Assalzoo: l’industria mangimistica italiana vale 9 miliardi

    Il punto sul settore zootecnico in occasione dell’assemblea annuale di Assalzoo svoltasi a Roma. Avviato, in collaborazione con Nomisma, un progetto di valutazione globale della sostenibilità economica del comparto.

    La produzione di mangimi nel 2018 cresce dell’1,7%. Sulla scia del 2017, nel 2018 si è passati da 14.228.000 tonnellate a 14.475.000 tonnellate.

    Crescono di oltre 100mila tonnellate i mangimi per l’alimentazione dei suini. Ancor più marcato, fino al 4,6%, il progresso produttivo del settore bovino. Tengono gli alimenti per volatili. Da segnalare inoltre la continua espansione dell’alimentazione per ovini, sopra il 5%.

    Sono alcuni dei dati emersi dall’Assemblea annuale di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, che si è tenuta a Roma.

    «Sono numeri confortanti che testimoniano – commenta Giulio Gavino Usai, responsabile economico Assalzoo – la capacità di crescita della mangimistica. Particolarmente rilevanti sono i riscontri con segno più per due settori decisivi della zootecnia italiana: quello bovino e quello suino che insieme rappresentano circa il 50% della produzione nazionale totale di alimenti industriali per animali. Un segnale importante per l’intero settore mangimistico».

    Il dettaglio dei numeri

    Al primo posto i mangimi per l’avicoltura, polli, tacchini, galline ovaiole e altri, con un’incidenza complessiva di questo comparto di oltre il 40% sul totale dei mangimi prodotti. La produzione risulta in leggerissima flessione tecnica passando da 5.915 tonnellate a 5.870 (variazione del -0,8%).

    Il 25,8% della produzione totale è invece destinata alla suinicoltura, che ha segnato un aumento del 3,5% in più (da 3.605 a 3.731 tonnellate).

    Una crescita più marcata ha interessato invece il comparto bovino, in ripresa dopo anni di difficoltà, con il +4,6% (da 3.250 a 3.399 tonnellate), che lo porta a raggiungere il 23,5% sul totale.

    A fronte di una riduzione delle consistenze degli animali allevati, l’incremento produttivo registrato per i comparti suino e bovino è un dato notevole.

    Il fatturato del settore sfiora i 9mld di euro

    Un fatturato, il quinto tra i settori principali dell’industria alimentare, di 8,88 miliardi di euro, nel cui computo è incluso il sistema mangimistico nel suo complesso.

    Secondo l’indagine Nomisma, presentata nel corso dell’assemblea, l’industria mangimistica è localizzata per lo più nel Nord Italia. Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna detengono, infatti, il 76% del fatturato nazionale del settore. A trainare il comparto, le grandi imprese: il 29% con un business di oltre 20 milioni di euro genera l'85% del fatturato totale.

    Ersilia Di Tullio

    Industria mangimistica europea, ambiente competitivo

    Per quanto riguarda la produzione di mangimi zootecnici, tra i big europei, l’Italia con il 9% occupa il sesto posto (dati 2017). «L’industria mangimistica italiana - ha specificato Ersilia Di Tullio di Nomisma, sconta, rispetto agli altri paesi europei, un deficit di competitività legato prevalentemente ai rilevanti costi energetici e alla minore efficienza del sistema dei trasporti».

    Dal 2008 al 2018 il settore ha subito una contrazione della produzione nazionale di materie prime, costringendolo a una forte dipendenza dall’estero. Nel 2018 l’auto approvvigionamento è stato del 52% per il mais, del 33% per il frumento tenero e del 22% per la soia.

    Il settore mangimistico è in buona salute

    Marcello Veronesi

    «I dati presentati – sottolinea il Presidente Assalzoo, Marcello Veronesi – testimoniano nel complesso lo stato di salute dell’industria mangimistica italiana, un’industria capace di raccogliere le sfide dei mercati e di garantire in continuità un’eccellenza di prodotto per l’intero sistema zootecnico italiano. Altro dato importante è la continua crescita dell’occupazione – che sfiora le 10mila unità - che testimonia ancora una volta come la mangimistica sia una presenza importante nel tessuto produttivo dell’economia nazionale».

    L’interconnessione con l’estero elemento distintivo del settore

    Negli ultimi dieci anni l’export è più che triplicato (+313%) mentre l’import è aumentato del 15%. Grazie a questo positivo dinamismo delle esportazioni il disavanzo commerciale, pur negativo, è in progressivo calo. Nel 2018 il valore delle importazioni è stato di 841 milioni di euro e di 725 milioni di euro per le esportazioni, con una differenza negativa di 116 milioni (nel 2017 il saldo commerciale era invece -164 mln di €).

    Il piano operativo di Assalzoo per i prossimi anni

    «Fornire una prospettiva d’insieme della sostenibilità del sistema mangimistico nelle sue varie declinazioni: economica, ambientale e sociale. È questo il piano operativo che segnerà, negli anni a venire, il mio mandato di presidente». Ha sottolineato Veronesi.

    Per la sostenibilità economica, spiega Veronesi, va interpretata anche la nuova modalità di segmentazione del volume economico del settore che vede le indicazioni relative alle premiscele e al pet-food, oltre all’usuale indicazione dei mangimi composti.

    Centrali anche le questioni “sicurezza degli alimenti” e “lotta contro l’antimicrobico-resistenza”.

    «La scelta di avviare, insieme a Nomisma, un progetto di valutazione globale della sostenibilità economica settore è nata per rispondere alle tante sfide che il comparto è chiamato ad affrontare. Vogliamo delineare lo scenario – conclude Veronesi - all’interno del quale inserire le linee di sviluppo associative dei prossimi anni».

     

     

    Assalzoo: l’industria mangimistica italiana vale 9 miliardi - Ultima modifica: 2019-06-19T22:37:34+02:00 da Laura Saggio

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