TreValli Cooperlat la forza della cooperativa

TreValli Cooperlat
La sede principale di TreValli Cooperlat, a Jesi (An)
L’azienda di Jesi vince sul mercato lattiero caseario. Ma mantiene anche una forte sensibilità sociale, come avviene per esempio nei confronti dei soci colpiti dal terremoto del 2016. Fra i suoi prodotti di punta alcune dop e stg

“La nostra è un’azienda che ha nella propria filosofia l’impegno di farsi carico anche di situazioni che vanno fuori dal proprio ambito. Perché il perimetro della nostra cooperativa non coincide con il mero oggetto sociale - produrre latte, trasformarlo, venderlo, fare bilancio - per il semplice fatto che abbiamo nel nostro Dna cooperativo dei valori sociali, quali quelli di creare valore aggiunto lì dove operiamo e di dare risposte ad un’intera comunità. È così che creiamo un volano di positività, perché riusciamo a generare un circuito economico. Il nostro è un sistema interconnesso con tutto ciò che sta intorno e intendiamo rimanere fedeli a questa filosofia”.

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Paolo Fabiani.

È un cooperatore appassionato Paolo Fabiani, marchigiano doc, vice presidente della TreValli Cooperlat di Jesi (An). Quando parla della cooperativa, nella quale è impegnato da oltre vent’anni, trasmette l’orgoglio e la passione di chi incarna ogni giorno i valori fondanti della cooperazione.

Che cosa significa oggi essere amministratore di una cooperativa?
La risposta è scritta a chiare lettere negli statuti delle cooperative: la cooperazione nasce da persone che si uniscono per risolvere un problema, fanno una scelta aggregativa per dare senso e valori ai rapporti sociali intorno a loro. Negli statuti è scritto anche che l’obiettivo di una cooperativa è quello di far crescere i propri soci e anche il territorio in cui opera. È tutto qui il nostro elemento distintivo, che ci rende diversi da un’altra azienda. Non si può amministrare una cooperativa senza avvertire un forte senso di responsabilità verso il sistema degli allevatori che vanno difesi e sostenuti.

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Iniziativa con la lega del Filo d’Oro presso una fattoria del Parco dei Monti Sibillini.

Nel nostro territorio di Amandola, ad esempio, la cooperativa si fa carico degli allevatori che operano nelle zone colpite dal sisma del 2016. Abbiamo fatto ogni sforzo per mantenere tutte le aziende zootecniche sul territorio, per preservare l’occupazione, perché se restano le aziende rimangono in vita anche le attività commerciali. Così la cooperazione diviene volano di attività in zone che altrimenti rischierebbero di scomparire.
La filiera di una cooperativa non parte dall’allevatore e finisce al mercato, ma deve necessariamente uscire fuori da questi confini e creare valore aggiunto alla collettività. Se hai del deserto intorno a te, non puoi sopravvivere a lungo. Certo, dobbiamo fare impresa e stare sul mercato perché senza sostenibilità economica non c’è neanche quella ambientale e quella sociale.

Quanto è forte il vostro impegno nel sociale?
Per noi l’impegno sociale si traduce nell’occuparsi di qualcuno che è in difficoltà. TreValli Cooperlat è protagonista di diverse attività di sostegno e affiancamento ad iniziative e progetti di carattere sociale e culturale. Si tratta di progetti duraturi e condivisi e non di singole sponsorizzazioni. Siamo al secondo triennio di un progetto di sostegno alla Lega del filo d’oro che ha sede ad Osimo, una vera eccellenza marchigiana, realizziamo delle attività insieme occupandoci di persone che hanno difficoltà.

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Cooperlat all’inizio della sua storia, foto del 1960.

Affianchiamo il loro logo al nostro su tutte le bottiglie di latte fresco Cooperlat. A Torino sosteniamo invece con Abit il Gruppo Abele di don Ciotti, un’associazione che opera a favore di genitori e bambini in difficoltà. Organizziamo visite alle nostre fattorie, portiamo 2 volte a settimane dei prodotti (latte, yogurt, budini, ecc.) che vengono consegnati a circa 80 mamme.

Ma partiamo dall’inizio. Da dove nasce TreValli Cooperlat?
La nostra storia comincia nel 1982, su iniziativa di Confcooperative Marche che ha riunito piccoli caseifici cooperativi del territorio delle Marche sotto un’unica società cooperativa, Cooperlat. Nel 1983 acquisiamo l’azienda Clamj, una centrale del latte con forma di Spa, fondata nel 1960 proprietaria del marchio Tre Valli, che fu una tra le prime aziende in Italia a confezionare il latte in tetraedro Tetrapack. Da questa acquisizione è partito poi tutto il processo di aggregazione di caseifici, soprattutto cooperativi, prima nelle Marche, poi in Abruzzo e poi nel Nord Italia, fino ad arrivare alla struttura di oggi.

Qual è il vostro posizionamento sul mercato?
Abbiamo una particolarità rispetto ad altre strutture perché disponiamo di un paniere di prodotti sia a base vegetale - come il marchio Hoplà, utilizzati per la pasticceria, anche con uso professionale – sia a base animale, marchio TreValli, prodotti esclusivamente con il latte dei nostri soci: commercializziamo paste filate come mozzarella, burrata, stracciatella. Abbiamo poi la categoria dei formaggi tipici delle nostre aree, caratterizzate da caciotte sia di latte vaccino che di latte ovino. Siamo inoltre leader di mercato nella produzione di Panna spray, prodotta in un impianto tecnologicamente avanzato assieme al latte Fresco ed Uht nel nostro stabilimento di Jesi.

Quanti sono i vostri stabilimenti produttivi?
Abbiamo stabilimenti specializzati per le nostre diverse produzioni: 3 stabilimenti operano nelle Marche e uno in Piemonte, a Torino. Nella città di Amandola, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, c’è uno stabilimento dedicato a paste filate, mozzarelle, ricotte e burrate. A Jesi, dove opera il quartier generale del gruppo con gli uffici e la sede legale, lavoriamo i prodotti a base vegetali e l’area dessert (creme, budini, panne cotte), poi il latte liquido, declinato con tutte le variabili, dal fresco all’Uht, al senza lattosio, ecc. Produciamo anche panne di origine animale, besciamelle e condimenti a base latte.

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Due foto di un’azienda associata: un allevamento di bovini nell’area dei Monti Sibillini.

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Un altro stabilimento a Colli al Metauro, in provincia di Pesaro, è specializzato nella produzione di formaggi Dop come la Casciotta di Urbino Dop e il Pecorino di Fossa stagionato circa tre mesi in particolari fosse di tufo arenario. Il quarto stabilimento è piemontese, il Consorzio Abit, una cooperativa rilevata nel 2004 da Cooperlat, che produce latte fresco, mascarpone e yogurt che esce ancora con marchio Abit, un marchio storico per Torino.

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Casciotta d’Urbino dop. Nella parte alta dell’etichetta, nella zona in verde, il logo di TreValli Cooperlat

Come dicevo prima, la nostra forza è il poter disporre di una pluralità di marchi dal momento che abbiamo acquisito nel tempo diversi caseifici cooperativi proprietari di brand molto noti a livello locale che abbiamo deciso di mantenere e che utilizziamo nei rispettivi territori sui quali godono di una grande riconoscibilità. Siamo un’azienda con una dimensione nazionale che ha fatto del connubio tradizione e innovazione una fonte di successo.

Mi accennava prima ad alcune produzioni di qualità.
Si, uno spazio importante tra le nostre produzioni è rappresentato dai prodotti a denominazione sinonimo di tradizioni e valorizzazione del territorio, ne è un esempio la mozzarella Stg, Specialità tradizionale garantita, prodotta nel cuore dei Monti Sibillini utilizzando un lattoinnesto naturale ricavato da latte crudo caldo così come previsto dal disciplinare di produzione.

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Le panne prodotte da TreValli Cooperlat, alcune sono di origine vegetale

A seguire, anche il latte fresco pastorizzato di Alta Qualità viene confezionato nel rispetto di un disciplinare di produzione che fa perno sul divieto di utilizzo ogm e sulla freschezza di confezionare il latte fresco entro 24 ore dalla mungitura. Infine, abbiamo nei formaggi ben due produzioni di qualità riconosciute: il Pecorino di Fossa Dop di Sogliano e la Casciotta d’Urbino Dop: pur se rappresentano piccole produzioni, ci consentono di valorizzare il lavoro di molti pastori che caratterizzano il paesaggio dei nostri appennini.

Come sta andando il vostro mercato?
Abbiamo chiuso il primo semestre con 110 milioni di euro di ricavi, nel 2020 dovremmo raggiungere i 220 milioni di euro di fatturato. Lo facciamo puntando ad una diversificazione dei mercati che è per noi un vantaggio competitivo: la nostra forza è il mix di prodotti che va dal settore animale a quello vegetale. Accanto al canale della grande distribuzione organizzata (che vale all’incirca il 45% del fatturato), operiamo attraverso il normal trade, ossia la tentata vendita che serve il mercato horeca, con una rete di oltre 200 mezzi e personale appositamente dedicato.

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La recente linea di prodotti “Bontà del Parco”, ottenuta nello stabilimento di Amandola (Fm).

Il normal trade rappresenta circa il 32% del fatturato, abbiamo 13 depositi, molti dei quali insediati lungo la fascia adriatica in cui abbiamo un presidio molto forte nelle regioni Marche ed Abruzzo proseguendo per Umbria, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. La quota export, riguardante per lo più produzioni a base vegetale, ha raggiunto un fatturato di circa 40 milioni di euro e cresciamo del 3-4% ogni anno, sia come valore che volumi. Oltre la metà del fatturato estero è realizzato in mercati extra Ue.

Aveva fatto un cenno prima anche all’impegno sulla sostenibilità ambientale.
Sì certo, non facciamo progetti solo in ambito sociale. Abbiamo messo in cantiere diversi iniziative per gli allevatori, una di queste è lavorare sugli allevamenti dalla Romagna all’Abruzzo per portare tutte le aziende sul percorso Classyfarm del ministero della Salute. In partnership con l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, le cooperative e gli allevatori, stiamo già operando con uno specifico progetto finanziato dalla Regione Marche denominato Zop (precision farming) con l’obiettivo di contrastare l’effetto dell’antibiotico resistenza attraverso la riduzione dei farmaci, aumentare la biosicurezza, accrescere il benessere e la sanità animale e migliorare gli aspetti gestionali. Si tratta di un percorso certamente difficile all’inizio, ma che aiuterà le imprese zootecniche a rimanere sul mercato, Tutto ciò è oramai una strada obbligata suggerita anche dai consumatori che in qualche mondo impongono giustamente le regole di mercato.


La scheda di Trevalli Cooperlat

Anno di fondazione: 1960.
Natura sociale: cooperativa agricola di secondo grado.
Numero di cooperative associate: undici, di cui una in Piemonte, una in Lombardia, una in Veneto, una in Abruzzo, cinque nelle Marche, una in Emilia Romagna, una in Alto Adige.
Base sociale: 400-500 produttori di latte bovino ed ovino.
Dipendenti: 450 dipendenti, divisi su quattro stabilimenti.
Fatturato: 220 milioni.
Presidente: Pietro Cotellessa.
Vice presidenti: Paolo Fabiani e Andrea Grego.


Le 21 Cooperative di “Verde Latte Rosso

TreValli Cooperlat

Questo è il secondo articolo dedicato alle cooperative lattiero-casearie riunite nell’Alleanza Cooperative Agroalimentari che hanno promosso e finanziato la campagna di comunicazione Verde Latte Rosso, con l’obiettivo di raccontare l’eccellenza del latte italiano e delle sue produzioni di qualità.
Nello scorso numero di IZ è stato pubblicato l’articolo sulla Latterie Plac di Cremona. In questo numero parliamo invece della cooperativa marchigiana TreValli Cooperlat. A seguire gli altri articoli monografici.
Qui l’elenco completo delle cooperative in questione (l’ordine di pubblicazione potrebbe variare):

Plac – Fattorie Cremona
TreValli Cooperlat
3A Arborea
Ca’ De Stefani
Consorzio Provinciale Zootecnico e lattiero-caseario
Granarolo
Latte Maremma
Lattebusche
Latterie Vicentine
Parmareggio
Pennar di Asiago
Piemonte Latte
San Donato
Sant’Andrea
Santangiolina
Soligo
Soresina
Trentingrana
Valsabbino
Venchiaredo
Virgilio

TreValli Cooperlat la forza della cooperativa - Ultima modifica: 2019-10-03T10:14:42+02:00 da Lucia Berti

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