Sul fronte della zootecnia da latte pesano due situazioni: diminuzione significativa dei pagamenti Pac e abolizione delle quote latte; su quello della carne, la diminuzione dei pagamenti diretti (titoli speciali) e gli accordi commerciali Mercosur, Usa e Canada. Scenari inquietanti, viene spontaneo dire, considerando che entrambi i settori sono già penalizzati da alti costi di produzione che differenziano l’Italia da altri Paesi europei.
Un dato eloquente, facile da interpretare, che interessa entrambi i settori è, ad esempio, il rispetto della Direttiva Nitrati: in Francia gli allevatori se la cavano con tre pagine compilate ed un costo irrisorio, in Italia le pagine salgono a oltre 100 e i costi sono di migliaia di euro. Se poi aggiungiamo i costi dei controlli e le normative più stringenti in fatto di sicurezza alimentare e benessere animale, è un miracolo se migliaia di allevatori italiani “non appendono la stalla al chiodo”.
Rimanendo con i piedi per terra e guardando avanti, viene spontaneo dire che il futuro occorre progettarlo, per non doverci leccare ferite incurabili fra qualche anno. Ma ora con la nuova Pac Eu 2020 per la zootecnia in Italia si aprono scenari tanto inediti quanto imprevedibili.
Lo scenario
Guardiamo i lati positivi e diamoci da fare per trasformare quelli negativi in positivi. Carne e latte possono contare entrambe su uno scenario mondiale in forte evoluzione che, a livello globale, registra:
- una consistente crescita demografica, con una previsione di 9 miliardi di esseri umani al 2050;
- una crescente globalizzazione dei mercati;
- una crescita economica del sud del mondo con popolazioni che emergono dalla povertà aspirando a nutrirsi meglio, con diete più evolute e quindi più ricche di proteine animali;
- un aumento stimato di consumo di carne bovina nel mondo nei prossimi dieci anni pari a 9,4 miliardi di tons (+ 13,5%);
- un aumento notevole della richiesta di latte in polvere e latte sfuso, conseguenza anche del “ciclone Cina” che nel 2012 ha importato 1.220.000 tons di prodotti lattiero caseari (11% dei volumi mondiali).
Vitelli da carne dal settore latte
A fronte di tali dati è quanto mai opportuno stabilire punti di contatto tra zootecnia bovina da carne e da latte, soprattutto per quanto riguarda la ripartizione dell’aiuto accoppiato (art. 52) e per una innovativa collaborazione, per dar vita a quella che potrebbe essere una vera rivoluzione del settore, con la produzione di migliaia di vitelli da destinare all’ingrasso, per la produzione di carne di qualità.
L’Italia ha abbandonato l’allevamento della vacca nutrice dagli anni ’60. In Italia il numero attuale di vacche nutrici specializzate da carne è molto ridotto ed il totale è di circa 258.000 capi, suddivisi come illustrato nella tabella 1. In Francia invece le vacche nutrici sono circa 4.200.000.
Gli allevatori italiani specializzati nell’allevamento di bovini da carne hanno dovuto rifornirsi di vitelli da ingrassare acquistandoli all’estero, in particolare l'80% dalla Francia, il 20% dai restanti Paesi (Irlanda, Austria, Germania, Polonia, Romania, etc).
Considerato che è molto difficile ristabilire un patrimonio zootecnico di vacche nutrici in Italia per i seguenti motivi:
- costo elevato di acquisto delle vacche nutrici specializzate da carne;
- ridotta disponibilità di pascoli;
- perdita della professionalità da parte degli allevatori;
ne consegue che, per aumentare in tempi relativamente brevi i ristalli “italiani”, è molto importante stabilire una forte e convinta collaborazione con gli allevatori di vacche da latte affinché “mettano a disposizione” un consistente numero di bovine da latte da inseminare con seme di tori da carne, per ottenere ristalli (maschi e femmine) da destinare all’ingrasso.
Secondo questa logica:
- favorire l’uso del seme sessato nelle aziende di vacche da latte per la rimonta interna (per liberare un maggior numero di uteri da fecondare con seme di tori da carne);
- fornire seme altamente qualificato di tori da carne, per ottenere dei vitelli “omogenei” (per struttura, conformazione, accrescimento, indice di conversione) che presentino facilità al parto e non creino problemi alla vacca da latte.
Aiuto ai vitelli, incroci da carne, nati da vacche da latte
Con tali azioni è possibile dare un reddito aggiuntivo alle aziende di vacche da latte e ottenere ottimi ristalli da fornire agli allevatori di bovini da carne.
Entrando nel dettaglio, il patrimonio di vacche da latte in Italia è pari a 1.750.000 capi, così ripartito: nelle regioni del Nord Italia si contano 1.333.878 vacche da latte (il 76% del totale); nelle regioni del Centro Italia se ne contano 120.372 (il 7%); in quelle del Sud se ne contano 308.920 (il 17%).
Si stima che utilizzando il “seme sessato” (femmina) sul 65% delle migliori vacche da latte (circa 1.140.000) l’allevatore possa soddisfare la rimonta interna, qualificandola. Il numero di vacche rimanenti, circa 614.000, potrebbe fornire un numero consistente di vitelli incrocio da carne pregiati, ovvero i “ristalli nati in Italia”, da destinare all’ingrasso.
Attualmente, i vitelli nati da vacche nutrici e destinati all’ingrasso sono circa 195.000 (Piemontesi, Marchigiani, Romagnoli, Chianini, incroci). Poter disporre di altri 400.000 vitelli incrocio da carne, maschi e femmine, (stima teorica) significherebbe poter dimezzare l’acquisto dei ristalli dalla Francia e da altri Paesi europei.
A questo proposito, riassumiamo nella tabella 2 un’ipotesi di conto economico con confronto tra uso del “seme convenzionale” e “seme sessato” su una stalla di 100 vacche e 40 manze, con previsione di n. 2,5 interventi per gravidanza e con una rimonta interna pari al 30-35%.
Se poi al vantaggio economico ottenuto dall’applicazione del programma “seme sessato” si aggiunge un “premio accoppiato” di almeno 200 euro recato dall’art. 52 a vitello incrocio da carne nato da vacca da latte, aumenta l’interesse economico dell’allevatore di vacche da latte poiché ai 12.760 euro andrebbero aggiunti i premi ai 60 vitelli ottenuti, secondo il seguente schema:
- vantaggio economico per l’utilizzo di seme sessato in una stalla con 100 vacche e 40 manze: +12.760 euro;
- premio accoppiato art. 52 (200 euro x 60 vitelli incroci da carne): +12.000;
- totale vantaggio economico per utilizzo del seme sessato con aggiunta del premio accoppiato da art. 52: +24.760.
A fronte di un simile programma, è necessario agire verso il ministero della Salute e il gestore della Banca dati nazionale anagrafe bovina ufficiale (Istituto zooprofilattico di Teramo) affinché aggiornino il sistema di rilevazione dei dati con l’inserimento (nei passaporti e nell’anagrafe) dell’informazione “padre” (da rendere obbligatoria al più presto con decreto) per distinguere chiaramente la tipologia del tipo di “incrocio” ai fini:
- del premio da corrispondere all’allevatore di vacche da latte per aver prodotto un vitello da carne con utilizzo di seme di toro da carne;
- dell’applicazione di programmi di miglioramento genetico, ovvero consentire una selezione genetica dei tori miglioratori seguendo il vitello dall’inseminazione (conoscenza del padre e della madre) sino alla macelleria (performance e qualità della carne).
Aiuto ai vitelli a carne bianca
Dare un premio all’allevamento del vitello a carne bianca, agganciandolo come per il bovino da macello, all’applicazione del “Sistema di qualità zootecnia nazionale” (Sqn) in base al Dm 4/3/2011 è sicuramente un incentivo per mantenere in vita un sistema di allevamento che altrimenti rischia di scomparire.
Anche in questo caso conta molto la collaborazione con gli allevatori di vacche da latte che sono i principali fornitori dei baliotti da destinare allo svezzamento e allevamento sino agli 8 mesi, età massima di macellazione.
Aiuto alle vacche nutrici da carne o ai vitelli nati?
Se l’obiettivo degli aiuti accoppiati è di aiutare la zootecnia bovina da carne è altamente sconsigliato dare un premio alle “vacche nutrici” per i seguenti motivi:
- non sarebbe un incentivo a migliorare la mandria e aumentare le nascite di vitelli;
- potrebbero essere premiate anche vacche a fine carriera non in grado di figliare;
- sarebbe come distribuire i “premi a pioggia”.
Per sviluppare un intervento economico che premi gli allevatori che detengono le vacche nutrici da carne, e per aumentare il numero di ristalli “nati in Italia”, si propone:
- di continuare l’esperienza dell’art. 68, premiando con l’art. 52 il “vitello nato”;
- di intervenire sui Psr delle Regioni vocate, per incentivare l’acquisto di vacche nutrici, agendo sui pagamenti delle varie misure, prevedendo punteggi e maggiorazioni dei parametri economici alle aziende che utilizzano i prati pascolo con vacche nutrici.
Eloquente il dato del numero dei vitelli (maschi e femmine) nati nel 2013 da vacche nutrici Igp (Vitellone bianco dell’Appennino): nati da Chianina 15.075 vitelli, nati da Marchigiana 15.500 vitelli, nati da Romagnola 4.563 vitelli, totale 35.111 vitelli.
Aiuto ai bovini da macello
Quello dell’aiuto ai bovini al macello è un capitolo molto importante perché, come detto all’inizio, senza un forte aiuto accoppiato ai bovini da macello le aziende di allevamento rischiano veramente di chiudere l’attività perché non in grado di compensare i costi di produzione. Ovviamente non basta dare l’aiuto accoppiato, è necessario finalizzarlo se si vuole veramente rilanciare la zootecnia bovina da carne.
Dal 2006 è pronto un Piano carni bovine nazionale che già allora aveva l’obiettivo di migliorare il mercato della carne bovina prodotta in Italia per remunerare adeguatamente l’impresa e prepararla alle nuove sfide: nuova Pac Eu 2020, regole Wto (commercio mondiale).
Il Piano carni bovine poggia su tre pilastri:
- il Sistema di qualità nazionale zootecnia (Sqn) con disciplinari di produzione approvati e marchio ombrello registrato dal Mipaaf;
- il Progetto “4 i”, ovvero l’aumento dei ristalli prodotti in Italia per non dipendere totalmente dall’estero e dare vita a una filiera tutta italiana;
- la raccolta privata dei fondi, tramite l’Interprofessione, da destinare alla promozione del marchio registrato dal Mipaaf per comunicare un “nome” della carne prodotta in Italia ai consumatori.
Aiuto alla produzione del latte qualità
Per le aziende da latte non in grado di sviluppare progetti specifici per la produzione di vitelli incroci da carne con il progetto “seme sessato” è opportuno venga rispristinato il sistema utilizzato con l’art. 68 in vigore ancora per il 2014.
Agli allevatori di vacche da latte dovrebbe essere data la possibilità, per ottenere il premio accoppiato (art. 52), di scegliere tra due opzioni:
a) premio accoppiato a vitello incrocio da carne nato;
b) premio accoppiato a litro latte qualità.
La ripartizione del premio accoppiato (art. 52)
Distribuire “a pioggia” i premi accoppiati e non finalizzarli a un reale progetto di sviluppo del comparto, soprattutto dal punto di vista commerciale (visto che l’Italia importa oltre il 42% di carne estera), è un orientamento che deve essere considerato come facente parte di una vecchia politica. Una politica superata, che non aveva progetti e doveva accontentare il maggior numero di utenti.
La proposta per l’applicazione dell’art. 52 è supportata dalle motivazioni che sintetizziamo nelle tabelle dalla 3 alla 6: premio a vitello nato, premio ai bovini da macello, premio ai vitelli a carne bianca, premio al settore latte.
E se quelle sono le motivazioni, gli importi legati a questa stessa proposta di applicazione dell’articolo 52, premi accoppiati, vengono stimati nella tabella 7.
L’aiuto alla zootecnia bovina da carne e da latte, come progettato nella tabella 7, sarebbe pari al 62% del totale complessivo degli aiuti accoppiati. I francesi hanno stanziato il 70%.
Per gli importi stanziati all’art. 52 va poi stabilito un sistema di compensazioni (vasi comunicanti) come previsto dall’art. 68 (le economie di un settore vanno a beneficio degli altri, se non spese).
Il primo anno, il 2015, è considerato “di partenza”. Nel 2016 sarà necessario verificare l’efficacia delle azioni poste in atto ed eventualmente rimodulare le norme a valere per il 2017.
Allegati
- Scarica il file: Nuova Pac e zootecnia: connettere latte e carne