Il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) è comparso prima in altri Paesi europei, ma anche in Italia continua ad avanzare con casi accertati non più solo nei volatili selvatici (responsabili della trasmisioone del virus) o in allevamenti rurali (leggi qui), ma sempre più spesso in allevamenti industriali di pollame, quasi tutti nel veronese.
Come riportato dal Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria, il 6 novembre 2021 sono risultati positivi al virus dell’aviaria tre allevamenti industriali di tacchini da carne della provincia di Verona, rispettivamente di 40mila capi, 12mila capi e 12.500 capi.
Un altro focolaio di influenza aviaria in un allevamento rurale di galline ovaiole (250 capi) di Ostia, a Roma, è stato accertato sempre lo scorso 6 novembre a seguito di dei controlli eseguiti dopo aver riscontrato una mortalità anomala a partire dal 27 ottobre. Il rapporto del Centro di referenza nazionale dell’Istituto Zooprofilattico ha confermato che il focolaio di influenza aviaria era di sottotipo H5.
Sono scattate subito, come prevede la normativa europea, le operazioni di abbattimento, pulizia e disinfezione, compresa l’istituzione di una zona di protezione con il raggio di 3 chilometri dall’allevamento sede di focolaio di influenza e una zona di sorveglianza nel raggio di 10 chilometri, negli allevamenti colpiti dall’influenza aviaria.
Tutte le carcasse dei volatili devono essere distrutte immediatamente, i veicoli e le attrezzature utilizzate per trasportare pollame sono sottoposti a procedure di disinfestazione, così come tutti i veicoli utilizzati.
Non sono consentiti, senza l’autorizzazione del veterinario, l’ingresso e l’uscita dall’azienda di pollame, altri volatili in cattività o altri mammiferi domestici. Chiunque entri o esca da un allevamento ha l’obbligo di rispettare opportune misure di biosicurezza.
Sono vietati il trasporto di carne di pollame, la movimentazione e il trasporto tra aziende, su strada, e l’introduzione e l’immissione di selvaggina. Sono vietate fiere di pollame e altri volatili. Tutte le misure sono in vigore per almeno 21 giorni dopo l’esecuzione della disinfestazione del focolaio.
La maggior parte dei casi positivi all’influenza aviaria in provincia di Verona
I casi scoperti a novembre sono gli ultimi di una lunga lista: a partire dal 19 ottobre il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria aveva infatti confermato diverse positività per virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) nel pollame domestico. La maggior parte dei virus appartengono al sottotipo H5n1. Sono stati coinvolti primariamente allevamenti di tipo industriale, soprattutto tacchini da carne situati in provincia di Verona.
Il 5 novembre scorso è stato accertato un focolaio in un allevamento industriale di galline ovaiole da 213mila capi del veronese, il giorno prima era risultato positivo un allevamento industriale di galline ovaiole sempre in provincia di Verona, il 4 novembre era toccato ancora a due allevamenti industriali tacchini da carne sempre nella stessa provincia.
Il 3 novembre scorso erano stati scoperti due focolai di influenza aviaria in un allevamento di tacchini sempre industriali e di broiler, tutti nel veronese.
Ancora casi positivi negli uccelli selvatici
Per quanto riguarda invece i volatili selvatici il 9 novembre scorso il Centro di referenza nazionale ha confermato diverse positività sempre per al virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai), sottotipo H5.