Il testo qui riportato è tratto dall'editoriale di IZ 21 2018.
Quando si progetta il futuro, un concetto deve essere al centro del nostro pensiero: la sostenibilità. Per definizione, con “sostenibile”, si aggettiva qualcosa che “sta in piedi”, che “cammina”, che procede, che ha prospettiva, che ha, appunto, futuro. Al contrario “insostenibile” definisce qualcosa che cade, che non regge, che finisce. La sostenibilità si esprime in tre ambiti interconnessi strettamente fra loro: economico, sociale ed ambientale.
L’acronimo Esg è destinato a diventare uno dei più importanti per le imprese che vogliono avere futuro. Significa “Environmental, social and governance” ed è il fattore che misura l’impegno delle imprese a favore dell’ambiente e del sociale.
Ebbene, a questo impegno non si può più sfuggire. Indubbiamente questo salto culturale può avvenire e continuare solo se accompagnato dalla sostenibilità economica. La sfida sta tutta qui ed entra di fatto a pieno titolo nel più grande e ineluttabile alveo dell’innovazione, che per definizione è lo strumento della crescita.
Ulteriori costi?
“Ma come possiamo accollarci nuovi impegni e ulteriori costi, se già così, nell’attuale situazione, con i correnti prezzi dei prodotti agricoli e zootecnici, facciamo fatica a reggere?”. Questa è, più o meno, la domanda/considerazione che giustamente viene fatta dalla stragrande maggioranza dei produttori ed allevatori italiani.
Eppure non esiste per noi soluzione diversa da quella di metterci in cammino spedito sulla strada della tutela, protezione e valorizzazione dell’ambiente; dell’ottimizzazione delle produzioni e quindi della fertilità dei suoli; del benessere animale, della riduzione delle emissioni di CO2 e di una riduzione dell’utilizzo degli antibiotici. È una strada, difficile, in salita, ma obbligata, se vogliamo continuare a rimanere nel mercato.
È la sola che può permetterci, insieme ad altri strumenti di tipo societario-associativo (es. cooperazione), di imboccare il percorso della costruzione di nuova distintività e di ulteriore valore aggiunto, che sarà riversato, dedotti gli investimenti, sul produttore.
Il consumatore consapevole, evoluto e moderno del mondo occidentale e delle fasce di popolazione abbiente dei paesi emergenti, è sempre più sensibile alle tematiche ambientali, salutistiche ed alla ricerca del cibo come fonte di piacere e benessere. Se percepisce nel prodotto, oltre alla qualità organolettica, anche l’impegno su questi valori, è disposto a sostenerne il maggior costo.
La politica e la gd
È evidente che in questa fase la politica italiana ed europea e la grande distribuzione (spostando, significativamente, la competizione fra insegne dal minor costo, alla maggiore qualità) dovrebbero sostenere adeguatamente e con coerenza, questo sforzo verso un responsabile cambio di rotta, verso la difesa del diritto dei nostri figli e nipoti ad avere un futuro da imprenditori in un ambiente sano, verso il diritto dei cittadini/consumatori ad un cibo sicuro e di valore, prodotto nel rispetto di persone, animali ed ambiente.
La nuova Pac in effetti è orientata a premiare la riduzione delle emissioni di CO2, la produzione fatta in modo sostenibile e ad adattare l’agricoltura ed i suoi prodotti alle nuove esigenze sociali, sostenendo il reddito degli agricoltori. Sappiamo, come agricoltori ed allevatori italiani di non poter essere leader di costo, rispetto ai colleghi dei più importanti paesi europei, scontando un gap di maggiori oneri, legati al sistema “Italia”, di tipo strutturale.
Sana autocritica
Sappiamo però, anche, che questo handicap ci ha spinto ad esprimere al massimo la nostra creatività ed il nostro saper fare, tutto italiano, che soprattutto nella fase di trasformazione, ha saputo offrire al mercato internazionale prodotti di assoluta eccellenza. Dobbiamo farlo ancora di più e in assonanza con gli attuali trend di mercato.
Nell’indispensabile sforzo di fare sana autocritica, abbiamo la piena consapevolezza di avere dei grandi margini di miglioramento in tema di organizzazione, rispetto alla capacità di fare squadra, alla necessità di mettersi insieme per essere più forti nel mercato, di fare sistema e di muoverci, quando serve, in modo compatto, in difesa dei nostri diritti di lavoratori onesti ed instancabili. È il momento dell’evoluzione, del cambiamento, della ricerca di un nuovo positivo equilibrio dinamico.