Redditività del latte, il Grana Padano soddisfa gli allevatori

I 67-70 centesimi litro ivati, qualità compresa, per l’annata 2022 e per quella 2023 non saranno più solo eccezioni casuali. Ma esempi più frequenti di dividendi di cooperative esclusivamente o prevalentemente a Grana Padano (editoriale per IZ di Stefano Berni, dg del Consorzio di tutela del Grana Padano)

 

Negli ultimi anni la valorizzazione media del latte a Grana Padano è stata, per il latte da silomais, la migliore d’Europa; e se si considera l’Iva, almeno in parte, come elemento integrativo del prezzo, la più alta del mondo, addirittura superiore anche alla canadese che sappiamo essere la più “aiutata” da integrazioni pubbliche.
   Un facile riscontro si può ottenere dai dividendi delle cooperative la cui raccolta latte va prevalentemente a Grana Padano.
    In tale analisi occorre comunque rilevare che alcune regole obbligate nella produzione di latte a Grana Padano come le due munte, la raccolta giornaliere, i no alla colza e al glicole nella razione alimentare e altre impongono costi aggiuntivi alla stalla. Costi però ampiamente compensati dalla remuneratività del latte a Grana Padano.
    I motivi di questo risultato sono da ricercare nell’apprezzamento del Grana Padano da parte dei consumatori mondiali, dal riconoscimento indiscutibile che il Grana Padano è la prima DOP per consumi al mondo, per essere leader indiscusso del rapporto qualità/prezzo e da una pianificazione della crescita produttiva accompagnata da adeguate risorse promozionali per l’espansione, soprattutto mondiale, infatti nel 2023 ormai verrà sfiorato il 50% di Grana Padano esportato: cioè del Piano Produttivo.
    Perciò i tre ingredienti: gradimento alimentare, rapporto qualità/prezzo e Piano Produttivo si traducono in una ricetta vincente che fa del latte a Grana Padano il più remunerativo al mondo.
Del resto di questa situazione positiva se ne trae evidenza parlando con i nostri allevatori, che sicuri e fiduciosi del futuro si impegnano, innovano e investono con coraggio.
     Ovviamente il prezzo pagato alla stalla è più alto per il latte “senza silomais” come quello del Parmigiano Reggiano o del Trentingrana, ma i costi per l’alimentazione di queste bovine sono maggiori e tale superiorità, ad esempio nel 2023, è stata solo parzialmente recuperata dal maggiore prezzo alla stalla.
LO DICONO I NUMERI
Tali mie basilari e semplici osservazioni, si badi bene, non derivano da un giudizio, che come tutti i giudizi può essere personale aleatorio e indiscutibile, bensì dalla rigorosa lettura dei numeri. E i numeri si raccolgono dalle cooperative a Grana Padano e dalle stalle a Grana Padano, ovviamente anche da quelle che forniscono i caseifici industriali o, per meglio dire, al fine di non essere tratti in inganno dalle presunte dimensioni che fanno dell’accezione “industriale” un sinonimo di “grande”, dei caseifici privati.
     Ad esempio i 67-70 centesimi litro ivati, qualità compresa, per l’annata 2022 e per quella 2023 non saranno più solo eccezioni casuali ma più frequenti esempi di dividendi di cooperative esclusive o prevalentemente a Grana Padano.
     L’incremento vistoso dei costi di produzione latte per i costi energetici alimentari, finanziari che in Italia ha colpito nei mesi scorsi tutta la produzione zootecnica primaria vengono, per fortuna, assorbiti dai prezzi pagati alla stalla ed infatti il prezzo alla stalla in Italia, ovviamente di tutto il latte, non solo di quello a Grana Padano, è il più alto d’Europa grazie pressoché esclusivamente, a due fattori: la non autosufficienza italiana e il Grana Padano che nel 2023 ha trasformato addirittura 2,9 milioni di tonnellate di latte.
    La differenza qualitativa media del latte italiano, che certamente c’è se ci si riferisce al franco tedesco, non giustifica però un differenziale così marcato del latte pagato alla stalla italiana rispetto alla stalla tedesca o, ancor più, francese.
   Perciò, per come la si voglia leggere o prendere, i motivi sono certamente, lo ripeto, la non autosufficienza e il Grana Padano. Il resto sono solo esercizi dialettici o poco felici tentativi di nascondere le ragioni sostanziali alla ricerca “dell’isola che non c’è”. Cioè sciocchezze.
GLI EFFETTI SU CASEIFICI E STALLE
Ma perché il Grana Padano ha effetti così positivi sul latte?
    Una parte delle motivazioni le abbiamo già indicate e le altre risiedono solo nell’equilibrio tra produzione e consumi. I consumi si condizionano esclusivamente con gli investimenti promozionali visto che per l’altro elemento, cioè i prezzi al consumo, ci pensa il mercato che è superiore alle intenzioni, ai proclami e ai desiderata perché è un mercato libero, fortunatamente libero in tutti i sensi.
    Il Piano Produttivo del Grana Padano ha la funzione di equilibrare l’offerta con la domanda agendo sulla domanda con la promozione e regolando la crescita a seconda dei consumi.
  Il Piano Produttivo ha inoltre la funzione di garantire, nel medio periodo, un’adeguata remuneratività in tutta la filiera del Grana Padano al fine di compensare gli sforzi imprenditoriali a favore della qualità e per il rispetto delle rigorose regole della DOP.
    Il Piano Produttivo del Grana Padano sta svolgendo da anni queste funzioni con efficienza e soddisfazione, garantendo crescita e valori idonei alla distintività qualitativa, garantisce crescita ai caseifici che lo desiderano e alle 4.000 stalle del sistema Grana Padano.
GLI EFFETTI SULLA FILIERA
Ma ciò che ancora più conta è che svolge indiscutibili effetti positivi su tutta la filiera del latte italiano.
  Non esiste possibilità di seria e credibile smentita a tali affermazioni, come abbiamo precedentemente evidenziato.
    Nel 2023 quasi il 5% di latte in più, pari a circa 1,3 milioni  di quintali, sono stati sottratti ad altre destinazioni per essere trasformati aggiuntivamente in Grana Padano e ciò ha generato indubbio beneficio all’intero sistema lattiero caseario vaccino italiano. Chi afferma il contrario o mente sapendo di mentire o è concettualmente inaffidabile.
    Nel 2024 saranno due gli elementi decisivi che condizioneranno il prossimo quinquennio e ciò il Piano Strategico 2024/2028 e il Piano Produttivo 2025/2030. Si costruirà il futuro. Tutta la filiera si concentrerà su questi due vitali processi per arrivare ad approvarli insieme nell’assemblea del Grana Padano di novembre 2024. Ci sarà molto da lavorare ma il futuro e il bisogno di successo lo impongono.
    Buon lavoro a tutti.

Stefano Berni è il direttore Generale del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano.

 

 

Redditività del latte, il Grana Padano soddisfa gli allevatori - Ultima modifica: 2024-01-03T17:56:07+01:00 da Giorgio Setti

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