I prezzi dei prodotti zootecnici rilevati dalle Commissioni delle Camere di commercio e delle Borse merci, in chiusura di gennaio, si sono mostrati stabili per il latte spot. Al ribasso le materie grasse e i formaggi, ad eccezione del Pecorino Romano. Bene i bovini da macello.
Latte
Pausa di riflessione nella settimana 30 gennaio–3 febbraio per le quotazioni nazionali del latte spot che, dopo i forti ribassi dell’ultimo mese, trovano un supporto poco sopra la soglia dei 500 €/t. Il listino di Milano si mantiene invariato sui 520 €/t dopo tre settimane con cali percentuali oltre il 3%. Prezzi invariati (535 €/t) anche sulla piazza di Verona, con la crescita rispetto allo scorso anno che scende al +18% contro il +40% di inizio dicembre.
Nonostante l’assestamento dell’ultima settimana, i listini del latte spot archiviano il peggior mese degli ultimi dieci anni in termini di performance mensili, con un calo di quasi il -16% rispetto ai prezzi medi di dicembre (superato il -14% di febbraio 2018).
Si stabilizza a Milano anche il latte spot di provenienza estera, con listino invariato sia per il prodotto francese che tedesco.
Si mantiene stabile anche il latte di origine biologica, con il divario rispetto alle quotazioni del latte spot che si conferma poco sotto i 100 €/t.
Materie grasse
Non si arresta la discesa delle quotazioni nazionali delle materie grasse, con la debolezza che continua ad investire tutte le principali piazze di scambio nazionali. A Milano il burro pastorizzato perde sette punti percentuali (2,65 €/kg) rispetto alle quotazioni della settimana 23–27 gennaio, con la variazione mensile acquisita per gennaio che si attesta sul -23% rispetto ai prezzi medi di dicembre (il calo mensile più cospicuo negli ultimi dieci anni dopo il -24% di aprile 2020 in piena fase lockdown). Si tratta del terzo mese consecutivo con cali medi mensili oltre i dieci punti percentuali (-11% a dicembre e -15% a novembre), a conferma della drastica correzione che ha interessato le materie grasse negli ultimi mesi. Pesanti anche i listini di Mantova (-6,9% su base settimanale) e Cremona (-5,1%).
A livello di fondamentali di mercato, sono proseguiti nel quarto trimestre del 2022 i miglioramenti sul lato dell’offerta, con incrementi produttivi per i principali Paesi produttori di burro che hanno contribuito ad ampliare in maniera decisa la disponibilità di prodotto a livello continentale. Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Germania, primo produttore di burro in Europa, a novembre ha messo a segno aumenti produttivi nell’ordine del +5% rispetto ai quantitativi di novembre 2021, continuando a compensare i diffusi deficit della prima parte dell’anno. Segno “più” anche per Polonia (+13% rispetto ai volumi di novembre 2021), Belgio (+26%) e Olanda (+17%), tre dei primi sei produttori europei di burro.
In territorio negativo tutti i prodotti del comparto delle materie grasse, con lo zangolato (2,45 €/kg) e la crema di latte nazionale che cedono entrambi il -7,6% su base settimanale, con la crema che scende sotto i 2 €/kg (1,96 €/kg) per la prima volta da luglio 2021.
Grana Padano
Dopo i primi segnali di cedimento registrati dal Parmigiano Reggiano nella settimana precedente, in chiusura di gennaio girano al ribasso anche i listini del Grana Padano che segnano una variazione settimanale negativa per la prima volta da ottobre 2021. A Milano in calo tutte le stagionature, con lo stagionato 9 mesi che arretra del -0,5% portandosi sui 9,38 €/kg. Segno “meno” anche per i listini di Cremona, Mantova e Verona, a conferma della debolezza che attraversa trasversalmente il comparto.
Ancora in attenuazione la variazione tendenziale che oscilla tra un minimo del +21% a Mantova e un massimo del +28% a Verona.
A livello continentale in territorio negativo i formaggi olandesi (-3,2% su base settimanale per l’Edamer, -1,2% per il Gouda) che tra i prodotti caseari monitorati dalla Commissione europea si confermano quelli maggiormente in calo.
Parmigiano Reggiano
Proseguono i ribassi per i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano, in un contesto complessivamente debole per il settore caseario. Arretra per la seconda settimana consecutiva il listino di Parma, con cali settimanali del -0,9% per lo stagionato 12 mesi (10,58 €/kg) e del -0,8% per lo stagionato 24 mesi (12,50 €/kg). Segno “meno” anche a Mantova, Milano e Modena.
In termini tendenziali gira in territorio negativo la variazione media su base annua delle quotazioni sulla piazza di Mantova (-0,2%), con le variazioni tendenziali in ripiegamento su tutte le principali piazze di scambio.
Pecorino Romano
Proseguono la loro ascesa le quotazioni del Pecorino Romano, in evidente controtendenza rispetto ai cali che stanno interessando gli altri formaggi a lunga stagionatura. A Milano lo stagionato 5 mesi avanza del +0,7% su base settimanale avvicinandosi alla soglia dei 14 €/kg mai raggiunta in precedenza (13,95 €/kg).
In termini tendenziali la variazione su base annua delle quotazioni supera i quaranta punti percentuali (+40,2%) per la prima volta dal 2018.
Bovini vivi
Settimana di aumenti nel mercato dei bovini da macello, in particolare sul fronte dei vitelloni che ritoccano al rialzo i massimi storici su tutte le principali piazze di scambio. Tra i principali capi, i vitelloni Charolaise guadagnano a Mantova il +0,6% portandosi sopra i 3,56 €/kg (peso vivo), con i rialzi che interessano sulla piazza lombarda anche i vitelloni Limousine. In aumento a Modena le razze da incroci nazionali che raggiungono i 3,13 €/kg (peso vivo). Il mese di gennaio si chiude, dunque, con una lieve accelerazione dei prezzi dopo quasi due mesi di stabilità.
Sul versante dei vitelli a carne bianca, a fronte di una sostanziale stabilità per il listino di Mantova si registrano i primi segnali di cedimento a Modena, con le quotazioni che arretrano su base settimanale del -1,5%. In leggera attenuazione la variazione media tendenziale che scende al +8%.
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