È destinata ad allungarsi la lista dei caseifici che in Piemonte hanno aderito all’accordo sul prezzo indicizzato del latte per la campagna 2011-2012. Oltre a Inalpi di Moretta (Cn), che ha fatto da apripista applicando per primo il nuovo sistema di calcolo, e al caseificio Pugliese di Torino, si sono aggiunti anche Biraghi spa, il caseificio Longo, il caseificio Monviso e altri più piccoli. Complessivamente si arriva al 50% circa del latte piemontese che viene valorizzato con il nuovo meccanismo di formazione del prezzo.
Applicando l’intesa che è stata firmata in Regione Piemonte lo scorso 29 marzo, il valore del latte viene quindi definito e aggiornato sulla base di un paniere di prodotti e di indicatori riconosciuti sia dai produttori che dall’industria di trasformazione. Il sistema di prezzo indicizzato è oggi condiviso quindi sia dalla parte agricola, rappresentata da Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Alpilat (l’Associazione produttori latte Piemonte), che da buona parte dell’industria. Su questo tema del prezzo indicizzato del latte si è focalizzato un convegno alla Festa nazionale dell’Agricoltura, organizzata dalla Cia l’11 settembre 2011.
IL SISTEMA DI CALCOLO
Il meccanismo, messo a punto da Daniele Rama, direttore dell’Osservatorio sul mercato dei prodotti lattiero-caseari all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, si basa sull’andamento di un paniere di 15 voci, ripartito fra quotazioni al consumo di prodotti caseari sul mercato internazionale, nazionale e prezzi di alcune materie prime che rappresentano costi di produzione per gli allevatori. La Regione Piemonte e l’assessore all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, lo hanno sostenuto e promosso come strumento indispensabile per affrontare l’elevata volatilità dei mercati nazionali e internazionali, da un lato, e per valorizzare il prodotto locale e la filiera dall’altro.
L’idea non è comunque nuova perché in Lombardia, la regione che produce più del 40% del latte italiano, era già stato sperimentato anni fa un paniere di prodotti diversi preso come indice di riferimento, senza poi dare seguito all’iniziativa. Al Piemonte va quindi il merito di avere concretizzato un progetto che oggi viene considerato un modello di valorizzazione di tutta la filiera.
Il prezzo, calcolato sulla base dell’indice, è riferito a un prodotto intero e genuino, refrigerato alla stalla a +4°C nel rispetto delle prescrizioni della normativa igienico-sanitaria nazionale e comunitaria, senza Iva, con pagamento non oltre i 60 giorni dalla data di fatturazione. Il prezzo della materia prima viene definito secondo le modalità del sistema indicizzato a titoli (grasso e proteine per il polverizzato, grasso e caseine per la caseificazione, ed eventuali altri parametri qualitativi in base alla destinazione del latte) e aggiornato mensilmente. Una commissione paritetica, appositamente costituita, si riunisce periodicamente per monitorare il meccanismo.
FILIERA SODDISFATTA
«La formula riconosce un contributo a tutti gli attori della filiera: dall’allevatore, al trasformatore, all’utilizzatore finale. Solo in questo modo gran parte del latte piemontese può essere trasformato in regione», spiega Pietro Depaoli, presidente di Alpilat (Associazione produttori latte Piemonte). «Abbiamo eliminato un punto di tensione e tutta la filiera è soddisfatta – sottolinea Ambrogio Invernizzi, presidente di Inalpi – e questo accordo mostra che il metodo per la determinazione di un prezzo indicizzato è un progetto innovativo e pone le basi per una reale collaborazione di filiera che vede tutti gli attori coinvolti nell’iniziativa. La stessa filiera ha già messo in cantiere nuovi progetti di qualificazione del latte del Piemonte. Finanziamo un importante progetto formativo, un master per la sicurezza alimentare del latte che verrà impiegato per valorizzare la filiera».
Per quanto riguarda i rapporti tra grande distribuzione organizzata, industria e agricoltura, Lodovico Actis Perinetto, presidente di Cia Torino, ha affermato che devono basarsi su una equilibrata remunerazione dei costi sostenuti da chi produce e da chi trasforma: «La gdo esercita invece, in molti casi, forti pressioni sui prezzi riconosciuti ai produttori e ai trasformatori. È una prassi che si scarica in modo pericoloso sulla tenuta dei margini e che si riflette sulla stessa tipologia qualitativa dei prodotti. Il sistema di prezzo del latte indicizzato è un esempio di rapporto equo tra agricoltura e industria ed è la prima volta che come indice del mercato vengono riconosciuti anche i costi delle aziende agricole».