Il supporto tecnologico negli allevamenti diventa sempre più importante, soprattutto se si tiene conto che il numero di capi mediamente presente negli allevamenti intensivi è molto alto e quindi non gestibile secondo le abitudini tradizionali. In questo contesto si introduce la zootecnia di precisione (Precision Livestock Farming, Plf), che prevede l’adozione di sensori, strumenti e software che permettono l’individuazione di problemi e monitoraggio e previsione di variabili sui singoli animali che supportino l’allevatore nel processo decisionale.
Adottando le tecniche della Plf si possono, ad esempio, osservare e analizzare per i singoli animali le condizioni sanitarie, per lo più per diagnosi precoci e interventi immediati sui soli capi che lo richiedono, le condizioni di benessere, considerando sia il benessere ambientale che quello di interazione tra gli animali, così come gli aspetti gestionali che possono portare all’incremento dell’efficienza produttiva e alla riduzione delle perdite lungo la catena produttiva, e infine il controllo dei parametri gestionali più complessi per l’allevatore.
Questa disciplina è oggi diffusamente studiata ed è in continua evoluzione, così come la tecnologia e le possibilità di monitoraggio che ne seguono. Pertanto, si ritiene che nel prossimo futuro potranno essere ulteriormente incrementate le situazioni monitorabili e che le tecnologie saranno via via sempre più comuni e affidabili.
Accanto ai benefici di tipo gestionale e di efficienza del sistema strutturato con la Plf, un aspetto che diventa sempre più importante è quello della disponibilità di enormi quantità di dati, che possono essere utilizzati per moltissimi scopi.
Tra di essi, uno è quello di disporre di tutti i dati necessari per uno studio di analisi della sostenibilità ambientale. Per farlo, il metodo che si adotta è quello del Life Cycle Assessment (Lca) ovvero analisi del ciclo di vita.
Questo metodo prevede che, a partire da un numero piuttosto elevato di input e output produttivi, si possa calcolare l’impatto ambientale della produzione di un dato prodotto, che può essere ad esempio il kg di latte, di carne, uovo, ecc. L’impatto ambientale viene poi espresso utilizzando una serie di categorie di impatto, tra cui le più note sono cambiamento climatico, acidificazione, eutrofizzazione, formazione di particolato, ecc.
Inoltre, anche dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale sia allevatori che consumatori traggono dei vantaggi dalla presenza di strumenti di Plf in azienda, vantaggi che necessitano di essere quantificati a partire dalla valutazione dei costi di investimento iniziale, manodopera, risparmi durante la gestione, fino al monitoraggio della qualità e alla tracciabilità dei prodotti.
La disponibilità di queste enormi quantità di dati porta anche degli indiscussi vantaggi da altri punti di vista, che possono essere ulteriormente sfruttati, quali ad esempio la genetica.
I problemi della Plf
L’impiego diffuso della Plf è ostacolato da alcune problematiche.
In primo luogo, l’allevatore deve essere disposto a utilizzarla e vedere il beneficio che ne è associato. Infatti, non è sempre semplice “fidarsi” di uno strumento anziché del proprio “occhio” (experience vs expectation). Soprattutto negli anni più recenti però, con l’affinarsi della tecnologia, gli errori, i falsi positivi o i falsi negativi sono diminuiti considerevolmente, così da fornire risultati più affidabili e ben paragonabili all’occhio esperto umano (il vantaggio della tecnologia, in questo caso, è il minor tempo dell’allevatore dedicato all’osservazione della mandria).
In secondo luogo, in azienda diventa necessario disporre di persone formate per utilizzare questi strumenti e che sappiano leggere e tradurre in termini pratici il significato dei parametri monitorati. Un aspetto che complica particolarmente questa fase è quello della grande disponibilità di soluzioni presenti sul mercato che fanno sì che strumenti di diverso tipo venduti da aziende concorrenti non comunichino tra loro e complichino il lavoro dell’allevatore.
Da ultimo, la tecnologia deve essere garanzia di un rapporto costi-benefici in favore di questi ultimi, così che l’allevatore sia disposto ad investire.
Quali i futuri passi
D’altra parte la tecnologia stessa sta facendo innumerevoli progressi.
Tra i passi fondamentali da compiere nel breve periodo, quello della comunicazione tra i diversi sensori e strumenti sembra attualmente il più importante. Avere uno strumento che fornisce un risultato, che però è richiesto come dato di input da un altro strumento e non riuscire a far comunicare questi due strumenti tra loro è un “difetto” non irrisorio.
Un altro aspetto è legato al fatto di avere una applicazione per smartphone per ciascun tipo di sensore, facendo sì che l’allevatore debba essere sempre connesso alle diverse app per vedere cosa accade, anziché averne una sola completa di tutto, o quasi.
L’allevatore non deve trasformarsi in un “segretario della tecnologia” ma deve ricevere agilmente l’informazione che gli serve per poter gestire al meglio gli animali della sua mandria. Quindi, l’informazione che viene fornita deve essere un valido supporto alle sue decisioni.
Questo problema può essere fronteggiato, oltre che da un punto di vista puramente commerciale, anche attraverso la disponibilità di esperti informatici e matematici che riescano a sviluppare sistemi per la gestione di moltissimi dati di diversa origine (i cosiddetti big data).
Con gli attuali sistemi d’analisi, figure esperte nel campo dell’informatica vengono ad essere affiancate da esperti del settore agro-zootecnico per combinare le rispettive conoscenze in un sistema di valutazione multisettoriale.
Questo problema emerge su più aspetti del sistema aziendale: sia a livello di stalla, con strumenti che monitorano produzione e qualità del latte, condizioni ambientali e attività motoria animale, sia a livello di alimentazione con i carri unifeed dotati di tecnologia Nir per definire le caratteristiche nutritive dell’alimento, ma anche per il monitoraggio della salute e del benessere animale.
Per raggiungere questi obiettivi, diversi sono i progetti che cercano di ottimizzare la scelta della tecnologia a supporto dell’allevatore, in modo che si abbia sia costanza nell’informazione rilasciata sia, e soprattutto, agevolezza nell’uso da parte dell’allevatore.
Un passo in più: Plf e genetica
Utilizzando e analizzando i dati disponibili attraverso strumenti e sensori presenti in stalla, un settore importante che può trarre dei benefici è quello della genetica.
Il focus su capi geneticamente performanti dal punto di vista produttivo non è più sufficiente, poiché il cambiamento climatico in atto sta rendendo particolarmente importante disporre di capi che presentino una migliore resistenza allo stress da caldo.
In questo contesto, l’Università di Milano, con il progetto di rilevanza nazionale Prin - “Smart dairy farming: innovative solutions for herd management”, raccoglierà i dati da una stalla di bovine da latte con capi genotipizzati per effettuare analisi finalizzate all’individuazione di bovine che presentano tratti genetici in grado di esprimere la resistenza allo stress da caldo.
In altre parole, utilizzando le informazioni di capi i cui tratti genetici sono stati analizzati, e combinandoli con le informazioni relative all’ambiente e alla produttività, si possono ottenere informazioni specifiche sulle singole performance. Ciò permette di individuare quelle bovine che riescono a mantenere una buona produzione di latte anche in condizioni ambientali meno favorevoli e, inoltre, di comprendere se e quali tratti genetici possono essere individuati per esprimere la resistenza allo stress da caldo.
Cosa si aspetta il mercato
Proprio perché 1) il costo della manodopera è elevato, soprattutto in alcuni paesi come Europa e Stati Uniti, 2) la manodopera qualificata è carente, e 3) la dimensione delle stalle e delle mandrie è crescente per lo più per ragioni di economia di scala, gli strumenti legati alla zootecnia di precisione si stanno diffondendo molto e quello che ci si aspetta è un loro ulteriore aumento nei prossimi anni.
La tecnologia che si prevede avrà il maggior riscontro nelle aziende è quella dei robot di mungitura. Infatti, recenti statistiche realizzate negli Stati Uniti prevedono che tra il 2019 e il 2024, gli investimenti per l’acquisto di robot di mungitura nel mondo passeranno da 3 a 4,6 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale di circa il 9%.
L’Europa sarà il continente in cui si prevede la crescita più alta del mercato della zootecnia di precisione, per via dell’automazione già diffusa degli allevamenti locali. Tra i fattori principali che motivano questo andamento si trovano proprio le dimensioni crescenti delle mandrie, l’aumento del costo del lavoro causato dalla forte carenza di manodopera e le richieste stringenti del mercato in termini di qualità del prodotto e sostenibilità ambientale e sociale degli allevamenti intensivi.
In Europa, grazie all’introduzione di tecnologie nelle aziende si avrà anche una importante crescita dell’industria dedicata alla produzione di questi “smart devices”.
Prin, di interesse nazionale
Il progetto Prin “Smart dairy farming: innovative solutions for herd management”, è stato finanziato da “Progetti di Ricerca di rilevante Interesse Nazionale – Bando 2017 Prot. 20178AN8NC - “Smart dairy farming: innovative solutions for herd management”.