Coronavirus, latte e formaggi freschi in crisi

prezzi prodotti zootecnici
In crescita il consumo dei prodotti più stagionati e a lunga conservazione. I dati del settore elaborati da uno studio Ismea sulla domanda e l'offerta dei prodotti alimentari durante le prime settimane di diffusione del Coronavirus

L’emergenza sanitaria da Coronavirus e il lockdown adottato da molti paesi per contenerla stanno colpendo duramente il settore agricolo e agroalimentare. A incidere trasversalmente sulle diverse filiere agroalimentari è senz'altro la chiusura pressoché totale del canale Horeca, solo in parte compensata dall'home delivery.

In questo scenario, come rilevato dal rapporto Ismea pubblicato il 30 marzo, il settore lattiero caseario sta affrontando maggiori criticità registrando una forte contrazione della domanda di freschi e freschissimi. Il calo delle vendite da parte dei caseifici, e in alcuni casi il blocco della lavorazione per assenza di manodopera, ha influenzato il ritiro del latte presso gli allevamenti conferenti, determinando anche il crollo delle quotazioni del mercato spot, la cui disponibilità risulta in forte crescita. Al fine di limitare gli effetti speculativi, alcuni grandi realtà industriali stanno richiedendo agli allevatori una contrazione della produzione conferita, anche dietro pagamento di un premio compensativo. Questa condizione va a insistere purtroppo proprio nelle regioni italiane più colpite dall'emergenza Coronavirus (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) in cui si concentrano oltre la metà degli allevamenti e ben il 78% dei capi bovini a orientamento produttivo latte.

Coronavirus

Coronavirus, crescono gli acquisti di prodotti a lunga conservazione

Secondo lo studio Ismea,  la corsa all'accaparramento di prodotti alimentari da parte delle famiglie italiane, sebbene non in grado di bilanciare l’azzeramento del canale Horeca (particolarmente rilevante per il settore), ha segnatamente incrementato le vendite dei prodotti lattiero caseari presso la Grande Distribuzione. In particolare, si registra una forte crescita delle vendite di latte UHT (con un +28% dei volumi nel periodo 17 febbraio-15 marzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) preferito al latte fresco proprio per le caratteristiche di maggiore conservabilità. I dati analizzati da Ismea mostrano aumenti considerevoli anche per la mozzarella vaccina (+21% per il prodotto confezionato a codice EAN) – probabilmente per un aumento dell’impiego in preparazioni casalinghe – e i formaggi duri confezionati (+23%), sia grattugiati che a spicchi. L’improvviso rimbalzo della domanda di latte UHT, particolarmente accentuata nelle aree del Centro-Sud, ha spinto alcune centrali del latte e industrie a riconvertire momentaneamente la produzione dal fresco a quello a lunga conservazione, continuando tra l’altro ad assicurare il ritiro della materia prima presso gli allevamenti locali.

Formaggi, analisi dei prezzi

Con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria, soprattutto nelle aree di maggior produzione, i prezzi dei formaggi grana hanno evidenziato una brusca frenata. Dal rapporto Ismea si evince che a partire dalla settimana numero 8 dell’anno (17-23 febbraio) per il Parmigiano Reggiano il calo è stato di 40-50 cent/kg e il Grana Padano ha perso circa 15 cent/kg. Inevitabili le ripercussioni sui prezzi alla stalla che si faranno sentire per le consegne effettuate nel mese di marzo – che tra l’altro coincide con il picco produttivo della campagna – considerando anche che a febbraio con 38,52 euro/100 litri (media nazionale, senza premi, Iva esclusa) si era già registrato il 5% in meno rispetto allo scorso anno.

La domanda estera di formaggi

Per quanto riguarda la domanda dall'estero, nei primi tre mesi del 2020, a fronte dei timori diffusi ai primi segnali della pandemia, i buyer della Gdo estera hanno accelerato gli acquisti di formaggi assicurandosi una buona disponibilità di prodotti stagionati, anche in considerazione del fatto che all'estero l'Horeca ha continuato a lavorare fino all'inizio di marzo. Tuttavia, proprio a seguito delle scorte accumulate e della successiva chiusura dei canali Horeca a livello mondiale, nei prossimi mesi potrebbe verificarsi un calo delle esportazioni di made in Italy caseario.

Filiera lattiero casearia analisi di mercato prima del Coronavirus

Per quanto riguarda il mercato nazionale del settore lattiero-caseario, dopo il significativo recupero rilevato per gran parte del 2019, i prezzi all'ingrosso dei principali formaggi ha iniziato a cedere durante l’autunno, mostrando una flessione via via più grande col passare dei mesi. Ismea segnala che il Parmigiano Reggiano, con stagionatura di 12 mesi, è passato da 11,15 euro/kg di agosto 2019 a 9,50 euro/kg di gennaio 2020 (-15% in 6 mesi). Situazione simile anche per il Grana Padano, seppure con un ritmo lievemente più contenuto: per il prodotto con stagionatura inferiore ai 12 mesi si è passati da 8,02 euro/kg di agosto a 7,15 euro/kg di gennaio 2020 (-11% in 6 mesi). A determinare questa situazione dei prezzi è stata in primo luogo la crescita continua dell’offerta: in termini cumulati, il numero delle forme prodotte dall'inizio del 2019 è stato superiore all'anno precedente del 5,1% per il Grana Padano e dell’1,5% per il Parmigiano Reggiano. L’aumento della produzione ha interessato anche altri formaggi Dop come il Gorgonzola (+3,6% rispetto al 2018).

Il surplus produttivo indirizzato soprattutto all'export

A fronte di una domanda interna sostanzialmente stabile – nel 2019 la spesa degli italiani per i formaggi duri è cresciuta dell’1,6% principalmente per un aumento dei prezzi al dettaglio e per un minore ricorso alle promozioni – il surplus produttivo è stato indirizzato soprattutto all'export. Oltre 450 mila tonnellate di formaggi e latticini nel 2019 hanno complessivamente varcato i confini nazionali (+6,3% rispetto al 2018) raggiungendo il livello record di 3,14 miliardi di euro (+11,2% rispetto al 2018), di cui quasi 97 mila tonnellate e 1,1 miliardi di euro, attribuibile alle due grana Dop (Parmigiano Reggiano e Grana Padano).

Negli ultimi mesi del 2019, in particolare dal mese di ottobre, si è verificata però una brusca interruzione di questo trend, soprattutto a causa del rallentamento dei flussi verso gli Usa, che rappresentano il primo mercato di destinazione per Parmigiano e Grana (con una quota in volume di circa il 40%). L’effetto dello squilibrio tra offerta e domanda ha determinato un aumento delle giacenze, che per il Parmigiano a dicembre erano superiori del 6,6% rispetto a un anno prima e il conseguente ripiegamento dei listini.

Il settore lattiero caseario mondiale prima e durante l’emergenza

Sulla scia del positivo andamento del 2019, il 2020 si era aperto all'insegna dell’ottimismo per il settore lattiero caseario mondiale con una buona disponibilità di latte e una domanda molto vivace. che le consegne di latte per l’Ue-27 (escluso Regno Unito) hanno fatto registrare un incremento dello 0,4% rispetto al 2018, soprattutto grazie al contributo di Polonia (+1,9% rispetto al 2018), Irlanda (+5,3%), Spagna (+2%), Belgio (+2,6%), Ungheria (+2,1%) e Repubbliche Baltiche (+0,6%). In Italia, come di evince dal rapporto Ismea, si è registrata una contrazione delle consegne nella misura dell’1%.

Sul fronte della domanda, i tassi di crescita registrati dai principali player sono stati a due cifre, mantenendo alta la tensione sui prezzi delle commodity, soprattutto latte in polvere: nel 2019 la Cina ha incrementato le proprie importazioni del 23% e del 29% rispettivamente per le polveri magre e grasse; in sensibile ripresa anche le importazioni russe con +32% per il burro e +10% per i formaggi.

L'emergenza sanitaria Covid-19, partita proprio dalla Cina, ha bruscamente invertito la dinamica di mercato, con il rallentamento degli scambi commerciali che ha generato eccedenze proprio nel periodo di maggiore produzione tra Ue e Usa. In particolare, sul mercato tedesco, nelle ultime quattro settimane si sono registrati cali dei prezzi dell’ordine del 6%, del 3% e del 4% rispettivamente per il latte scremato in polvere, il burro e il latte intero in polvere.

Export di formaggi e latticini italiani per paese di destinazione (tonnellate)

2017

2018

2019 Var % 18/17

Var % 19/18

Formaggi e latticini

415.355

423.732 450.384 2,00%

6,30%

Francia

88.242

85.919 91.804 -2,6%

6,8%

Germania

60.215

63.679 71.164 5,8%

11,8%

Regno Unito

40.386

37.075 39.708 -8,2%

7,1%

Stati Uniti

37.099

31.453 37.490 -15,2%

19,2%

Spagna

21.215

23.765 25.088 12,0%

5,6%

Belgio

19.719

20.898 21.603 6,0%

3,4%

Svizzera

20.210

20.954 21.414 3,7%

2,2%

Austria

12.441

13.436 13.476 8,0%

0,3%

Paesi Bassi

11.661

12.385 12.627 6,2%

2,0%

Giappone

10.012

10.363 11.685 3,5%

12,8%

Altri

94.155

103.804 104.324 10,2%

0,5%

Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat

Coronavirus, latte e formaggi freschi in crisi - Ultima modifica: 2020-04-01T19:30:53+02:00 da Laura Saggio

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome