Il rispetto della direttiva nitrati di origine agricola mette nuovamente l’Italia nei guai. La Commissione europea ha inviato al nostro Paese una seconda lettera di messa in mora, dopo quella spedita nel novembre 2018, per il mancato rispetto della direttiva 676 del 1991 che previene l’inquinamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola.
Questa volta la Commissione, nel pacchetto che riassume le note sulle infrazioni comunicate a dicembre, ha contestato all’Italia la riduzione del periodo di divieto di spandimento continuo degli effluenti zootecnici (durante il quale è vietata la distribuzione in campo) e la mancata revisione di alcuni programmi d'azione regionali.
Per questo motivo è partita la seconda lettera di costituzione in mora, che concede al nostro Paese due mesi per superare i problemi trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato continuando con la procedura d’infrazione.
La lettera di messa in mora del novembre 2018
La prima lettera di costituzione in mora, spedita aveva chiesto all’Italia di garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, di riesaminare e designare ulteriori zone vulnerabili in diverse parti del Paese e di adottare misure aggiuntive o azioni rafforzate per raggiungere gli obiettivi della direttiva. Non tutto è stato superato, nel frattempo sono sorte i nuove problemi.
Che cosa prevede la direttiva sui nitrati
Gli Stati membri devono monitorare le loro acque e identificare quelle che sono inquinate o potrebbero essere inquinate da nitrati provenienti da fonti agricole. La direttiva prevede che vengano definite le zone vulnerabili ai nitrati, ossia le zone più sensibili dove esistono zone a maggiore densità di allevamenti e non è possibile distribuire più di 170 chili di azoto per ettaro l’anno nelle zone vulnerabili, quantitativo che può raddoppiare nelle aree non vulnerabili.
Lo stesso Green Deal europea spinge in questa direzione e ha come obiettivo un'Ue a "inquinamento zero", a beneficio della salute pubblica, dell'ambiente e della neutralità climatica.