Passarini: rimettere l’agricoltore al centro

agricoltore al centro
Gianmichele Passarini è il vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani.
È la strategia di cui ha bisogno il settore lattiero caseario

Le stalle italiane stanno vivendo una crisi senza precedenti che rischia di mettere in ginocchio tutta la filiera lattiero casearia nazionale. Per questo occorrono misure strutturali a tutela di un settore che paga insieme i rincari delle materie prime, gli effetti della siccità e la volatilità dei prezzi sui mercati.
Il prezzo del latte alla stalla è aumentato nel giro di un anno di circa il 40%, una crescita mai registrata negli ultimi anni. Il problema è che questa crescita resta decisamente sproporzionata rispetto all’incremento dei costi di produzione che in dodici mesi sono aumentati fino al 111%, raggiungendo anche 90mila euro nelle imprese specializzate nell’allevamento delle vacche da latte, tra i forti rialzi delle spese per energia (+35mila euro), mangimi (+34mila euro) e carburanti (+6mila).
Dallo studio del Crea emerge che già due anni fa il settore era in una situazione di sofferenza in termini di redditività, e oggi, a seguito del conflitto Ucraina-Russia, si è ulteriormente aggravata. Si stima che 1 azienda su 4 potrebbe non riuscire a far fronte ai pagamenti immediati e coprire i costi correnti, con il rischio sempre più concreto di dover cessare l’attività.
Gli allevatori sono stati costretti a frenare la produzione per cercare di contenere le perdite, considerato che l’aumento dei costi operativi è decisamente superiore al prezzo del latte riconosciuto dal mercato.

Un patto di sistema del latte Made in Italy

La tenuta del sistema è molto precaria, l’inflazione poi in questo momento fa la sua grossa parte e pesa la paura e l’incertezza del futuro legata al perdurare della guerra. Ecco perché diventa sempre più urgente e necessario per il settore avere a disposizione un meccanismo per l’adeguamento del prezzo del latte nel corso dell’anno, sulla base dello sviluppo dei mercati.
C’è bisogno di accordi e di interventi del governo che consentano, nel momento in cui si inseriscono elementi distorsivi nel mercato (come un aumento esponenziale dei costi di produzione), di costruire un meccanismo che parzialmente riconosca questa anomalia per intervenire negoziando un prezzo base più equo.
È giunto il momento di creare nuove relazioni tra mondo agricolo, industriale e della distribuzione e andare verso un rapporto globale più progredito e innovativo per risolvere tutte le criticità in modo più veloce e ordinato, per dare vita a un “patto di sistema del latte Made in Italy” e rispondere alle sfide in atto.

Creare alcune Op e una Oi

Servono, poi, azioni di promozione unitarie e maggiori investimenti sulla qualità certificata, incoraggiando allo stesso tempo processi di aggregazione, attraverso la creazione di Op (organizzazioni di produttori) per incidere nella programmazione, nella definizione del prezzo e nella più equa distribuzione del valore su tutte le componenti della filiera. Le Op devono essere controllate effettivamente dagli agricoltori e devono avere una dimensione tale da poter definire la strategia commerciale adeguata.
Nello stesso tempo è opportuna la costituzione di una Oi nazionale (organizzazione interprofessionale) rappresentativa, in grado di regolare la filiera, ridurre i costi di transazione, creare valore aggiunto soprattutto alla fase agricola e sviluppare programmi di promozione e innovazione.
Occorre, comunque, riflettere su diversi mercati che corrispondono alle diverse destinazioni della materia prima. Il latte destinato alla caseificazione è valorizzato nei formaggi Dop che vengono esportati.
Ci stiamo avvicinando all’autosufficienza produttiva, che comunque rimane un’autosufficienza teorica perché i surplus vengono utilizzati preferibilmente per produrre le grandi Dop che generano valore aggiunto alla materia prima, ma non per latte alimentare.

Produzioni di eccellenza

Per questo è importante puntare alle produzioni di eccellenza, sfruttare al massimo i piani produttivi dei principali consorzi e crearne di nuovi per garantire maggiore redditività agli allevatori. Se vogliamo che il settore del latte si affermi come un elemento di punta dell’agroalimentare nazionale bisogna puntare alla potenza del brand Made in Italy, sinonimo di qualità dei nostri formaggi vincente nel mercato mondiale.
Dobbiamo rispondere ai nuovi stili di consumo alimentare orientati agli aspetti nutrizionali, salutistici e sociali. Legare i messaggi promozionali alla qualità con tradizione e innovazione, ma anche far conoscere meglio i sistemi produttivi nazionali, può rappresentare una valida strategia di mercato.
Questione alla base di ogni strategia è quella di rimettere gli agricoltori al centro, per far ripartire il Paese cominciando dalle aree rurali. Attraverso una maggiore legittimazione e valorizzazione del ruolo degli agricoltori, lungo la filiera produttiva, riconoscendo e remunerando le funzioni economiche, sociali, ambientali ed etiche che svolgono.
Ma anche arrivare a un sistema organizzato che punti sul riconoscimento del territorio, delle sue componenti e risorse diffuse a livello locale. Riportare al centro la dignità di chi vive nelle aree interne è fondamentale, perché agricoltura e agroalimentare sono assolutamente strategici per l’Italia.
Rendere i produttori e gli allevatori di nuovo protagonisti delle politiche comunitarie e nazionali è una delle istanze prioritarie che Cia Agricoltori Italiani continuerà a portare avanti con coerenza e dedizione.

Passarini: rimettere l’agricoltore al centro - Ultima modifica: 2022-11-17T09:22:20+01:00 da Lucia Berti

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