Biobanca nazionale zootecnica, un’infrastruttura per il futuro

Al taglio del nastro, da sinistra, il presidente dell’Aia Nocentini e del Consdabi Matassino con autorità locali e istituzionali
Una struttura per la conservazione della biodiversità italiana nel settore. La presentazione del nuovo organismo avvenuta a Benevento

Ha visto la luce il 26 marzo scorso la Biobanca nazionale zootecnica (Bnz) ed è stata una giornata importante per la tutela e la conservazione della biodiversità nazionale di interesse zootecnico che si è svolta alla presenza di autorità, rappresentanti istituzionali e del mondo allevatoriale, a Benevento (Piano Cappelle), presso il polo logistico sede di Consdabi (Consorzio per la sperimentazione, divulgazione e applicazione di biotecniche innovative), del Laboratorio dell’Aia (Associazione italiana allevatori) per il Mezzogiorno, dell’Aacm (Associazione Allevatori Campania e Molise) e dell’Archivio storico dell’Aspa (Associazione scientifica di produzione animale).

Si tratta di una nuova infrastruttura che aspira a diventare un pilastro della gestione della ricca biodiversità di interesse zootecnico del nostro paese. Non poteva essere diversamente, dal momento che, come è stato ricordato nel corso della cerimonia, l’Italia possiede un patrimonio unico a livello continentale, costituito da oltre 282 razze autoctone secondo i dati censiti dalla Fao.

Un patrimonio agroalimentare da custodire e valorizzare

Lo scopo della Biobanca non è solo quello della conservazione della biodiversità animale, ma anche della conservazione, studio e valorizzazione all’interno dei propri “caveau”, un’ampia gamma di razze di pregio per le produzioni agroalimentari nazionali.

La Biobanca supporta, infatti, le attività di pianificazione per tutelare la biodiversità zootecnica mediante la raccolta e conservazione del materiale biologico prelevato da tutte le razze allevate nel nostro paese.

Oltre 700mila campioni biologici di diverse specie di animali

Attualmente la Bnz conserva oltre 700mila campioni biologici appartenenti alla specie bovina e bufalina, ovina, caprina, equina (cavalli e asini), suina, cunicola.

Si tratta di razze allevate in Italia, frutto di oltre un trentennio di lavoro a disposizione della ricerca scientifica, ma anche delle istituzioni e degli enti che operano nell’ambito del miglioramento genetico e delle applicazioni in campo genomico. Anche per questi numeri l’Italia si può considerare un vero e proprio hot spot di biodiversità zootecnica, e, in genere, animale.

Non sono da trascurare, poi, gli impieghi di questo patrimonio per la caratterizzazione e valorizzazione del vasto assortimento di prodotti di derivazione zootecnica, sia carnei che lattiero-caseari, a loro volta spesso garantiti da specifici marchi d’origine (Dop, Igp, Stg) basati su razze locali autoctone o a limitata diffusione.

Eccellenze nelle eccellenze rigorosamente “fatte in Italia”

Solo per fare qualche esempio, tra i formaggi, il Parmigiano Reggiano monorazza (Reggiana, Modenese, Bruna, Pezzata Rossa), il Provolone del Monaco Dop (bovino Agerolese), la Mozzarella di Bufala Campana Dop (Bufala Mediterranea Italiana). Queste ultime sono due vere e proprie eccellenze del territorio campano ormai rinomate e conosciute oltre i confini regionali.

Molti altri esempi si potrebbero fare anche per altre specie e razze, dagli ovicaprini, ai bovini da carne, ai suini.

A questo indubbio valore si somma quello che può considerarsi più “immateriale” ma non per questo meno importante, riferito ad ambiente e paesaggio. Valori tutelati addirittura nei princìpi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana. Non risulta, quindi, improprio affermare che la biodiversità animale possa rientrare in una tutela riservata normalmente ai beni culturali e paesaggistici.

A maggior ragione, quando si pensi che la localizzazione di allevamenti con animali riconducibili a tipi genetici autoctoni è spesso in aree marginali a serio rischio di abbandono. E quindi, anche in considerazione degli effetti di cambiamenti climatici e dell’evoluzione nelle dinamiche di consumo (globalizzazione, omologazione, introduzione di cibi ultraprocessati o creati in laboratorio) occorre assicurare un futuro a queste nostre inimitabili produzioni di origine animale.

Lo studio del genoma animale, poi, ha permesso di individuare nelle diverse specie e razze anche i caratteri di adattamento ambientale, di resistenza a patologie e anche le qualità nutraceutiche delle produzioni.

Tutti elementi che sono utili agli obiettivi indicati nel concetto “One Health” cui la zootecnia può dare un prezioso contributo.

La Biobanca nazionale zootecnica, gestita dal Consdabi anche in qualità di partner della capofila Aia, era, del resto, già operativa nei primi anni di lavoro del Progetto Leo (Livestock environment opendata) con il Psrn (Programma di sviluppo rurale nazionale) 2014-2020, ma la presentazione a Benevento vuole essere l’occasione del debutto pubblico.

Presenti le autorità istituzionali e il mondo allevatoriale

Dopo il rituale taglio del nastro, alla presenza

  • del presidente di Consdabi, Donato Matassino,
  • dei presidenti dell’Aia e dell’Aacm, Roberto Nocentini e Davide Minicozzi,
  • con i rispettivi direttori Mauro Donda e Augusto Calbi,
  • il sindaco di Benevento Clemente Mastella,
  • il presidente della Provincia sannita Nino Lombardi, con il predecessore Carmine Nardone
  • e, per la Regione Campania, la dirigente della direzione generale delle Politiche agricole Maria Passari,
  • il presidente di Coldiretti Campania Ettore Bellelli,
  • il direttore Salvatore Loffreda,
  • i presidenti dell’Anci Sergio Pompa e dell’Anasb Nicola Palmieri
  • e, in rappresentanza del Masaf, Massimo Benvenuti della Disr (Direzione generale dello sviluppo rurale) VII, con Agostino Casapullo, Lucia Pinto e Giacomo Contò,

è stato possibile visitare la struttura, illustrata nel dettaglio dal direttore tecnico dell’Aia, Riccardo Negrini.

Ruolo strategico di trait d’union con altre realtà italiane

All’incontro di presentazione della Bnz sono intervenuti Luca Buttazzoni del Crea Zootecnia su “Il ruolo del National Focal point Fao per la tutela della Biodiversità”, e Federica Turri del Cnr di Lodi (in collaborazione con Flavia Pizzi) su “Ruolo delle Biobanche per la conservazione delle biodiversità” e Flavio Luongo del Consdabi (in collaborazione con Giuseppina Polese) su “La Biobanca Nazionale Zootecnica come strumento per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità animale italiana”.

Alla presenza dei rappresentanti del mondo accademico e di altre Regioni confinanti (Lazio, Molise) si è tra l’altro sottolineato che la Bnz potrà rappresentare un centro di collegamento con altre realtà attive sul territorio italiano (ad es., Cnr Ibba), con la garanzia di un’adeguata protezione e gestione altamente professionale, in funzione pure di “disaster recovery” per le raccolte di gameti, la cui crioconservazione in un unico sito costituisce un fattore di rilevante criticità.

Il prossimo passaggio sarà ora quello di mettere in rete l’elenco (dinamico) di tutto il materiale conservato in Italia al fine di consentirne la fruizione e di aderire compiutamente al network europeo delle biobanche Eugena.

In questo senso il Cnr Ibba e il Consdabi si sono candidati come centri di riferimento e coordinamento proprio per mettere in rete tutte le biobanche nazionali: il primo aspira a diventare il centro per il germoplasma in crioconservazione e il secondo quello per i campioni di materiale biologico animale.

Una delle sale della neo-Bnz con le attrezzature a disposizione per conservare i campioni biologici

La tutela delle risorse genetiche, un excursus storico

In particolare, Buttazzoni ha ripercorso le origini storiche della tutela delle risorse genetiche delle popolazioni animali, in Italia a partire dal progetto finalizzato del Cnr, nei primi anni Settanta del secolo scorso, proposto e diretto da Giuseppe Rognoni, passando per la prima definizione di “Biodiversità” che risale a Walter G. Rosen a Washington (Usa) nel 1986 fino all’attivazione degli studi di fattibilità e strategie della Fao agli inizi degli anni Novanta.

Nello stesso periodo in Italia il ministero dell’Agricoltura, con il supporto dell’Aia, era stato creato il Cesgave (oggi Consdabi).

Altro passaggio importante per la tutela internazionale della Biodiversità, la Convenzione di Rio de Janeiro del 1992, ratificata in Italia nel 1994. Proprio nel ‘94, la strategia Fao definì l’organizzazione di un Ufficio Centrale presso la sede di Roma, la costituzione di un National focal point (Nfp) in ogni Paese aderente e un Regional focal point in ognuno dei 5 Continenti (in Europa istituito nel 2001). Dal 2016, Nfp è il Crea con il compito, tra l’altro, di aggiornare periodicamente il data-base Fao e di conservare “in vitro” il materiale biologico disponibile.

La criobanca del germoplasma Animale presso l’Ibba Cnr è, dal 2023, iscritta alla Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Biobanca nazionale zootecnica, un’infrastruttura per il futuro - Ultima modifica: 2024-04-17T17:09:55+02:00 da K4

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome