Viene comunemente chiamato “Pacchetto latte” ed è, in buona sostanza, una serie articolata di misure di riforma della politica agricola comunitaria a favore del settore lattierocaseario europeo.
Con prudente approssimazione lo si potrebbe definire una sorta di “stralcio” della più generale riforma della Pac in discussione parallelamente in questi mesi. “Stralcio” che ha diverse ragioni d’essere: nella gravità della crisi dalla quale il settore latte si è parzialmente risollevato solo pochi mesi fa, nelle specificità e fragilità strutturali che lo caratterizzano da sempre, e ovviamente dall’importanza strategica che esso riveste nell’ambito dell’agricoltura continentale.
Non a caso, l’idea di una serie di misure specifiche per il settore lattiero nasce tra 2009 e 2010, quando la crisi del prezzo del latte in Europa era grave, profonda e virulenta.
In quei mesi avvengono ampie discussioni che coinvolgono i rappresentanti della filiera lattiero-casearia europea e viene istituito ad hoc un “Gruppo di alto livello” al quale viene affidato il compito di studiare soluzioni e rimedi. Fatto questo importante lavoro, a fine dicembre 2010 arriva la prima bozza del “pacchetto latte” che ufficialmente prende la forma di una proposta di regolamento da parte della Commissione europea.
In queste settimane, su questa proposta, si è espressa la Commissione agricoltura del Parlamento europeo, l’istituzione che – in ossequio al principio della codecisione voluto dal Trattato di Lisbona – avrà, insieme al Consiglio dei ministri agricoli, il potere di approvare la riforma stessa. E la Commagri, come viene chiamata, ha introdotto importanti novità tra cui spicca la volontà di dare ai consorzi di tutela dei prodotti dop e igp la possibilità di dotarsi di forme di programmazione della produzione.
Dopo la pausa estiva il provvedimento passerà all’esame del Parlamento per l’approvazione definitiva e non sono previsti stravolgimenti in aula di quanto è stato elaborato e deciso in Commissione. Staremo comunque a vedere; la partita in Consiglio deiministri agricoli sarà invece tutta da giocare.
Le modalità applicative di molte misure, infine, in parte saranno affidate a successivi provvedimenti europei e in altra parte lasciati a una, pur condizionata, libertà di scelta da parte degli stati membri.
I RAPPORTI CON L’INDUSTRIA
Ma cerchiamo di capire contenuti e portata di questo “pacchetto latte”, almeno per ciò che si può fare allo stato dell’iter.
Il titolo del progetto di riforma proposto dall’Esecutivo di Bruxelles, e sulla quale si è ora pronunciata la Commissione agricoltura del Parlamento europeo, è “Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica al regolamento (CE) n. 1234/2007 per quanto riguarda i rapporti contrattuali nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari”. Già la scelta della Commissione Ue di proporsi di riformare il reg. 1234 del 2007, quello che ha istituito la cosiddetta organizzazione comune di mercato unica, dice molto. E se tecnicamente è quello il regolamento che va rivisto, politicamente non sfugge l’intenzione di adoperarsi per prevenire le crisi nel settore latte. E di farlo andando ad agire sui meccanismi che ne regolano ilmercato.
Non già per tornare ad affidarsi agli strumenti di sostegno diretto ai prezzi (acquisti all’intervento), ormai improponibili per l’evoluzione delWto e della stessa Pac, ma per tentare di influenzare i rapporti commerciali tra i diversi attori della filiera.
Eccoci così alla grande novità del Pacchetto latte, che è insita nella frase «per quanto riguarda i rapporti contrattuali », che è eloquente sulla profonda natura politica della riforma. In poche parole: di tenta di incidere sui rapporti di forza tra i produttori di latte e l’industria di trasformazione, storicamente sbilanciati a favore di quest’ultima.
Nella ratio del provvedimento c’è sì la crisi del prezzo del latte del 2009, c’è certamente il continuo indebolimento delle misure di sostegno diretto al mercato degli ultimi anni, c’è eccome l’orizzonte della fine del regime delle quote latte, ma c’è soprattutto la presa di coscienza del legislatore europeo della sproporzione strutturale tra la forza contrattuale dei produttori di latte e l’industria.
DUE STRATEGIE
E quali sono, secondo il Pacchetto latte, le strategie fondamentali per fare questo? Sono due: aggregare gli imprenditori del latte e far adottare contratti scritti, con criteri obbligatori, prestabiliti e tutelanti, nei rapporti stallalatteria. Insomma rafforzare, concentrandola, l’offerta e contrattualizzare i rapporti economici tra gli operatori.
Già da questo appare chiaro che il perno centrale della politica agricola europea a favore del settore lattiero dei prossimi anni ha un nome e cognome: Organizzazione dei produttori (Op).
E l’intervento del Parlamento europeo rafforza l’intenzione della Commissione Ue, inserendo nuove norme concernenti il riconoscimento delle stesse Op e delle loro associazioni. Ha modificato la percentuale massima di latte “controllato” da una singola organizzazione di produttori all’interno di uno stato membro, che passa dal 33% al 40% e ha introdotto deroghe all’obbligo di aderire ad un’unica Op.
CONTRATTI PREDEFINITI
Sarà l’Op ad effettuare i contratti con la latteria di turno. E qui veniamo al secondo elemento importante del “Pacchetto latte”: la contrattualizzazione. Troppo spesso la cessione del latte avviene senza che il produttore abbia in mano un impegno scritto. La proposta Ue è di adottare contratti con elementi predefiniti: durata della cessione, termini di pagamento, volumi di consegna, clausole di risoluzione.
Inoltre, i contratti dovranno indicare il prezzo concordato, che potrà essere fisso o variabile a seconda: di indicatori di mercato (indicizzazione); della qualità del latte; dei volumi consegnati, ovvero un prezzo decrescente a consegne oltre limiti prestabiliti (una forma di regolazione dell’offerta surrogatoria delle quote latte).
E sui contratti la Commissione Agricoltura del Parlamento è intervenuta estendendo l’obbligatorietà della loro adozione; inoltre ha stabilito che la loro durata non possa essere inferiore a un anno e ha introdotto regole per la rinegoziazione.
INTERPROFESSIONE
Per il resto, il Pacchetto latte prevede di rafforzare in Europa l’ambito dei rapporti interprofessionali, istituendo organismi comuni tra produttori e trasformatori finalizzati ad azioni di coordinamento della filiera, valorizzazione e promozione dei prodotti. In questo settore il Parlamento ha esteso alla grande distribuzione la partecipazione agli organismi interprofessionali.
Infine introduce misure per aumentare la trasparenza di mercato. In sostanza si tratterà di far circolare nella filiera più informazioni sui volumi prodotti e sui prezzi.