« Sono trasmissioni che dicono mezze verità. I dati scientifici smentiscono le assurdità che vengono purtroppo diffuse dalla televisione pubblica anche in una fase particolarmente critica per il nostro Paese. Si sono viste, inoltre, nella trasmissione su Rai 3 aziende che non rappresentano certo la media delle aziende agricole lombarde che sono tutte molto rispettose di leggi e regolamenti, a cominciare dalla direttiva nitrati». Così il presidente di Confagricoltura Lombardia, Antonio Boselli, ha commentato quanto emerso nel servizio di Report del 13 aprile scorso sull'ipotesi di un collegamento tra allevamenti, inquinamento e coronavirus.
«Certo – prosegue Boselli -, è chiaro che tutte le attività antropiche producono inquinamento, dal riscaldamento delle case alla produzione di alimenti e perfino attraverso l'aria che respiriamo. Anche l’allevamento contribuisce alla formazione di Pm10. Peccato che tutti i dati scientifici dimostrano che a tutta l’agricoltura nel suo complesso possa essere imputato al massimo un 15% delle emissioni e che il sequestro di Co2 ad opera delle colture vegetali supera di quattro volte il valore di tali emissioni».
«E dobbiamo assistere a tutto questo – ha commentato sempre il presidente di Confagricoltura Lombardia - mentre persone che abitano in aree focolaio dove non si trovano allevamenti di suini o di bovini continuano a morire o ad essere ricoverate in terapia intensiva: basta con queste fake news».
Sotto accusa la deroga al divieto di spandimento a febbraio
La trasmissione televisiva metteva sotto accusa, in particolare, la deroga concessa dalla Regione Lombardia per gli spandimenti effettuati in febbraio, in quanto le continue piogge autunnali non avevano consentito di effettuare tali operazioni in precedenza. «Tale autorizzazione – precisa il presidente di Confagricoltura Lombardia – è arrivata dopo un’attenta valutazione del ministero dell’Ambiente e sempre subordinata alle emissioni di bollettini agro-meteorologici che individuavano i giorni più adatti per farlo».
«Purtroppo è ormai confermato – conclude Boselli – come numerose persone contagiose, spesso ignare e senza sintomi, fossero in circolazione fin dai primi di gennaio: ma, come sempre, meglio prendersela con gli agricoltori che sono pochi e fanno un lavoro ai più sconosciuto; meglio magari pensare che la loro attività, ossia la produzione di cibo, possa essere delegata ad altre nazioni: così alla prossima pandemia, oltre alle mascherine, compreremo dalla Cina anche la carne».