La strategia Farm to fork non convince gli allevatori. Dopo il lancio del video appello “I 9 paradossi della Farm to Fork” il settore zootecnico europeo prosegue nella ricerca di un dialogo costruttivo con le istituzioni Ue per ottenere un maggiore coinvolgimento nel processo legislativo che porterà all’applicazione della strategia destinata a orientare le politiche agroalimentari comunitarie nei prossimi decenni. Durante l’incontro in diretta streaming “Alimentazione e Allevamento: chi decide il futuro dell’Europa?” promosso da Eunews in collaborazione con Carni Sostenibili e European Livestock Voice, il settore zootecnico ha sottolineato le principali criticità ed esigenze che devono essere prese in considerazione dalla Commissione europea, pena la sconfitta per produttori e consumatori.
Scordamaglia: «No ad approcci ideologici e strumentali»
«La strategia Farm to fork è una straordinaria opportunità - ha affermato Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni e rappresentante per l’Italia dell’associazione Carni Sostenibili - ma anche un rischio e cioè che questa transizione verde non sia guidata da un approccio obiettivo scientifico e razionale, basato su numeri e dati, bensì sia condizionata da approcci ideologici o peggio ancora strumentali e questo trasformerebbe un’opportunità in una sconfitta per i produttori ma anche per i consumatori europei». E sulla sostenibilità che è sempre più il perno su cui si accende il dibattito, Scordamaglia ha ricordato: «a chi pensa di diventare sostenibile tornando ad usare l’aratro in legno, faccio presente che i risultati di sostenibilità raggiunti in Italia derivano dall’essere il secondo paese al mondo nell’uso dei robot e nell’automazione del settore alimentare. Siamo l’ottava economia al mondo per Pil, ma solo la terzultima per emissioni di Co2, perché produciamo emettendo poco. È questa la via alla sostenibilità che vogliamo».
La sostenibilità del sistema agroalimentare italiano
Scordamaglia ha poi ricordato i numeri del nostro comparto che negli anni ha dimostrato il suo impegno verso la sostenibilità. «Negli ultimi sette anni i fitofarmaci sono stati ridotti del 20%, gli antibiotici del 42%, i fertilizzanti chimici del 15% e i gas serra da settore agricolo dell'11%. E come si arriva ad ottenere questi risultati? Con tecnologie, precision farming. L’Italia - ha incalzato Scordamaglia - è diventato il secondo paese al mondo per automazione agroalimentare e robot impiegati nel settore. Se prevalesse un approccio ideologico i nostri prodotti eccellenti aumenterebbero di prezzo, diventerebbero riservati a una elite di consumatori e saremmo costretti a importare da altri paesi, in cui non vengono osservati gli stessi nostri standard qualitativi».
«Attenzione alle fake meat»
«Staccare la produzione alimentare dalla terra, dai territori e dagli agricoltori e trasferirli all’interno di aziende e poche multinazionali di laboratorio, che sostituiscono gli ingredienti naturali con quelli chimici e vendono questi prodotti come miracolosi, è un enorme pericolo», ha concluso Scordamaglia, ricordando che «nella fake meat sono stati investi solo nel 2020 3,9mld di dollari».
Bury: «L’allevamento è parte della soluzione»
«Il nostro futuro post-covid non può e non deve semplicemente essere “torniamo alla normalità”. Ogni attore deve recitare il proprio ruolo per raggiungere la transizione verso dei sistemi alimentari sostenibili. L’allevamento è uno dei settori essenziali dell’agricoltura europea ed è parte della soluzione. Conto - ha sottolineato Claire Bury della Commissione Ue, vice direttrice generale DG SANTE - che questo settore faccia tutti gli sforzi verso una produzione sostenibile in linea con gli obiettivi del Green Deal».
Bury ha poi specificato che ciascuna azione della Farm to fork (non la strategia in toto) avrà una valutazione dell’impatto. «Per mettere in pratica la transizione – ha proseguito – possiamo aiutare gli allevatori dando loro accesso all’innovazione. Altrettanto importante è la sfida della digitalizzazione. Nuove generazioni e zone rurale devono avere accesso alla connessione a banda larga».
Dorfmann: «Valutare gli impatti di questa strategia»
«Credo che la strategia Farm to Fork proposta dalla Commissione per le filiere agroalimentari sia di alto valore per un coinvolgimento efficace sia dei consumatori che degli operatori. C’è la necessità di essere sostenibili, e dobbiamo rispettare la biodiversità: abbiamo oggettivamente degli obblighi e dobbiamo far sì che i consumatori diano un valore più alto al cibo. Dobbiamo però - ha affermato Herbert Dorfmann, deputato europeo, Commissione AGRI - valutare gli impatti di questa strategia anche a livello economico e sociale: è una responsabilità verso i cittadini e anche per gli operatori che sono impegnati a garantire l’accessibilità al cibo». Dorfmann, in linea con Scordamaglia ha poi ribadito: «per essere sostenibili è imprescindibile un approccio scientifico e accurato».
Guteland: «Il settore zootecnico deve cambiare passo»
Su posizioni distanti ma non diametralmente opposte Jytte Guteland, deputata europea gruppo dell'Alleanza progressista dei Socialisti & Democratici, ha sottolineato la necessità di un cambiamento di passo nel settore zootecnico in vista di un obiettivo di sostenibilità che oggi, secondo la deputata, ancora non sembra essere raggiunto. «Di fronte alla strategia Farm to Fork ci sono molte sensibilità, ma va ricordato che stiamo attraversando un momento storico il Green Deal che rappresenta un passo fondamentale per le generazioni future. Deve essere chiara la direzione sulla sostenibilità – ha detto Guteland –. E, sebbene molto sia stato fatto, c’è ancora da lavorare ma possiamo farcela. Gli allevatori oggi sono i veri eroi del quotidiano perché il cibo è fonte di vita, per questa ragione serve un futuro sostenibile anche per questo settore, senza sprechi e una nuova direzione dell’Europa nella distribuzione degli incentivi che devono essere destinati soprattutto a quegli allevatori che decidono di orientarsi alla sostenibilità».
Pesonen: «l’Europa implementi politiche a supporto del settore»
Pekka Pesonen, segretario generale Copa – Cogeca, ha ricordato l’impegno in termini di sostenibilità della zootecnia sottolineandone il valore economico. Oggi il settore rappresenta circa il 40% dell’intero comparto agricolo europeo per un valore di 170 miliardi di euro con 4 milioni di addetti. «Quello di cui abbiamo bisogno – ha concluso Pesonen - è che l’Unione Europea implementi politiche che consentano al settore agricolo di apportare le modifiche necessarie a mantenere autonomo il nostro modello di produzione, affinché sostenga le nostre tradizioni culinarie conosciute in tutto il mondo, contribuisca allo sviluppo economico delle zone rurali, supporti l’economia circolare e risponda alle aspettative future dei consumatori».
Associazione Carni Sostenibili (www.carnisostenibili.it/) è un'associazione italiana senza scopo di lucro che rappresenta tutte le filiere della lavorazione e trasformazione delle carni (bovine, suine e avicole), con l’obiettivo di promuovere la produzione sostenibile e il consumo consapevole di carni e salumi. Fondata nel 2012 l'associazione ha realizzato una piattaforma di comunicazione digitale, supportata dalla pubblicazione di studi e ricerche, per promuovere una corretta informazione scientifica e la sua diffusione, in merito alla sostenibilità ambientale, economica e sociale dell'intera filiera della carne.
European Livestock Voice (www.meatthefacts.eu) è un gruppo multi-stakeholder di partner dell'Ue che condividono l’obiettivo di sviluppare un dibattito equilibrato intorno a un settore che gioca un ruolo essenziale nella tutela del prezioso patrimonio e futuro dell'Europa. Le associazioni rappresentano settori che vanno dal benessere animale ai mangimi, dagli allevatori agli agricoltori; insieme per informare il pubblico sul valore sociale delle produzioni animali e sul loro contributo alle sfide globali, offrendo un'altra prospettiva nei dibattiti in corso.