Semaforo verde di Lactalis Italia a un piano di nuovi investimenti per oltre 68 milioni di euro sul territorio nazionale. La società della multinazionale francese Lactalis, che è anche il primo buyer del latte italiano e a livello nazionale opera con i brand storici Galbani, Parmalat, Vallelata, Zymil, Ambrosi, vuole, infatti, continuare a crescere nel nosgtro Paese.
Gli investimenti saranno, pertanto, mirati e si focalizzeranno sull'innovazione e sull'offerta sempre più diversificata rafforzando alcuni settori produttivi non solo per vendere in Italia, ma soprattutto in chiave export.
Particolare attenzione è dedicata allo sviluppo di nuovi prodotti pensati per i consumatori non solo italiani, ma anche internazionali, come un particolare formato di Parmigiano Reggiano a brand Galbani studiato per il mercato statunitense. Tra le novità anche la crema Tiramisù in pouch e la Mozzarella con infusione all’origano per la Francia e l’Europa. L’obiettivo è quello di coniugare tradizione e modernità, portando l’eccellenza casearia italiana sulle tavole di tutto il mondo.
Investimenti per 15 milioni nelle aziende Nuova Castelli e Ambrosi
A conferma della volontà di Lactalis Italia di continuare a investire sul territorio italiano e rafforzare la filiera produttiva, la strategia aziendale guarda in particolare alla crescita di Ambrosi e Castelli. Queste due aziende del settore caseario, entrate a far parte del gruppo negli ultimi anni, sono oggi protagoniste di un importante percorso di sviluppo internazionale.

«Nel 2025 investiremo 15 milioni di euro negli stabilimenti di Ambrosi e Castelli per continuare a valorizzare la tradizione casearia in strutture sempre più moderne e all’avanguardia – ha dichiarato Michele Fochi, general manager di Ambrosi e Nuova Castelli –. Il nostro impegno è garantire che i formaggi italiani preservino la loro qualità e autenticità. Per questo, continuiamo a investire nella filiera, nell’innovazione e nelle strategie di sviluppo, e anche e soprattutto sulle persone e sui casari, perché la manualità, esperienza e competenza si possano tramandare nel tempo. Solo così possiamo tutelare il prestigio del Made in Italy e affrontare con successo le sfide del mercato».
Con una quota del 16% dell’export caseario nazionale e oltre 106mila tonnellate di formaggi distribuiti in 112 Paesi, per un fatturato di oltre 700 milioni di euro, il Gruppo punta a rafforzare il proprio ruolo nella valorizzazione del made in Italy.
Grazie alle sue divisioni Ambrosi e Castelli, Lactalis produce le Dop più vendute come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola e Mozzarella di Bufala, in ben 12 siti produttivi interamente dedicati, dove si promuovono e tutelano la tradizione e l'eccellenza casearia italiana grazie all’esperienza e competenza dei mastri casari.
Export vale oltre il 40% della produzione di Lactalis Italia
L’apprezzamento per i prodotti caseari italiani è cresciuto costantemente, grazie a standard qualitativi elevati, produzioni Dop e un forte legame con la tradizione. Lactalis Italia gioca un ruolo chiave in questa crescita: oltre il 40% della produzione viene esportata consolidando la propria presenza nei mercati chiave come Francia, Svizzera, Germania e Stati Uniti, e ampliando la propria rete in Asia e America Latina.

«L’export dei formaggi italiani – ha dichiara Mauro Frantellizzi, direttore dell’export di Lactalis Italia – è una storia di successo, frutto di qualità, tradizione e un’incessante capacità di innovare. Il Made in Italy è un patrimonio che il mondo ci invidia, e che dobbiamo tutelare con investimenti mirati e strategie lungimiranti. Per Lactalis Italia, essere leader nell’export significa non solo promuovere i nostri prodotti, ma anche fare sistema e sostenere l’intera filiera produttiva italiana in un contesto globale sempre più competitivo».
Sul mercato Usa va il 10% dell’export di formaggi
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati più strategici per Lactalis Italia, che vi esporta il 6% del totale dei propri formaggi, con una quota che sale al 10% per Parmigiano Reggiano. Tuttavia, gli effetti dei dazi doganali minacciano pesantemente la competitività del Made in Italy.
I problema dei dazi Usa con le tariffe aggiuntive
«La situazione è chiara: i formaggi duri – ha continuato Frantellizzi – saranno soggetti a un dazio complessivo del 35%, sommando il 15% già esistente a un ulteriore 20%, mentre la mozzarella affronterà un dazio totale del 30%. Un incremento significativo, che rischia di frenare una crescita finora molto positiva. Basti pensare che il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano hanno chiuso il 2024 negli Stati Uniti con quasi 20mila tonnellate esportate, segnando un aumento del 10,3% rispetto all'anno precedente».
Con questi nuovi dazi, prevediamo – ha detto Frantellizzi – un rallentamento, soprattutto per i formaggi duri, e questo ci preoccupa molto. L’introduzione di questi dazi porterà a un aumento del prezzo al consumatore, con possibili ripercussioni sulle vendite e dunque, in questo scenario, diventa ancora più fondamentale fare sistema tra produttori, istituzioni e aziende per difendere il Made in Italy e rivolgersi a mercati emergenti».