Buone pratiche zootecniche, ecco i disciplinari emiliani

Alessio Mammi, assessore all'agricoltura della Regione Emilia-Romagna.
Pubblicati sul sito internet della Regione Emilia Romagna cinque “Disciplinari per la valutazione degli allevamenti”. Dedicati agli allevamenti di suini, galline ovaiole, polli da carne, bovini da latte, bovini da carne. L’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi commenta l’operazione

 

Il tema è di sempre maggiore attualità. L’attenzione al benessere animale da parte dei consumatori ha raggiunto livelli di attenzione elevatissima. Non siamo ancora arrivati a concretizzare quanto aveva auspicato e sicuramente desiderato Leonardo da Vinci (“Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, e anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto”, scriveva il genio vinciano), ma indubbiamente la sensibilità nei confronti degli animali, anche quelli da allevamento, negli anni è sensibilmente cresciuta.
La Regione Emilia-Romagna ha puntato ad anticipare alcuni aspetti che in un futuro non lontano verranno codificati e normati anche dall’Unione europea, oggi di fatto autorità riconosciuta in materia di animal welfare. Nelle scorse settimane l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha infatti adottato una risoluzione finalizzata a supportare la transizione ad allevamenti senza gabbie e rispettosi del benessere animale da elaborare attraverso il coinvolgimento degli allevatori regionali.
Questo orientamento si è concretizzato anche nella messa a punto di cinque “Disciplinari per la valutazione degli allevamenti”. I disciplinari sono stati pubblicati e si trovano sul sito dell’Emilia-Romagna, il link è questo: https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/produzioni-agroalimentari/pubblicazioni/zootecnia/disciplinari-per-la-valutazione-degli-allevamenti. Dove si parla di buone pratiche di allevamento: benessere animale, ovviamente, ma non solo, anche rispetto dell’ambiente.
Abbiamo approfondito la tematica con l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi.
Assessore Mammi, di che si tratta?
La Regione Emilia Romagna ha messo a punto cinque Disciplinari che descrivono le buone pratiche di allevamento. Sono il frutto di un approfondito lavoro del Crpa e di numerosi studi e ricerche sul tema. Al lavoro hanno contribuito tecnici e rappresentanti del partenariato regionale e nazionale, dalle organizzazioni professionali agricole, della cooperazione, delle organizzazioni dei produttori, delle associazioni industriali e del commercio di settore e mangimistiche, oltre a rappresentanti dei Consorzi di tutela, distribuzione organizzata e associazioni animaliste.
Sono articolati per le principali filiere zootecniche di interesse per il nostro territorio: bovini da latte e carne, suini, polli da carne e galline ovaiole. In ciascun Disciplinare sono stati considerati diversi aspetti - aria, acqua, suolo, materiali ed energia, benessere animale - e definiti aspetti di verifica, parametri e indicatori per misurare i miglioramenti sui diversi aspetti secondo la gradazione sui tre livelli. Ad esempio, per quanto riguarda il benessere animale, le normative comunitaria e nazionale fissano dei parametri minimi per gli spazi dedicati alla stabulazione e all’allevamento, che corrisponderanno al livello base. Per rientrare nei livelli medio e ottimale saranno individuati spazi più ampi e maggiore mobilità per gli animali.
Come si inseriscono le misure dei nuovi Disciplinari nell’azione della Regione nel settore zootecnico?
Per l’Emilia-Romagna il settore zootecnico è un settore indispensabile ed irrinunciabile, che rappresenta storia, presente e futuro. Quando parliamo di allevamento e di produzioni di origine animale pensiamo a Parmigiano Reggiano, a prosciutto e salumi ma anche alle uova e alle carni avicole, che rappresentano quasi la metà della produzione lorda vendibile agroalimentare regionale (nel 2019 il 47,5%, pari a oltre 2 miliardi di euro), collocandoci tra le regioni più zootecniche a livello nazionale e dalla quale nascono prodotti Dop e Igp conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
L’opinione di una parte di cittadini nei confronti dell’attività zootecnica è progressivamente peggiorata negli ultimi anni, principalmente per le accuse sul fronte ambientale e sul benessere animale. Spesso però, da un giusto richiamo alle responsabilità del settore per migliorare le proprie performance su questi aspetti, si passa a fenomeni di condanna generalizzata, che puntano all’annullamento del comparto. Disinformazioni sbagliate e non condivisibili che spesso non tengono conto di quanto si è fatto o di dati oggettivi. Su benessere animale, biosicurezza, sostenibilità ambientale vogliamo migliorarci sempre di più ma non siamo all’anno zero”.
Vi saranno aiuti per le imprese agricole che vorranno aderire alle nuove misure?
Ci impegneremo in questi mesi per valorizzarli nell’ambito degli aiuti previsti dalla Politica agricola comunitaria 2023-27, premiando gli allevatori che aderiranno a questi impegni aggiuntivi. Sono sistemi di miglioramento degli allevamenti non obbligatori, che implicano impegni volontari più stringenti rispetto alle normative: più benessere, più sostenibilità ambientale, meno antibiotici e una migliore gestione dei farmaci. Tutto questo per le aziende avrà peraltro un costo. Gli studi che abbiamo fatto tengono conto anche degli aspetti economici perché è molto importante ribadire che non ci sarà mai sostenibilità ambientale per le imprese senza quella economica e sociale.
L’aiuto che la Regione prevede terrà conto di questi iniziali costi. Ritengo inoltre che il nuovo Piano strategico nazionale che verrà attuato con la nuova Pac debba prevedere una Ocm zootecnica, esattamente come esiste per ortofrutta e vino. Se dobbiamo sostenere gli allevamenti verso nuovi ed ambiziosi obiettivi non possiamo lasciarli soli, vanno loro assegnate risorse adeguate anche a livello nazionale.
Rispetto alle normative comunitarie e nazionali, la risoluzione adottata dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per quali aspetti si differenzia?
All’interno della prossima Pac ci sarà un piano strategico nazionale, nell’ambito del quale sarà necessario confrontare queste misure con le altre Regioni e il ministero delle Politiche agricole, ma anche Ambiente e Sanità, per arrivare a una condivisione il più ampia possibile.
L’Europa ha indicato con le strategie Green Deal e Farm to Fork alcuni obiettivi per il settore zootecnico, in particolare riduzione dell’impatto ambientale, miglioramento del benessere animale e riduzione dell’uso dei farmaci, con particolare riferimento agli antimicrobici.
La stessa nuova Pac 2023-2027 comprende questi temi e li inserisce nel concetto di One-Health, a significare che la salute del pianeta deriva da un equilibrio complessivo tra salute dell’uomo, del mondo animale e vegetale.
I disciplinari relativi al benessere animale si attesteranno su tre livelli di prestazioni -  base (previsto dalla normativa o, dove manca la norma, da standard tecnici fissati da indicazioni scientifiche), buono (standard elevato ma ancora migliorabile) e ottimo (standard ottimali) -  all’interno dei quali sono previsti impegni crescenti su tutti gli aspetti: benessere animale, riduzione dell’uso degli antibiotici,  gestione dell’alimentazione, effluenti, effetto serra, biosicurezza, gestione della mandria e delle deiezioni, definiti per specie e attitudine produttiva.  In sostanza andremo a creare le condizioni di supporto per una nuova gestione degli allevamenti.
Quali le sfide principali da affrontare?
Ci sono due aspetti fondamentali che riguardano la zootecnia oggi.  Da una parte tra gli allevatori deve crescere la consapevolezza che una tenuta delle produzioni di origine animale passa anche attraverso una riqualificazione delle tecniche di allevamento, con un significativo miglioramento sul fronte della sostenibilità ambientale (riduzione emissioni azoto e ammoniaca), del benessere animale e della biosicurezza. I cittadini europei chiedono questo e le istituzioni hanno il dovere di tenerne conto.
Dall’altra parte i cittadini consumatori devono sapere che un sistema zootecnico correttamente gestito porta parecchi vantaggi al territorio in cui è insediato. Alcuni esempi, dando per scontati quelli economici e sociali, sono che lo spopolamento della collina e della montagna e il conseguente degrado del territorio si riducono drasticamente dove permane l’allevamento, come nelle aree di produzione del Parmigiano-Reggiano.
E ancora, una gestione corretta delle deiezioni animali porta ricchezza di elementi nutritivi e di sostanza organica al terreno, prevenendone l’impoverimento e nei casi peggiori la desertificazione, oltre a consentire una riduzione significativa nell’uso di concimi chimici. Questi elementi confermano quanto importante sia la zootecnica per i nostri territori. I Disciplinari che la Regione ha messo a punto vanno in questa direzione.
Il rapporto tra settore zootecnico e il territorio?
È evidente l’importanza del settore zootecnico sotto il profilo sociale, dell’occupazione e dello sviluppo del territorio e di quanto per noi sia fondamentale un percorso di evoluzione verso standard di maggiore sostenibilità in tutte le direzioni.
Inoltre, fattore assolutamente non secondario, è stato sviluppato un dettagliato studio economico in cui si è misurato il costo degli impegni individuati sui vari aspetti, che potrà essere di utilità nella costruzione di aiuti adeguati, perché senza reddito l’impresa non può vivere e fare gli investimenti necessari a continuare la propria attività. La sostenibilità ambientale infatti deve andare di pari passo con quella economica e sociale.
Anche le filiere devono giocare un ruolo centrale in questa vicenda, rafforzare la loro capacità di coesione, assumendo sempre più il ruolo di strumenti di crescita, di programmazione e di equa valorizzazione del prodotto nelle varie fasi. Le filiere devono essere eque nella distribuzione del reddito, in particolar modo verso gli allevatori che sono chiamati a importanti investimenti: oggi le parole d’ordine sono benessere e sostenibilità, ma non dobbiamo mai dimenticare né dare per scontata la salubrità e la qualità delle nostre produzioni.
Occorrono investimenti rilevanti per adeguare le strutture di allevamento e consentire condizioni di benessere e biosicurezza ottimali, base indispensabile per una riduzione dell’uso di farmaci e in particolare di antimicrobici.
Occorre accrescere l’uso di tecnologie in grado di acquisire informazioni, controllare e supportare la gestione dell’allevamento (zootecnia di precisione), rafforzando la conoscenza attraverso formazione e consulenza.
Chi non dovesse rispettare i nuovi Disciplinari incorre in sanzioni?
Come tutte le misure del Programma di sviluppo rurale, al cui interno si collocheranno i Disciplinari, oltre agli aiuti saranno previste le misure sanzionatorie per chi riceve contributi e poi non rispetta gli impegni previsti.
Il compito che dobbiamo svolgere è aiutare i nostri allevamenti a produrre in condizioni sempre migliori, a cogliere tutte le innovazioni utili per corrispondere ai livelli più alti richiesti dai cittadini. Nel fare questo dobbiamo anche offrire agli allevatori percorsi di valorizzazione, all’interno di filiere che devono comunicare al cittadino questi cambiamenti, offrendo informazione trasparente per scelte consapevoli. La tracciabilità dei prodotti e delle materie prima utilizzate è determinante per poter informare il consumatore in modo corretto.
…………………….
I CINQUE DISCIPLINARI
La Regione Emilia Romagna ha dunque pubblicato sul proprio sito internet cinque "Disciplinari per la valutazione degli allevamenti". Allevamenti di:
- suini;
- galline ovaiole;
- polli da carne;
- bovini da latte;
- bovini da carne.
Per consultarli il link è questo: https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/produzioni-agroalimentari/pubblicazioni/zootecnia/disciplinari-per-la-valutazione-degli-allevamenti .
In ognuno dei cinque casi il sito web della Regione rende disponibile un manuale tecnico di due centinaia di pagine, in formato pdf, liberamente scaricabile, che viene presentato con queste parole: “Progettazione di un sistema di buone pratiche e corretta gestione degli allevamenti per la sostenibilità delle produzioni nelle principali filiere zootecniche regionali”.
I Disciplinari  che  descrivono  le  Buone  Pratiche, dice ancora la Regione,  sono  il  frutto  di  un approfondito lavoro del Crpa che, partendo da un’ampia ricerca sui riferimenti scientifici e normativi (comunitari e nazionali), ha messo a valore anche moltissimi studi e ricerche, parecchi anche finanziati dalla stessa Regione Emilia-Romagna.
I Disciplinari di Buone Pratiche, “articolati per le principali filiere zootecniche di interesse per il nostro  territorio, prendono in considerazione diversi  aspetti  - aria,  acqua,  suolo,  materiali  ed  energia, benessere animale - e definiscono aspetti di verifica, parametri e indicatori per misurare i miglioramenti sui  diversi  aspetti.
Misurarli  secondo  una  gradazione  su  tre  livelli:  BASE  (previsto  dalla  normativa o,  dove manca la norma, da standard tecnici previsti in norme scientifiche), BUONO (standard elevato ma ancora migliorabile) e OTTIMO (standard ottimali)”.
Inoltre “è stato sviluppato un dettagliato studio economico in cui si è misurato il costo degli impegni individuati sui vari aspetti, che potrà essere di utilità nella costruzione di aiuti adeguati perché senza reddito l’impresa non può vivere e fare gli investimenti necessari a continuare la propria attività”.                         I.Z.

Buone pratiche zootecniche, ecco i disciplinari emiliani - Ultima modifica: 2021-08-23T14:09:28+02:00 da Giorgio Setti

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