Misurare lo stress da caldo con i dati dei controlli funzionali

stress da caldo
I dati dei controlli funzionali di Aia possono essere utilizzati per interpretare molte situazioni di stalla. Tra queste se le bovine sono in disagio per le elevate temperature

Il Sistema Allevatori è impegnato come capofila nel progetto europeo denominato Leo (Livestock Environmental Opendata). Obiettivo specifico del progetto è creare una banca dati in grado di combinare assieme le informazioni sull’ambiente, la sanità, il benessere animale, il clima e la qualità dei prodotti in modo da valorizzarle per vincere le sfide del futuro: sostenibilità, sicurezza e biodiversità.

Il tema dello stress da caldo delle bovine da latte è sempre più presente negli studi scientifici di zootecnia e veterinaria, così come nelle consulenze aziendali. Infatti, gli allevatori sono sempre più consapevoli che la gestione del clima nelle loro stalle è uno dei fattori principali per mantenere buone produzioni e buona fertilità.
Il clima in Italia ha decisamente subìto un peggioramento dal punto di vista del caldo e il Sistema Allevatori, nell’ambito del progetto Leo, ha intrapreso una serie di studi per fornire uno strumento di valutazione dell’influenza dello stress da caldo sulle performance aziendali. Il metodo oggetto di studio è quello proposto dal prof. Israel Flamenbaum (vedi più avanti nel testo) e presto diventerà un report aziendale a disposizione di tutti gli allevatori.

Come si sta modificando il clima italiano

Il clima in Italia negli ultimi anni è stato caratterizzato sicuramente dal caldo, con nuovi record delle temperature medie annue e della media annuale della temperatura minima giornaliera, e da eventi meteorologici estremi, sempre più numerosi ed in alcuni casi eccezionali, che hanno interessato diverse aree del territorio nazionale.

 

Se si fa riferimento all’anno 2018, ad esempio, vengono facilmente alla mente i fenomeni associati al ciclone denominato “Vaia”, che ha investito gran parte del territorio nazionale tra il 27 e il 30 ottobre con venti con intensità medie orarie fino a 120 km/h e raffiche superiori a 200 km/h che hanno soffiato insistentemente per diverse ore sulla nostra Penisola, causando, tra l’altro, danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell’arco alpino; negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale per diverse durate, da un’ora a tre giorni, si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia.
Questi fenomeni, misurati e analizzati nel report annuale dell’Ispra (“Gli indicatori del clima in Italia nel 2018” – Anno XIV – Ispra) e da numerose altre pubblicazioni di enti preposti al monitoraggio degli eventi meteorologici, dei cambiamenti climatici e dell’ambiente, ci testimoniano gli effetti di quel cambiamento climatico annunciato da tempo dagli studiosi e che ormai si è affacciato anche alle nostre latitudini.

Il comfort termico di una bovina da latte

La bovina da latte è un mammifero omeotermo in grado di mantenere costante la propria temperatura corporea. Esiste però un intervallo della combinazione tra temperatura ambientale e umidità relativa che definisce la cosiddetta “zona di comfort termico”, nella quale l’animale è in condizioni di benessere ed è capace di mantenere la propria temperatura corporea senza dover alterare le proprie funzioni per favorire la termoregolazione.

Molti studi sono stati condotti per definire i limiti di temperatura e umidità relativi che delimitano la “zona di comfort” (Interaction between climate and animal production, N. Lacetera, U. Bernabucci, H.H. Khalifa, B. Ronchi, A. Nardone – ed. Wageningen Academic), infatti molte sono le formulazioni della tabella che stabilisce i valori limite delle zone di allerta e allarme per lo stress da caldo.
Per stress da caldo si intende la condizione in cui l’animale non è più in grado di dissipare un’adeguata quantità di calore al fine di mantenere la sua temperatura corporea all’interno di un range di normalità e questo accade quando l’animale è esposto in modo prolungato a una condizione di caldo estremo.

Quando le condizioni ambientali fanno oltrepassare il livello di criticità superiore (valore A’ della figura 1) si ha un aumento della temperatura corporea della bovina in quanto il calore prodotto dall’animale risulta maggiore di quello dissipato. Di conseguenza la prolungata esposizione a condizioni di caldo ambientale compromette le capacità di termoregolazione propria dell’organismo, causando stress, malori e nei casi più estremi perfino la morte dell’animale.
Nella figura 2 sono schematizzati i problemi sanitari a cui va incontro una bovina sottoposta a stress da caldo.


Prima di arrivare a compromettere lo stato di salute, la bovina mette in atto una serie di strategie di alterazione della funzionalità biologica per facilitare la termoregolazione tra cui:
- Riduzione dell’ingestione
- Aumento delle richieste metaboliche
- Riduzione della produzione
- Alterazione della composizione del latte
- Riduzione delle manifestazioni tipiche del calore
- Qualità degli oociti
- Aumento delle interruzioni di gravidanza
- Calo della fertilità
Tre di queste funzionalità sono regolarmente registrate nell’ambito dei controlli funzionali, ossia riduzione della produzione, alterazione della composizione del latte e calo della fertilità. Combinando assieme queste informazioni è possibile misurare l’effetto dello stress da caldo.

Peggioramento delle performance

Analizzando i dati della Frisona Italiana raccolti in occasione dei controlli funzionali, questo fenomeno emerge chiaramente.

I grafici 1, 2 e 3 mostrano il calo delle performance produttive e riproduttive nei mesi estivi, mentre il grafico 4 evidenzia un innalzamento del numero di cellule somatiche.

Misurazione aziendale dello stress da caldo

L’Associazione italiana allevatori, nell’ambito del progetto Leo, ha implementato il metodo di valutazione aziendale dello stress da caldo proposto dal prof. Israel Flamenbaum. Già nel 1986 sul Journal of Dairy Science (Jds 69:3140-3147), Flamenbaum ha pubblicato un lavoro dal titolo “Cooling Dairy Cattle by a Combination of Sprinkling and Forced Ventilation and Its Implementation in the Shelter System” stimolando l’attenzione sui danni provocati dal caldo alle bovine da latte.

Nel corso degli anni è stato da lui perfezionato il metodo di calcolo denominato Summer to Winter ratio che, attraverso l’analisi delle performance produttive, riproduttive e sanitarie dell’azienda, fornisce un valido aiuto per la misurazione dei “danni” provocati dal caldo a tutte le aziende israeliane attraverso i servizi dell’Israel Cattle Breeders Association.
Il report, se analizzato in una azienda che gestisce il raffrescamento delle bovine, fornisce in modo semplice ed immediato la valutazione dell’effetto del management e, quindi, è in grado di monitorare l’efficacia degli investimenti in raffrescamento dell’allevatore.
L’indicatore S:W ratio si basa sul rapporto tra la media estiva e la media invernale di una serie di grandezze dove la media invernale viene considerata la produzione ottimale aziendale perché non influenzata dallo stress da caldo. I parametri inclusi nella valutazione sono produttivi (produzione di latte corretto per contenuto di grasso, picco di lattazione, contenuto di grasso e proteina), riproduttivi (CR) e sanitari (cellule somatiche).
I valori del report danno anche la possibilità di effettuare analisi tra gruppi di aziende o tra territori.

L’autore è dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Allevatori

Misurare lo stress da caldo con i dati dei controlli funzionali - Ultima modifica: 2020-04-08T15:35:09+02:00 da Lucia Berti

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