Un’organizzazione efficiente che raggruppa tutti i 17 caseifici sociali del Trentino, svolgendo sia attività di commercializzazione che di promozione dei prodotti lattiero caseari del Trentino, ma anche di molti altri servizi. È questo il Consorzio Trentingrana Concast, che da alcuni mesi ha alla presidenza Renzo Marchesi, (nella foto) allevatore in Valle di Non e presidente del caseificio sociale di Rumo.
Marchesi è affiancato dal direttore, Andrea Merz, e dal responsabile commerciale Gabriele Webber. Con loro abbiamo fatto il punto sullo stato del comparto lattiero caseario cooperativo in Trentino, che sottende circa l’80% dell’intera produzione.
Presidente Marchesi, il numero delle stalle da latte si è ormai stabilizzato in Trentino, anche grazie all’entrata nelle aziende di parecchi giovani. Quale futuro vede per queste aziende?
«Penso che assisteremo ancora ad un aumento della produzione del latte, anche se siamo già ai massimi storici con un milione e mezzo di quintali prodotti. Certo, il futuro è legato all’andamento del mercato del prezzo del latte e dei prodotti lattiero caseari. Una cosa è certa, dovremo andare a riposizionare i prezzi dei nostri prodotti perché gli investimenti fatti nelle stalle sono molto pesanti e per rientrare dalle esposizioni dovremo avere entrate maggiori».
Quali investimenti?
«Il nostro impegno è stato rivolto innanzi tutto al benessere degli animali, su questo fronte gli investimenti sono stati notevoli, ma siamo convinti che fossero strategici perché da questo dipende anche la qualità del latte che è il nostro primo obiettivo. Su queste iniziative i giovani sono in prima linea».
Direttore Merz, com’è stato per grandi linee l’andamento del mercato nel 2018?
«Partiamo da un dato: la produzione in Trentino è in leggero aumento anche se nell’ultimo trimestre dell’anno si è registrato un calo sullo stesso periodo del 2017, calo che riteniamo sia dovuto alla qualità del foraggio di quest’anno, meno buona di quella del 2017. Il numero delle forme di Trentingrana prodotte sono state 124mila, un record per il Trentino negli ultimi 10 anni».
E per quanto riguarda i prezzi?
«Si è registrata una ripresa nella parte finale dell’anno. Si è invece registrato un calo del prezzo del burro e della panna, che nel 2017 avevano raggiunto quotazioni molto alte, ma siamo comunque rimasti ad un buon livello. Il prezzo del siero si è dimezzato ma rimane pur sempre in positivo. Di conseguenza la liquidazione che faremo ai caseifici soci sarà buona anche se leggermente inferiore a quella del 2017 che ha visto una liquidazione media provinciale pari a 0,59 €/L di latte».
Direttore, quali sono le differenze tra il Grana trentino commercializzato con il marchio Trentingrana e il Grana Padano?
«Il percorso di differenziazione che stiamo portando avanti da anni, con un prodotto a forte ancoraggio al territorio, alla sostenibilità intesa come alta qualità ottenuta anche con un corretto equilibrio tra numero di capi e numero di ettari a prato, uso rigoroso di mangimi esclusivamente Ogm free, eliminazione dei conservanti, sono tutte azioni rivolte ad una sostenibilità economica ed ambientale, che sono molto apprezzate dal consumatore. Ora la nostra grande scommessa è quella di informare meglio il consumatore, per questo dovremo rivisitare tutta la nostra campagna di promozione che deve far eccellere le differenze».
Quali i risultati conseguiti sul piano commerciale?
«Il Trentingrana - dice Webber - sta vivendo un momento positivo, gli aumenti dei prezzi degli ultimi mesi, le ragioni vanno spiegate con un aumento dell’export, con una sostanziale riduzione delle produzioni autunnali, ma anche all’aumento dei consumi. Questo ci fa affrontare molto bene il più alto conferimento della storia di Trentingrana che ha raggiunto la bella cifra di 102mila forme. Anche il mercato del burro è positivo, seppur non sui livelli del 2017».
In che percentuale i formaggi trentini prendono la strada dell’export?
«In Italia, precisa Merz, viene venduto il 93% della nostra produzione, ma il nostro impegno è rivolto ad aumentare la quota riservata all’export, oggi esportiamo in Germania, Austria e Svizzera, piccole quantità in Polonia, Giappone e Stati Uniti; a febbraio saremo presenti a una fiera a Dubai con tutta la gamma, abbiamo recentemente avviato un progetto con il Senegal, mentre stiamo esplorando la possibilità di vendita nei paesi scandinavi. I prezzi? All’estero sono interessanti e ricompensano bene i maggiori costi».
Marchesi, quali sono gli obiettivi che il Consorzio si pone per il nuovo anno?
«Il primo obiettivo è quello di riposizionare il livello dei prezzi dei nostri prodotti con lo scopo di una loro maggiore valorizzazione al fine di poter assicurare ai nostri soci che - com’è noto operano tutti in montagna e pertanto hanno dei costi di produzione nettamente maggiori di quelli della Pianura Padana - una remunerazione adeguata del loro latte, premessa indispensabile perché non chiudano le stalle che hanno un’importanza strategica anche per il turismo. In quest’ottica va visto anche l’impegno a una rivisitazione dei servizi che il Consorzio svolge a favore dei propri soci, puntando con forza verso nuovi mercati all’estero. In quest’ottica un ruolo strategico è svolto dal marketing, che deve essere sempre più mirato a far comprendere lo sforzo sul fronte della qualità e della sostenibilità che vede coinvolti con grande impegno i nostri allevatori».
CON IL NUOVO COGENERATORE
L’impegno del Consorzio Trentingrana Concast per un sistema di allevamento e di trasformazione dei prodotti lattiero caseari sempre più sostenibile ha registrato a inizio dicembre una tappa molto importante: l’inaugurazione del nuovo cogeneratore, che darà un forte contributo per efficientare i processi produttivi al fine di una consistente riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. A questo proposito ecco come Marchesi riassume gli obiettivi futuri.
«Il primo obiettivo è quello di completare la dotazione di fotovoltaico e di “efficientamento” energetico in tutti i caseifici nostri associati: il nostro scopo è quello di ottenere una sostenibilità completa. E in quest’ottica vanno visti anche tutti i sistemi di recupero di calore possibili in questo tipo di strutture. Anche il biodigestore realizzato da un gruppo di allevatori nostri associati a Predazzo va nella direzione di una produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale, oltre che della soluzione del problema deiezioni che in una zona ad alto tasso turistico come Fiemme e Fassa queste possono creare».