avviare una consultazione pubblica sui prodotti a base cellulare» che «non possono mai essere chiamati carne» e pongono questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizione e sulla sicurezza sanitaria» rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato.
Il principio di precauzione, in gioco anche la sicurezza alimentare
La presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta – precisa Prandini - all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie umane, come per primi abbiamo chiesto con la raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno della legge approvata, con più di 2mila comuni che hanno deliberato a favore spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei e Sindaci.
La crescente diffidenza conferma infatti la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda” continua Prandini nel sottolineare che «proprio per questo la sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico».
Ue ha già vietato gli alimenti prodotti da animali clonati e la carne trattata con ormoni
«Sul piano etico e sanitario nel documento – continua la Coldiretti – si evidenzia che occorre tenere conto del fatto che l'Ue ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e la carne trattata con ormoni” utilizzati invece nei bioreattori per i cibi artificiali mentre sul piano economico si esorta “la Commissione e tutti gli Stati ad adottare misure preventive contro monopoli della produzione alimentare” favoriti dagli elevati costi fissi ed economie di scala che avvantaggiano pochi produttori su larga scala con il rischio di dipendenze lungo la catena alimentare».