La trattativa si è tenuta un po' sottotraccia, ma alla fine ha partorito l'accordo sul prezzo del latte per il 2019. Stiamo parlando dell'intesa firmata in questi giorni da Italatte da un lato e le organizzazioni professionali agricole dall'altro.
Italatte è la principale azienda di trasformazione di latte crudo operante in Italia, appartiene alla multinazionale francese del lattiero-caseario Lactalis e ha in portafoglio i principali marchi italiani del settore, tra i quali spiccano Galbani, Vallelata, Invernizzi, Cademartori, Locatelli.
L'accordo firmato è ovviamente vincolante per i soli allevatori conferenti al gruppo Italatte, ma è prassi più che consolidata che proprio i contratti con questo gruppo abbiano anche valenza più generale, quale punto di riferimento di un mercato – quello del latte crudo alla stalla regolato dai contratti di conferimento con le tante aziende lattiero casearie, soprattutto nel Nord Italia – che rimane libero ma che, per orientarsi, guarda spesso a quanto accade in casa Italatte.
TRE LIVELLI DI PREZZO
Ecco perché i termini dell'accordo appena firmato sono molto rilevanti; vediamoli.
Vengono innanzitutto prefissati tre livelli di prezzo che rappresentano la remunerazione per il latte acquistato dagli allevatori per i mesi di ottobre (a 37,5 centesimi di euro al litro), novembre (a 38 centesimi di euro al litro) e dicembre (a 38,5 centesimi di euro al litro).
Come detto, si tratta di prezzi prefissati, cioè già determinati in partenza senza l'intervento di alcun meccanismo di indicizzazione, come invece è stato applicato da Italatte per il pagamento agli allevatori per il prodotto acquisito da gennaio 2017 a settembre 2018.
POI L'INDICIZZAZIONE
Ma l'indicizzazione ritornerà a inizio 2019. E ritornerà con lo stesso meccanismo varato a fine 2016 (sempre attraverso un accordo tra le organizzazioni professionali agricole e Italatte) e applicato nel 2017 e nella prima parte del 2018, ma con l'incognita – almeno mentre scriviamo – del prezzo base. Spieghiamo la questione.
Il sistema di indicizzazione utilizzato sino a poche settimane fa prevede l'aggancio a due prezzi di riferimento: quello del mercato del latte europeo e quello del Grana Padano. Il primo, che collega il latte crudo italiano al contesto continentale, parte da un valore base di 32 euro/100 litri, pesa nel paniere di indicizzazione per il 70%, viene rilevato come prezzo "Ue-28" e lo si trova come Eu historical prices (nella colonna weighted average, ritrovabile nel sito http://ec.europa.eu/agriculture/market-observatory/milk ). Un prezzo che IZ tiene periodicamente monitorato.
Il mercato del Grana Padano pesa nel paniere per il restante 30%, ne vengono calcolate le variazioni del prezzo medio mensile (media tra maggior e minore) del formaggio a stagionatura di nove mesi o oltre, quotato alla borsa merci della Camera di commercio di Milano, partendo da un valore base di 6,82/Kg.
IL PREZZO DA GENNAIO
Non si sa al momento se questi valori base, quello dell'Eu historical prices e del Grana Padano, verranno confermati nel sistema di indicizzazione che partirà a gennaio. Ma soprattutto bisognerà capire quale sarà il valore base che assumerà il latte crudo alla stalla; dal quale, da gennaio, si partirà per calcolare le variazioni date dal meccanismo di indicizzazione.
L'accordo firmato nel dicembre 2016 ne stabiliva l'importo a euro 37 euro/100 litri, e con questo valore è stata calcolata l'indicizzazione da gennaio 2017 a febbraio 2018. Poi, ad aprile 2018 Italatte avvertiva per lettera i produttori conferenti di voler abbassare unilateralmente e retroattivamente (da marzo) il valore base da 37 a 35,5 euro/100 litri, suscitando le proteste delle organizzazioni agricole.
Il livello del valore base del prezzo del latte che varrà a partire da gennaio è ovviamente di grande importanza, perché influenzerà l'indicizzazione per tutto il tempo che verrà applicata; per questo gli allevatori dovranno porre la massima attenzione su questo dato.