Le Regioni Lombardia e Piemonte hanno iniziato a negoziare con Bruxelles sulla direttiva contro l’inquinamento da nitrati. Dopo la prima seduta del Comitato nitrati a marzo, le parti hanno fissato un nuovo appuntamento per il 25 giugno prossimo e un terzo incontro si svolgerà nell’ottobre 2015. L’obiettivo è il rinnovo della deroga per il quadriennio 2016-2019 che scadrà il 31 dicembre 2015 e consente agli allevamenti delle Regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna di superare, attraverso la distribuzione nei campi degli effluenti zootecnici, i 170 chili di azoto per ettaro l’anno nelle zone vulnerabili e raggiungere i 250 chili a determinate condizioni. Lombardia e Piemonte hanno presentato la richiesta di rinnovo alla Commissione Europea, mentre Veneto ed Emilia Romagna hanno per il momento deciso di rinunciare.
Le due Regioni stanno però cercando di ottenere condizioni migliori rispetto alla prima richiesta di deroga. Innanzitutto si punta a semplificare il più possibile le procedure amministrative della richiesta di deroga. Si parte in questo ambito dalla trasformazione della deroga su richiesta della singola azienda a un’adesione automatica per tutte le aziende che rispettano determinati requisiti. Un’altra ipotesi di modifica riguarda un incremento dell’azoto che è possibile distribuire sui campi tramite un aumento dell’efficienza di impiego. Il refluo verrà utilizzato quindi secondo una gestione agronomica capace di soddisfare i fabbisogni colturali minimizzando le perdite di azoto nell’ambiente.
Mentre in Veneto ed Emilia Romagna le adesioni alla deroga sono state scarse e le domande delle aziende agricole non hanno mai superato poche decine, in Piemonte e soprattutto in Lombardia, i numeri raggiunti hanno spinto verso il rinnovo. In Lombardia nel 2014 hanno presentato infatti domanda di deroga 268 aziende agricole, nel 2013 le adesioni erano state 216 e nel 2012 erano state presentate 292 domande.
In Piemonte sono state presentate 25-30 richieste nel quarto anno, partendo da poco meno di una quarantina del primo anno.
Francesca Baccino