«Nel 2022 sono state prodotte 1,21 milioni di tonnellate di carne avicola, un dato in contrazione (-11,8% rispetto al 2021) soprattutto per problemi sanitari legati all’influenza aviari,. ma nonostante ciò l’Italia mantiene la 5° posizione nella UE con quota 11%. Le avicole si confermano le carni più consumate: con il 35% dei volumi di carne consumata in casa e il supermercato resta il canale più rilevante (37%)». L’ha sottolineato Fabio Del Bravo, responsabile direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) nel corso della tavola rotonda a Fieravicola al Rimini Expo Center.
Il consumo annuo pro capite di carni avicole si attesta su 20,5 kg. E la produzione avicola, con un tasso di auto-approvvigionamento del 100%, (nonostante un -7,8 % rispetto al 2021), rimane l’unica filiera autosufficiente tra le proteiche animali. Guardando ai primi mesi del 2023 inoltre, se l’inflazione alleggerisce i carrelli, a risentirne sono le altre carni mentre le avicole crescono del 12%.
Anche se nel carrello della spesa rallenta l'acquisto di prodotti proteici nel 2022 in termini di volume (-1,2%), le carni nel complesso perdono solo lo 0,8%, sostenute dalle suine. Diverso il dato se rapportato al quinquennio 2018 – 2022 dove i volumi di acquisto dei proteici delle famiglie italiane hanno rinfoltito il carrello della spesa.Secondo Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, «la contrazione produttiva dell’11,8% nel 2022 emersa dagli ultimi dati Ismea, connessa a una riduzione del tasso di approvvigionamento dal 107,8% al 100% e a un -24% dell’export, ci pone di fronte ad uno scenario che non va trascurato. La pandemia prima e la situazione geopolitica hanno reso evidente quanto sia strategica la tutela della nostra autosufficienza produttiva, grazie alla quale la nostra filiera garantisce ai consumatori italiani proteine nobili ad un prezzo accessibile. Una consapevolezza che va rafforzata anche nelle istituzioni Ue, che troppo spesso cedono il terreno a una ideologia ambientalista, con il rischio di dare spazio a importazioni da Paesi terzi che non offrono le stesse garanzie in termini di sicurezza alimentare e di qualità dell’Italia. Chiediamo di intensificare le azioni di tutela delle produzioni Ue, evitando che, come troppo spesso accade, i prodotti agroalimentari siano oggetto di scambio politico rispetto a relazioni commerciali globali, in favore di altri settori».
Annachiara Saguatti di Aretè ha affrontato poi il tema delle materie prime utilizzate per la produzione dei mangimi del settore avicolo, concentrandosi su mais, frumento, semi e farina di soia. «Nel 2022 sono stati raggiunti sul mercato europeo picchi di prezzo che rappresentano dei record storici – dice Saguatti - ma nei primi mesi del 2023 si è segnata un’inversione di tendenza, favorita dal contesto geopolitico e dal rallentamento dell’inflazione».
L’aumento di prezzo delle uova non frena le vendite
Per quel che riguarda le uova, l’incremento dei prezzi medi (+10% nel 2022 e +18,5% nel primo trimestre 2023) non ha fermato le vendite (+1,8% nel 2022 e +3,1% a inizio 2023). Con oltre 11,8 miliardi le uova prodotte nel 2022, pari a circa 744 mila tonnellate, l’Italia si conferma 4° produttore europeo. È pari a 216 uova circa il consumo pro-capite medio di uova tal quali, che diventano 227 se si considerano gli ovoprodotti, pari a oltre 14,3 Kg/anno.
Gianluca Bagnara, presidente di Assoavi, ha sottolineato come le uova in questo momento stiano vivendo un momento di respiro, dopo aver sofferto un anno fa per l’aumento delle materie prime. «Questa è una filiera che supererà le turbolenze – dice Bagnara – non sarà facile, bisogna attrezzare il nostro paese a gestire gli stoccaggi di materie prime portando avanti a livello comunitario il principio di reciprocità con i mercati fuori dall’Europa».