La diffusione delle tecniche di rimozione delle deiezioni

rimozione delle deiezioni
Separatore meccanico per liquami del tipo a compressione elicoidale
Dal Crpa di Reggio Emilia. Il Crpa sta conducendo il progetto “Milkgas - Strumenti di valutazione delle azioni di riduzione delle emissioni negli allevamenti bovini da latte”. Obiettivi: valutare le azioni di riduzione delle emissioni negli allevamenti bovini da latte, vedere come procedere alla rimozione degli effluenti e al controllo ambientale delle stalle. Iniziativa preliminare: un’indagine sulle tecniche di gestione degli effluenti zootecnici

Negli allevamenti italiani di bovine da latte assumono grande rilevanza gli impianti destinati alla pulizia delle stalle e alla rimozione, movimentazione e trattamento degli effluenti zootecnici.
In questo specifico campo l’innovazione tecnologica è stata molto rilevante, con la diffusione di tecniche moderne che assolvono il compito di pulire le aree di stabulazione in modo automatico.


Inoltre, sono stati proposti impianti che consentono il trattamento degli effluenti per migliorarne la gestione a livello aziendale, come ad esempio i separatori meccanici, che estraggono la frazione solida del liquame e consentono l’accumulo del materiale palabile su platea.
Oggi, in considerazione della cresciuta attenzione per l’ambiente a livello planetario, l’attività zootecnica si trova sempre più spesso a fare i conti con le pressanti richieste da parte dell’opinione pubblica e con le normative ambientali emesse nei diversi contesti territoriali, ma anche, col Green Deal, in sede Ue.

A livello di ricerca e sperimentazione

Risulta quindi molto importante, a livello di ricerca e sperimentazione, valutare in allevamento le possibili soluzioni volte a ridurre l’impatto ambientale della zootecnia. I principali impatti sono relativi alle emissioni ammoniacali, tipicamente zootecniche, e in seconda battuta alle emissioni di gas serra, quali anidride carbonica, metano e protossido d’azoto.

Il progetto Milkgas

Allo scopo di indagare alcuni aspetti inerenti le tecniche di mitigazione dell’impatto ambientale dell’allevamento bovino da latte, il Crpa sta conducendo il progetto “Milkgas - Strumenti di valutazione delle azioni di riduzione delle emissioni negli allevamenti bovini da latte”, finanziato sul Psr della Regione Emilia-Romagna (focus area 5D). Obiettivo principale del Gruppo operativo (Go) è quello di mettere a punto uno strumento di supporto per la valutazione delle azioni di riduzione delle emissioni negli allevamenti bovini da latte; in tal modo gli allevatori potranno auto-valutare lo stato di fatto aziendale relativo al livello di emissioni in atmosfera e potranno poi verificare gli effetti di interventi migliorativi che si possono adottare, dal punto di vista sia tecnico che economico.

Raschiatore meccanico automatico con trazione a cavo

Nell’ambito del Go si stanno anche valutando alcune soluzioni innovative, tecniche e gestionali, applicabili negli allevamenti e relative alla rimozione degli effluenti e al controllo ambientale delle stalle, allo scopo di verificarne l’efficienza nei confronti della riduzione delle emissioni.
Inoltre, sono stati studiati gli effetti di differenti performance riproduttive e produttive delle vacche sul livello quantitativo delle emissioni ammoniacali.

Un’indagine campionaria sugli allevamenti

Il progetto Milkgas ha previsto, nelle sue azioni preliminari, un’indagine campionaria conoscitiva finalizzata a fare il punto della situazione degli allevamenti emiliani circa le tecniche di gestione degli effluenti zootecnici.

Il questionario che è stato utilizzato per il rilievo aziendale è suddiviso in 5 parti, ciascuna riferita a una specifica area d’indagine.
La parte A è relativa agli aspetti di carattere generale che inquadrano l’azienda, fra i quali la dimensione della mandria e la destinazione del latte. Le parti B e C, invece, analizzano nel dettaglio le strutture d’allevamento, separatamente per vacche da latte e per rimonta, con riferimento alle tecniche di stabulazione libera, alle tipologie di edificio, alle modalità di asportazione degli effluenti e alle tecniche di controllo ambientale.
Con la parte D ci si trasferisce all’esterno della stalla, per la rilevazione delle strutture destinate allo stoccaggio e al trattamento degli effluenti, mentre nella parte E sono analizzate le tecniche di distribuzione degli effluenti nei campi.
Il questionario è stato redatto da personale qualificato presso 121 allevamenti di bovine da latte emiliani. La distribuzione delle aziende per provincia è questa: Reggio Emilia 81 aziende, Parma 29, Modena 10, Bologna 1. L’85% di questi allevamenti si trova in pianura.
Le aziende oggetto dell’indagine allevano in media 372 capi, con 171 vacche in lattazione, 36 vacche in asciutta e 165 bovine da rimonta. La razza prevalentemente allevata è la Frisona, presente nel 77% degli allevamenti. Nel 19% delle aziende sono presenti più razze; tra queste troviamo incroci tra Frisona, Rossa svedese e Montbeliarde. In 4 allevamenti sono allevate bovine di razza Reggiana e in uno bovine di razza Bruna.
La produzione media annuale dei 121 allevamenti è di 1.813 t; il latte è destinato quasi totalmente alla trasformazione in Parmigiano Reggiano (98%).

Gli edifici per la stabulazione

Il questionario prevedeva, in presenza di più edifici destinati alla stabulazione libera delle vacche in lattazione, la compilazione di due schede (B) corrispondenti agli edifici più rappresentativi o con il maggior numero di animali. In totale le schede B compilate sono state 139.
Le principali caratteristiche strutturali delle stalle sono riportate nelle tabelle 1 e 2: prevalgono nettamente i tetti coibentati e gli edifici completamente aperti o con il solo tamponamento di base. In media, le stalle per le vacche ospitano 145 capi in lattazione.
Le corsie di alimentazione e di smistamento hanno una larghezza media rispettivamente di 4,2 m e 3,8 m. La pavimentazione e il sistema di asportazione degli effluenti dalle corsie sono illustrati nelle tabelle 3 e 4. Prevalgono i pavimenti pieni con rigatura antiscivolo e i raschiatori meccanici con sistema di trazione ad asta rigida. Gli effluenti vengono allontanati dalle corsie 3-4 volte/d nel 44% dei casi e 5 o più volte/d nel 28% delle stalle.
Un aspetto importante per la pulizia dei pavimenti, e quindi anche per le emissioni dal ricovero, è la pendenza dei pavimenti pieni delle corsie di stabulazione; nel 36% dei casi è presente sia la pendenza trasversale verso il centro della corsia, sia quella longitudinale verso le strutture esterne di prima raccolta e in un altro 33% è presente o l’una o l’altra.
La zona di riposo maggiormente presente negli allevamenti oggetto dell’indagine è quella a cuccette, con prevalenza delle cuccette “a buca” (tabella 5). La presenza media di cuccette è pari a 157 per stalla.

La paglia è il principale materiale da lettiera, utilizzata nel 79% degli edifici. Nelle stalle a cuccette il lettime viene distribuito in media ogni 3,7 giorni, per una quantità media di 2,6 kg/d per vacca. Il tempo medio di distribuzione è pari a circa 25 s/vacca d, ma la variabilità è elevata, in ragione delle macchine utilizzate.

Le strutture esterne per trattamento e stoccaggio

Le concimaie per lo stoccaggio dell’effluente palabile sono presenti nel 94% delle aziende, in numero variabile in base alla dimensione della mandria e al collocamento degli edifici di stabulazione. Nel 55% dei casi è presente una concimaia e nel 26% dei casi ne sono presenti due.
La tipologia di concimaia prevalente è quella con pareti perimetrali su 2 o 3 lati (62% dei casi), seguita dalla concimaia con cordoli perimetrali (16%). Solo il 3,5% delle aziende è dotata di concimaia coperta.
La destinazione nettamente prevalente del letame è l’utilizzo agronomico (97% dei casi).
Per quanto riguarda lo stoccaggio del liquame, sono presenti in media 2,9 vasche per azienda; il 32% degli allevamenti ha 2 vasche, mentre il 30% ne ha 3 e il 16% ne ha 4.
La tabella 6 mostra la distribuzione delle vasche per tipo di collocamento rispetto al piano di campagna: nel 36% delle aziende sono presenti solo vasche interrate, nel 17% solo vasche seminterrate e nel 5% solo vasche fuori terra, ma i casi più frequenti (42%) sono quelli che prevedono 2 o 3 tipologie diverse nella stessa azienda.
Dal punto di vista costruttivo, prevalgono nettamente le vasche in calcestruzzo armato gettato in opera (65%), seguite da quelle in calcestruzzo armato prefabbricato (15%); nel 19% dei casi sono presenti entrambe le soluzioni precedenti.
L’altezza media delle pareti delle vasche è pari a 4,1 m, ma il 23% delle vasche ha altezza uguale o maggiore di 5 m.
Oltre la metà delle aziende ha vasche scoperte; nel 27% dei casi sono previste coperture rigide in calcestruzzo armato, mentre le coperture galleggianti delle diverse tipologie vengono adottate dal 13% delle aziende.
La destinazione prevalente del liquame è l’utilizzo agronomico (97% dei casi).
Infine, un cenno agli impianti di trattamento; il separatore per liquami è presente nel 51% delle aziende, con prevalenza del modello a compressione elicoidale (31%).
Nel 69% degli allevamenti è presente una pre-vasca interrata per il sollevamento dei liquami, dotata di pompa sommersa trituratrice e di impianto di miscelazione (mixer).
Solo il 3% delle aziende è dotato di un impianto di biogas di proprietà, mentre un altro 2,5% conferisce parte degli effluenti a un impianto di biogas esterno o inter-aziendale.

La diffusione delle tecniche di rimozione delle deiezioni - Ultima modifica: 2020-12-03T16:07:45+01:00 da Lucia Berti

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