Voci dalla “zona rossa”: «Continuiamo a mungere, ma siamo preoccupati»

Filippo Boffelli, produttore di latte di Triulza in "zona rossa"

«Il Coronavirus? Le polemiche e la conta dei danni verranno dopo, quando tutto sarà finito. C’è un clima un po’ surreale in giro, sembra di essere in agosto quando sono tutti al mare, ad eccezione di noi allevatori». E' la voce di un allevatore della "zona rossa", un produttore di latte di Triulza con 300 capi in stalla, di cui 150 vacche in lattazione, conferente della Cooperativa Laudense di Lodi. «Io sono chiuso in cascina tutto il giorno, come sempre: la mia vita quotidiana - precisa - non è cambiata molto. In apparenza. In realtà siamo tutto siamo come sospesi, non sappiamo cosa ci attende».

Si chiama Filippo Boffelli, 56 anni, coldirettiano, una vita passata a mungere, a cominciare, precisa, dal 1978: «Il Coronavirus non mi ha stravolto la vita: qui lavoro, mangio e dormo come sempre. Stiamo tutti bene, animali compresi. Di nuovo c’è solo che ho le figlie a casa dal lavoro. Al momento ho solo qualche problema da risolvere in più, soprattutto nei primi giorni. Di nuovo c'è però che ho tanta, tanta preoccupazione per il futuro».

«Se si rompe qualcosa?»

Perchè? E' vero che la zootecnia è attività consentita qui in "zona rossa" e le stalle sono sempre aperte, al contrario di altre botteghe, chiuse per decreto, ma....:  «Finora me la sono cavata, produco latte e le mie vacche riescono ad alimentarsi grazie al mangime che arriva in azienda.  I miei timori oggi sono che ci sia un guasto all’impianto di mungitura, lo uso per 5 ore tutti i giorni, o a qualche macchina agricola e che il tecnico chiamato, al di là delle autorizzazioni che sono necessarie, non voglia venire nella mia stalla perchè sono in "zona rossa". So che ad alcuni colleghi  si è rotto un tubo dell'olio e il ricambio è stato portato al posto di blocco. Ma se si fora il pneumatico del trattore? Finora non è successo, ma potrebbe anche capitare».

«Se fossi costretto a buttare via il latte?»

L' incubo peggiore? «Che qualcuno - spiega Boffelli - venga da me a dire, è già successo con la Bse e l'influenza aviaria, per problemi di psicosi collettiva, che il mio latte è contaminato e che lo devo buttare via. Chi trasporta il mio latte esce dalla "zona rossa" ed entra nella cooperativa di raccolta. Gli hanno già fatto un po' di storie, anche senza motivo, perchè la gente è nel panico. E' notizia di oggi, tra l'altro, lo dico solo per far capire il l'atmosfera che c'è qui, che uno abbia tentato di uscire di nascosto dalla "zona rossa", l'abbiano scoperto e portato via».

Tutti in rete su whatsapp

Nel frattempo in "zona rossa" ci si aiuta tra colleghi, come  ci racconta sempre Boffelli, che questa mattina ha  participato a una trasmissione via skype , in diretta su Canale 5. Molti hanno avuto problemi con l'entrata e l'uscita di personale dalla zona rossa, con  guasti alle macchine agricole  durante la semina: «Cerchiamo di aiutarci, siamo tutti connessi in un gruppo via whatsapp. Se ci sono problemi, ci sosteniamo a vicenda. Siamo tutti in trincea. La buona notizia è che il primo caso di disinfezione accertata,  il cosiddetto paziente 1, si sta riprendendo».

 

Voci dalla “zona rossa”: «Continuiamo a mungere, ma siamo preoccupati» - Ultima modifica: 2020-02-27T12:35:18+01:00 da Francesca Baccino

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