Che mondo sarebbe senza dazi, barriere o sussidi? Quali riflessi ci sarebbero sul mercato lattiero caseario mondiale e quali benefici per il made in Italy? È legittimo chiederselo, dopo la proposta di Trump all’ultimo G7 in Canada, che ha spiazzato tutte le potenze presenti e che ha avuto, secondo gli analisti, un esito controverso. Certo gli Usa rappresentano un mercato molto interessante per l’export di formaggi, in particolare per quelli italiani, particolarmente apprezzati per la qualità. Sarebbe tuttavia necessario, accanto a un’abolizione dei dazi su scala globale, eliminare anche le quote di ingresso, ove previste. E gli Usa a oggi pongono limiti quantitativi in entrata.
Sul versante del prezzo del latte, continua la corsa in Italia del latte spot, che alle borse merci di Lodi e Milano l’11 giugno raggiunge la cifra di 38,50 € per 100 kg, su entrambe le piazze, con un’accelerazione intorno al 6% rispetto alla quotazione precedente.
Valore in crescita anche per il latte intero pastorizzato spot di provenienza estera, che a Verona raggiunge il 37,50 € al quintale.
Al contrario, nel mese di maggio frena il prezzo medio europeo del latte crudo alla stalla, che diminuisce, seppure non in tutti i paesi. In Olanda, a esempio, il prezzo garantito per il mese di giugno dalla cooperativa Friesland Campina è stato fissato 34,25 € al quintale: +0,25 € rispetto a maggio. Di fatto, seppure siano prezzi più bassi rispetto allo scorso anno, sono superiori di molto rispetto ai 25 €/100 kg registrati a giugno 2016.
Sono segnali positivi, anche alla luce di una crescita dei listini del latte sia negli Stati Uniti (+1,8%) che in Oceania (+1,4 per cento). Anche il colosso neozelandese Fonterra, infatti, ha annunciato un aumento del payout del latte per i prossimi mesi. Una scelta che lascia intravedere buone prospettive anche per la domanda a livello mondiale.
All’interno di questo scenario non sembrano preoccupare i livelli alti dei magazzini in Europa, che al 30 aprile di quest’anno custodivano ancora 367.279 tonnellate di polvere di latte scremato (Smp), a oggi ancora difficilmente collocabili, nonostante i buoni flussi commerciali verso i paesi con le economie più fragili.
Le previsioni di Clal si confermano esatte anche con riferimento alla calma che sta dominando il valore del burro, stazionario a 6.150 €/ton nell’Unione europea, ma in lieve flessione negli Stati Uniti (-0,6%) a 4.452 €/ton e in Oceania, dove – con una perdita del 2,4% - il prezzo si ferma a 4.826 euro alla tonnellata. Tendenza ribassiste confermate anche al Global Dairy Trade, che perde l’1,7% nella prima settimana di giugno.
Nessuna variazione per i listini di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che sono stazionari a 7,23 €/kg per il Grana Padano stagionato “15 mesi e oltre” (quotazione di Milano, 11 giugno), e per il Parmigiano Reggiano 24 mesi si mantengono a 11,70 €/kg nella stessa seduta borsistica.
Per le due Dop a pasta dura prosegue il percorso di internazionalizzazione. Nel primo trimestre 2018 Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono cresciuti del 6,6% in quantità e del 6% in valore. Bene anche Gorgonzola (+5,9% in quantità e +8,6% in valore), Provolone (+25,3% in quantità e +21,6% in valore), formaggi freschi fra cui mozzarella e ricotta (+4,1% in quantità e +10,7% in valore), formaggi grattugiati o in polvere (+9,8% in quantità e +15,4% in valore).