Nell’ambito dell’Osservatorio economico della zootecnia istituito presso l’Ismea è stato elaborato un sistema per la rilevazione e il monitoraggio periodico dei costi di produzione del bovino da carne, che presenta elementi di innovazione rispetto alle consuete stime dei costi di produzione in agricoltura. La novità consiste nel monitorare e rilevare con cadenza trimestrale i costi di allevamento per partite di capi che, vendute nel corso dell’anno, vengono dettagliate per razza e per sesso. Preliminare a tale attività di monitoraggio rimane la rilevazione dei costi aziendali annuali condotta a consuntivo.
Chi ha collaborato
In particolare, di seguito vengono illustrati i principali risultati dell’analisi annuale aggiornata nel 2015 e avente come esercizio di riferimento il 2014. Tale analisi si è basata sui dati di bilancio rilevati mediante un’indagine diretta condotta presso 30 aziende di allevamento specializzate nell’ingrasso di ristalli di importazione, situate in Veneto e Piemonte, le due regioni italiane maggiormente vocate a questo tipo di produzione. Per la selezione degli allevamenti e la rilevazione dei dati ci si è avvalsi della collaborazione delle Oo.Pp. più rappresentative sul territorio: Azove, Unicarve per la regione Veneto e Asprocarne per il Piemonte. La metodologia è stata studiata insieme al Crpa, incaricato della raccolta e validazione dei dati.
Raccolta dati e metodologia
Per la raccolta dei dati tecnici ed economici necessari al calcolo dei costi medi annuali è stata predisposta una specifica scheda di rilevazione aziendale, la cui compilazione permette di acquisire le informazioni utili a tracciare le caratteristiche tecniche e strutturali dell’allevamento e a calcolarne il risultato economico e il costo medio di produzione (costo kg peso vivo prodotto e costo per capo al giorno), funzionale alla definizione della struttura del monitoraggio trimestrale dei costi delle partite vendute.
Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, i costi di produzione sono calcolati considerando l’allevamento come unità operativa distinta da quella relativa alla coltivazione dei fondi.
I costi considerati
La scheda aziendale è stata strutturata in modo da poter identificare il maggior numero di voci di costo oggettivamente attribuibili al centro zootecnico (costi specifici variabili e fissi), e, d’altra parte, ottenere gli elementi necessari a ripartire i costi comuni. La quota di fatturato derivante dalla vendita dei capi da macello sul totale dei ricavi aziendali è utilizzata quale parametro per la ripartizione dei costi comuni o congiunti, ossia quei costi che non sono direttamente riconducibili a un particolare prodotto, ma che fanno capo all’attività di amministrazione generale dell’azienda agricola (consulenze, oneri bancari, spese amministrative, quote di associazione alle organizzazioni professionali, etc.). Per l’imputazione dei costi relativi ai fattori fissi di produzione, rappresentati principalmente dal lavoro e dai macchinari, sono stati considerati i fabbisogni necessari alla sola gestione dell’allevamento, e quindi le ore lavoro e la disponibilità di macchine e attrezzature dedicate alla conduzione delle attività di allevamento (preparazione e distribuzione delle razioni, rinnovo lettiere, gestione effluenti, etc.). I costi non dedotti direttamente dalla contabilità aziendale, ma che derivano da una stima, includono quelli relativi al lavoro familiare, agli interessi sul capitale investito in azienda e agli ammortamenti, al fine di ottenere risultati confrontabili tra le aziende, a prescindere dalle reali condizioni di indebitamento e dal grado di obsolescenza delle strutture e delle attrezzature.
I risultati dell’indagine
Il costo di allevamento, calcolato in riferimento all’esercizio 2014, è compreso tra un minimo di 253,62 €/100 kg di peso vivo prodotto per quanto riguarda il campione di aziende localizzate in Veneto, e un massimo di 263,37 €/100 kg del campione di allevamenti di vitelloni Garonnesi localizzati in Piemonte. Per giorno di presenza, il costo medio è pari a 3,37€/capo nel caso delle aziende di maggiore dimensione specializzate nel finissaggio di vitelloni Charolaise e Limousine (>550 posti stalla) e a 4,00 €/capo negli allevamenti più piccoli di capi Garonnesi.
Il prezzo non copre i costi
Includendo nell’analisi anche i costi per l’acquisto del ristallo, il confronto tra i costi e i ricavi, rapportati al capo o al peso vivo venduto, mostra che in entrambi i gruppi di allevamenti il prezzo al macello non ha coperto interamente i costi. Per quanto riguarda i centri di ingrasso di vitelloni Charolaise e Limousine, il prezzo di vendita ha coperto mediamente il 93% del costo totale, un margine sufficiente a recuperare le spese sostenute per l’acquisto dei mezzi correnti e dei servizi alla produzione, ma solo parte del costo del lavoro. Il ricavo unitario non ha inoltre consentito la remunerazione del capitale investito.
Il documento completo può essere consultato sul sito internet:
http://www.pianidisettore.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/875
* Ismea, Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale.
L’articolo completo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 2/2016
L’edicola di Informatore Zootecnico