L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce sia volatili domestici che selvatici. Questi ultimi possono risultare contagiosi per avicoli come polli, anatre, tacchini e altri. Tale malattia, in particolare quando sostenuta da ceppi ad alta patogenicità (HPAI), ha effetti devastanti conseguenti non solo all’elevato tasso di mortalità che può essere raggiunto, ma anche all’impatto economico che deriva dalle necessarie azioni di controllo ed eradicazione e dalle restrizioni al commercio applicate nelle sedi di focolaio. L’allerta per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea è scattata conseguentemente alla conferma da parte dell’Oie, l’Organizzazione mondiale della sanità animale, della circolazione del virus dell’influenza aviaria altamente patogeno del sottotipo H5 negli uccelli selvatici e domestici in Russia occidentale e in Kazakistan tra maggio e settembre 2020. Si tratta di territori coinvolti nelle rotte migratorie dell’avifauna selvatica verso l’Europa.
Come riportato in una nota del ministero della Salute, il rischio è che possa ripresentarsi una situazione simile a quanto accaduto nel 2005 e nel 2016, quando, a partire dalla circolazione dell’HPAI nella stessa area della Russia durante i mesi estivi, si sono poi verificate epidemie in Europa settentrionale e orientale durante i mesi autunnali e invernali. Da qui potrebbe esserci poi la diffusione alle aree dell’Europa meridionale e occidentale.
La situazione epidemiologica
Secondo quanto riportato in un recente aggiornamento dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, nell’Ue ad oggi risultano confermati focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5 in volatili domestici e selvatici in cinque Stati membri: Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Danimarca e Irlanda.
Nei Paesi Bassi attualmente sono stati confermati quattro focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N8 in allevamenti di pollame domestico mentre, per quanto riguarda i selvatici, le prime conferme di HPAI del medesimo sottotipo virale risalgono alla seconda metà di ottobre. A queste hanno fatto seguito varie altre segnalazioni di influenza aviaria ad alta patogenicità H5, tutte riscontrate in volatili selvatici rinvenuti morti in diverse aree umide del Paese.
Anche in Germania, nei primi dieci giorni del mese di novembre, è stata confermata la presenza di influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N8 in due allevamenti, uno multispecie a conduzione familiare e uno di galline ovaiole. Nei selvatici sono numerosi i casi di positività al virus HPAI riscontrati nello stesso arco di tempo, con una netta prevalenza anche in questo caso del sottotipo virale altamente patogeno H5N8. Segnalato, inoltre, un focolaio di influenza aviaria a bassa patogenicità in uno zoo nella prima metà di ottobre.
Nel Regno Unito, ad oggi, sono stati confermati un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità H5N8 nel pollame e un altro, indipendente, a bassa patogenicità in un allevamento di avicoli misti. La positività al sottotipo virale H5N8 è stata confermata anche in 5 volatili selvatici.
La Danimarca ha notificato all’OIE una positività al sottotipo virale altamente patogeno H5N5 in un falco pellegrino e la positività al sottotipo virale H5N8 in altri cinque selvatici.
Infine, in Irlanda è stato trovato il 6 novembre un falco pellegrino morto e positivo al virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità del sottotipo H5N8.
Necessario intensificare biosicurezza e sorveglianza
EData la situazione epidemiologica emersa dal report di aggiornamento sull’influenza aviaria “Avian influenza overview May-August 2020” pubblicato il 30 settembre dall’Efsa in collaborazione con il Centro di referenza europeo per l’influenza aviaria, è stato raccomandato a tutti gli stati membri di intensificare le misure di sorveglianza e biosicurezza per evitare possibili nuovi focolai di influenza negli ultimi mesi del 2020.
Di conseguenza, il ministero della Salute ha disposto il rafforzamento delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli al fine di ridurre al massimo il contatto diretto e indiretto con i volatili selvatici. Ha disposto anche il rilevamento precoce dei casi sospetti HPAI, per mezzo di segnalazione tempestiva alle autorità competenti qualora si verifichino episodi di aumento della mortalità, cali di produzione e variazioni del consumo di acqua e mangime.
Si rende inoltre necessario rafforzare l’attività di sorveglianza passiva su uccelli malati o trovati morti al fine di escludere o confermare la positività ai virus influenzali HPAI. Infine, non meno importante risulta essere la campagna di informazione rivolta a tutte le categorie professionali potenzialmente coinvolte con delucidazioni in merito alla malattia, alle misure precauzionali e ai meccanismi di notifica per gli uccelli malati o morti. A.M.