L’avviso pubblico era stato emanato dal Mipaaf il 10 agosto 2017, mentre l’accesso delle domande si è aperto lo scorso 29 gennaio e in poche settimane, come sembra dalle prime risultanze, i fondi a disposizione sono già stati esauriti. Stiamo parlando dei Progetti di filiera, per i quali il ministero delle Politiche agricole ha pubblicato il bando, appunto nell’estate dell’anno scorso, e la cui apertura ai progetti dei richiedenti è iniziata a fine gennaio 2018.
Il bando prevede una dotazione finanziaria complessiva di 260 milioni di euro, così ripartiti: 60 milioni per aiuti a progetti in conto capitale; 200 milioni come contributo a finanziamenti a tasso agevolato attraverso il Fondo rotativo di sostegno alle imprese. La verifica delle domande è ancora in itinere, ma se in generale si tratta di una misura orizzontale, bisogna sottolineare che ha interessato diversi comparti zootecnici, dal latte all’allevamento dei suini.
Più nello specifico, oltre che di contratti di filiera si parla anche di contratti di distretto. La differenza consiste essenzialmente nel tipo di progetto e di beneficiario. Nel caso di contratto di filiera, il focus è concentrato su singole filiere, dunque questo tipo di domanda può essere presentato da aziende operanti all’interno di una stessa filiera agroalimentare o di una stessa filiera agroenergetica ma, in aggiunta, è necessario che l’area economica interessata dal progetto presentato sia multi-regionale.
Per quanto invece riguarda i contratti di distretto, il focus è su quest’ultimo; ovvero le aziende che presentano il progetto e fanno richiesta secondo il bando Mipaaf devono far parte di uno stesso distretto produttivo, anche se sostanzialmente appartenenti a filiere diverse.
Nei fatti, questi “Contratti” si risolvono in un vero e proprio incentivo, rivolto principalmente a operatori del settore agricolo e a imprese industriali del comparto alimentare, a presentare progetti comuni di integrazione di filiera. Si tratta di progetti corposi, che le stesse norme che regolano questa materia fissano in una dimensione economica compresa tra i 4 e i 50 milioni di euro.
Ora, siccome nella maggioranza dei casi i progetti presentati nelle domande dei richiedenti presentano un’entità molto più vicina al tetto massimo che al minimo, ecco che, considerando i molti progetti già presentati a poca distanza dall’apertura del bando avvenuta – una nota di Agrocepi parla di 46 domande già presentate – si comprende come, con ogni probabilità, i 260 milioni a disposizione siano già stati impegnati.
Andando un poco più nel dettaglio bisogna aggiungere che le agevolazioni ai progetti di filiera o di distretto sono articolate nella forma di contributo in conto capitale e di finanziamento agevolato, subordinato però alla concessione di un finanziamento bancario pari almeno al 50% dell’investimento complessivo.
Gli obiettivi che si pongono i contratti di filiera e di distretto – che tra l’altro giustificano il finanziamento pubblico di questo strumento di politica agroalimentare – sono sostanzialmente comuni a entrambi i “contratti” e mirano alla riorganizzazione dei rapporti tra i differenti soggetti della filiera, promuovendo collaborazione e integrazione e puntando anche a creare le condizioni per migliori relazioni di mercato.
La consistenza della misura è garantita dalle norme che i soggetti proponenti hanno dovuto seguire per giungere alla firma dei contratti di filiera o di distretto con il Mipaaf, e dunque avere accesso alle agevolazioni. Sì perché prima di presentare un progetto, i soggetti proponenti devono sottoscrivere tra loro un documento dettagliato (si veda box).
IL COMMENTO
Per comprendere meglio l'utilità generale dei contratti di filiera e di distretto, abbiamo chiesto aiuto al professor Daniele Rama – direttore della Smea, Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell'Università Cattolica di Cremona.
«Oggi più che mai – ci spiega Rama – i collegamenti verticali all'interno delle filiere agroalimentari, o anche tra filiere collegate entro distretti locali, costituiscono uno strumento indispensabile per il successo delle nostre produzioni. Da un lato i consumatori, e spesso la distribuzione per conto di questi ultimi, chiedono di conoscere la storia di un prodotto per valutare se fidarsi o meno, quindi una rintracciabilità lungo tutti gli anelli della catena d’offerta.
In secondo luogo – prosegue il direttore di Smea – l’estrema diversificazione dei comportamenti d’acquisto e di consumo, da un lato, e dell’offerta produttiva, dall’altro lato, rendono assai più complessa la corretta trasmissione dei “segnali di mercato” (valore attribuito ai prodotti, specificazioni qualitative richieste, ecc) e questo si traduce nell’esigenza di collegamenti organici tra gli operatori.
Per essere vincenti – conclude il professor Rama – non basta differenziare i propri prodotti, ma serve anche avere uno stretto controllo sui costi e sull’efficienza. Ciò vale non solo per i singoli stadi delle filiere, ma anche e soprattutto per le fasi di connessione tra essi, per ridurre i “costi di transazione”, e questo richiede una regia coordinata e un flusso organizzato di informazioni lungo le filiere stesse».
Tabella 1 – I soggetti che possono proporre Progetti di filiera o di distretto
Società cooperative agricole e loro consorzi, i consorzi di imprese, le organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli riconosciute, che operano nel settore agricolo e agroalimentare
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Società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e/o industriali e/o addette alla distribuzione, purché almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto da imprenditori agricoli, società cooperative agricole e loro consorzi o da organizzazioni di produttori riconosciute ai sensi della normativa vigente
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Associazioni temporanee di impresa tra i soggetti beneficiari, già costituite all’atto della presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni
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Reti di imprese che hanno già sottoscritto un contratto di rete al momento della presentazione della domanda di accesso alle agevolazioni
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Rappresentanze di distretti rurali e agro-alimentari individuati dalle regioni ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228
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Tabella 2 – I soggetti che possono beneficiare dei contratti di filiera e distretto
Imprese, anche in forma consortile, le società cooperative e loro consorzi, nonché le imprese organizzate in reti di imprese, che operano nel settore agricolo ed agroalimentare
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Organizzazioni di produttori agricoli e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli riconosciute
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Società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e/o industriali e/o addette alla distribuzione, purché almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto da imprenditori agricoli, cooperative agricole e loro consorzi o da organizzazioni di produttori riconosciute. Il capitale delle predette società può essere posseduto, in misura non superiore al 10%, anche da grandi imprese, agricole o commerciali.
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