Comagri Ue, bovini fuori dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali

La Commissione Agricoltura del Parlamento Ue ha votato a larga maggioranza di escluderli dalla proposta di riforma della direttiva sulle emissioni

Ora la questione passa alla Commissione Ambiente che dovrà tenere in considerazione questa decisione in occasione del voto a fine maggio. Dal mondo agricolo commenti tutti positivi.

La nuova direttiva sulle emissioni industriali potrebbe fare a meno degli allevamenti bovini. La Commissione Agricoltura del Parlamento Ue ha votato il 25 aprile scorso a larga maggioranza (36 a favore, 8 contrari e 2 astenuti) di escluderli dalla proposta di riforma della direttiva  e di eliminare ulteriori oneri per suini e pollame. Ora la questione passa alla Commissione Ambiente che dovrà tenere in considerazione la decisione della Comagri in occasione del voto a fine maggio. Dal mondo agricolo sono arrivati commenti tutti positivi.

Per il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si tratta di una «vittoria italiana in Commissione Agri: riconosciuta l'incoerenza di parificare le emissioni industriali con quelle del comparto zootecnico. Prosegue la nostra battaglia in difesa del sistema agroalimentare italiano».

«Condividiamo pienamente l'obiettivo dell'esecutivo Ue – ha detto Paolo De Castro, relatore per il gruppo S&D nella commissione Agricoltura del Parlamento europeo –, di ridurre i gas serra e l'inquinamento, ma gli obblighi di sottomettersi a un regime di autorizzazioni e a implementare pratiche produttive sempre più stringenti derivanti da questa proposta, rischiano di mettere a repentaglio la sostenibilità dei nostri allevamenti, soprattutto quelli di minori dimensioni. Sarebbe non solo tecnicamente errato paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato». De Castro ha anche spiegato che gli allevamenti suinicoli e avicoli già oggi assoggettati alla direttiva «beneficeranno di un sistema semplificato, che obbliga tutti gli stati membri a rilasciare le autorizzazioni necessarie entro 6 mesi dalla richiesta, garantendo adeguati livelli di concorrenza a livello europeo».

«La commissione Agricoltura – ha sottolineato l'assessore all'Agricoltura di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi – ha preso una decisione di buon senso, che ora deve essere ribadita anche in sede di commissione Ambiente, scongiurando ciò che suonerebbe come uno schiaffo per il nostro settore zootecnico».

Aia, assurdo equiparare e bovini e industrie

Soddisfatti il presidente e il direttore generale dell’Aia (Associazione italiana allevatori), Roberto Nocentini e Mauro Donda: «La decisione è importante perché evita anche ulteriori oneri a carico dei settori suinicolo e avicolo e viene incontro a quanto sollecitato dal sistema allevatoriale italiano che aveva a più riprese sottolineato l’assurdità tecnica e scientifica di assimilare l’attività delle nostre stalle a quella di stabilimenti industriali. La Commissione europea, infatti, aveva proposto di ampliare le attività ricomprese nella cosiddetta direttiva sulle emissioni agli allevamenti bovini con numero di capi superiori a 150 unità. Ciò avrebbe inevitabilmente portato alla chiusura di molte stalle con conseguente perdita del valore economico e sociale, ma anche ambientale, della zootecnia italiana».

Anche i dati del Progetto Leo (Livestock environment ppendata – www.leo-italy.eu), frutto di rilevazioni effettuate in singoli allevamenti, confermano che l’impatto della zootecnia in termini di emissioni nell’ambiente è di gran lunga inferiore a quanto contenuto nelle informazioni generalmente veicolate dai media negli ultimi tempi, provenienti dalle fonti più disparate.

Forte impegno del mondo zootecnico verso l’ambiente

 «La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy – ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione.  La proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione».

La Cia ha ricordato come oggi in Europa l’incidenza degli allevamenti sulle emissioni complessive si collochi tra il 7% e il 10% e ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di CO2 della zootecnia rappresentano il 5,2% del totale. Il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, ha assicurato che l’organizzazione agricola «continuerà a lavorare nelle prossime settimane con gli europarlamentari della Commissione Ambiente. Ribadiamo la piena necessità di tenere fuori gli allevamenti dalla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali, altrimenti si rischia la chiusura e il fallimento di tantissime stalle».

Soddisfatto per il momento anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: «Riteniamo assurdo e infondato paragonare gli allevamenti alle attività industriali – ha sottolineato – dal momento che c’è un impegno forte da parte del mondo zootecnico nel dare una risposta a una sempre maggiore richiesta di attenzione verso l’ambiente, che vede l’Italia primeggiare sul fronte delle tecnologie innovative e della sostenibilità, come peraltro dimostrano i risultati ottenuti rispetto alle emissioni di ammoniaca e gas serra che, negli ultimi 30 anni, si sono ridotte rispettivamente del 24% e 12% (fonte Ispra)».

«Non possiamo che accogliere con grande soddisfazione - ha commentato il presidente della Copagri, Tommaso Battista, l’esclusione degli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, con quale si era inteso equipararli, a livello di inquinamento e di emissioni in atmosfera, alle grandi industrie dell’Unione Europea».

 

 

Comagri Ue, bovini fuori dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali - Ultima modifica: 2023-04-26T20:01:08+02:00 da Francesca Baccino

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