Continua a crescere il prezzo del latte in Europa e del latte spot in Italia, come illustra puntualmente Clal.it, portale di riferimento per il settore lattiero caseario.
In borsa merci a Lodi, lunedì 15 ottobre, il mercato ha risposto positivamente (+2,38%), raggiungendo i 43 €/100 kg di materia prima. Una cifra analoga allo stesso periodo del 2017. Anche le quotazioni di Verona avanzano (+1,18%), a 42,75 €/100 kg.
Fig. 1 - Lodi, prezzo del latte crudo spot nazionale
Il nuovo allineamento verso l’alto trascina anche il latte estero, che a Verona raggiunge i 41,75 €/100 kg, mentre a Lodi tocca i 41 €/100 kg per il latte di provenienza francese e i 43 €/100 kg per il latte spot di provenienza tedesca. Segnale di rarità assoluta: il latte tedesco per la piazza lombarda vale più di quello nazionale quotato a Verona.
Fig. 2 - Verona, prezzo del latte crudo spot nazionale
Oltre al prezzo del latte crudo spot (che significa sfuso in cisterna, franco arrivo in latteria, con contratti di conferimento di durata non superiore ai tre mesi), le elaborazioni di Clal indicano per il latte crudo alla stalla (quello cioè contrattualizzato per periodi superiori ai tre mesi) un prezzo medio di 36,37 euro al kg per il mese di agosto.
Fig. 3 - Lombardia, prezzo medio del latte crudo alla stalla
Come vanno i formaggi
Rimbalzi positivi anche per i formaggi Dop a pasta dura. Giovedì 18 ottobre il Grana Padano stagionato 10 mesi ha raggiunto in Borsa merci a Mantova i 6,60 €/kg, con un incremento dello 0,76% rispetto alla quotazione precedente e in crescita dello 0,38% rispetto a un anno fa.
Salgono anche i valori del Parmigiano Reggiano stagionato 12 mesi e del Parmigiano Reggiano 24 mesi, quotati a Milano rispettivamente 9,88 €/kg e 12,38 €/kg, con performance in crescita di quasi il 9% rispetto a un anno fa per la stagionatura di 24 mesi.
Continua, invece, il ridimensionamento del burro, che perde il 3,79% e si riduce a 4,57 €/kg, cioè il 25% in meno rispetto un anno fa.
Un rallentamento nelle esportazioni
L’attuale fase di mercato può dirsi positiva, alla luce anche di una sostanziale stabilità del costo dell’alimento simulato (+0,64%, elaborato da Clal prendendo a riferimento una razione di 100 kg, composta per il 70% da granoturco nazionale e per il 30% da soia nazionale).
È bene porsi una domanda, alla luce di alcune tendenze rilevate da Clal.it. Rallentano, infatti, le esportazioni dell’Unione europea nel settore lattiero caseario. Fra gennaio e agosto l’export scende in quantità (-2,1%) e in valore (-5,1%) rispetto ai primi otto mesi del 2017. Preoccupa, in particolare, la decrescita dell’export dei formaggi: -0,8% in quantità e -1,2% in valore, con gli Stati Uniti, primo Paese di destinazione, che hanno perso in otto mesi il 7% su base tendenziale.
L’Italia, nel periodo gennaio-luglio, riduce i volumi esportati (-2,5%), ma recupera in valore (+3,8% su base tedenziale). In ogni caso non sfuggirà alle dinamiche internazionali, che vedono le consegne di latte in Ue-28 aumentare dell’1,4% fra gennaio e luglio, con i primi dati non ufficiali di agosto che evidenziano una crescita zero della produzione lattiera nel Nord Europa a causa della siccità.
Il rallentamento delle esportazioni, combinata a un incremento delle consegne comunitarie, potrebbe influenzare in futuro domanda e offerta, con effetti anche sui prezzi in Ue-28.