Consiglio ambiente Ue, bovini imbrigliati nella direttiva sulle emissioni

I ministri dell'ambiente hanno deciso il 16 marzo scorso di includere i bovini nella direttiva sulle emissioni nonostante il voto contrario dell’Italia

Sulla questione si deve esprimere ancora il Parlamento europeo e le organizzazioni agricole annunciano battaglia per mantenere il settore bovino escluso com'è attualmente

Nel campo di applicazione della direttiva Ue sulle emissioni industriali rientra anche il settore bovino. Questo l’esito della votazione dello scorso 16 marzo al Consiglio Ambiente dell’Ue, nonostante il voto contrario dell’Italia attraverso il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e le proteste di molte organizzazioni agricole europee e associazioni di categoria.

È passata la proposta svedese di includere il settore bovino, attualmente escluso, nella direttiva al Consiglio Ambiente dell’Ue anche se sulla questione ancora deve esprimersi il Parlamento europeo.

Allevamenti non equiparabili alle fabbriche per le emissioni

Si tratterebbe di una tragedia per gli allevamenti bovini che verrebbero equiparati alle fabbriche in termini d’inquinamento. Le principali organizzazioni agricole europee avevano inviato una lettera aperta ai ministri in vista della discussione del 16 marzo esprimendo forte contrarietà rispetto a una proposta ritenuta «del tutto inadeguata e inaccettabile rispetto alla realtà produttiva europea»  da Coldiretti, che ha firmato in rappresentanza dell’Italia, e dalle  sigle sindacali di Belgio (Fwa), Repubblica Ceca (Akcr e Zscr), Germania (Dbv), Francia (Fnsea), Polonia (Fbzpr), Portogallo (Cap), Slovacchia (Sppk) e Spagna (Asaja).

«Lavoreremo insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca affinché, nella fase di discussione, riesca a modificare – ha commentato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – l’orientamento generale e arrivare a una decisione finale favorevole per le imprese e per il settore degli allevamenti».

Duro il commento del direttore generale di Assocarni, François Tomei, che parla di «proposte green iperboliche» sostenute dalla Commissione europea. Dai dati Ispra del 2020 emerge, infatti, come ha ricordato Tomei, che le emissioni dell'allevamento bovino italiano pesano appena il 5% del totale (rispetto alla media mondiale del 14,5% - dati Fao), a cui va aggiunto l’aumento di sequestro di carbonio nelle aree degli allevamenti. Inoltre, il carbonio del metano emesso dalle fermentazioni ruminali risiede in atmosfera appena 11,5 anni, per essere poi riassorbito dalle piante in un ciclo biologico. Il carbonio di origine fossile emesso dai combustibili delle imprese industriali, al contrario, si accumula nell’atmosfera per centinaia di anni.

Rischio di chiusura per molti allevamenti

«Se non adeguatamente contrastata, questa proposta – aveva fatto notare Coldiretti – potrebbe portare a una dirompente riduzione dei redditi dei nostri allevatori o, potenzialmente, alla chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Ue».

«L’unico voto di contrarietà – ha commentato il presidente della Copagri, Tommaso Battista –  è arrivato proprio dall’Italia, paese che, ironia della sorte, contribuisce ad appena l’1% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, pari complessivamente a circa 400mila tonnellate; di questa cifra, appena il 5% deriva dall’attività zootecnica e, in generale, dal primario, con un’incidenza sensibilmente inferiore alla media comunitaria dell’11-12%».

Eliminare il settore bovino dalla direttiva Ue sulle emissioni

L’unica opzione possibile è quella di mantenere l’attuale quadro normativo con l’eliminazione del settore bovino dalla direttiva e ripristinare le attuali soglie stabilite per il settore avicolo (da 40mila capi) e suinicolo (suini da produzione di peso superiore a 30 kg: da 2mila capi; scrofe: da 750 capi).

Questa soluzione andrebbe a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Impatto della direttiva Ue più pesante rispetto alle attese

«I dati utilizzati dalla Commissione per la revisione della direttiva  – ha sottolineato il presidente di Fedagripesca, Carlo Piccinini – risalgono al 2016 mentre vi sono dati relativi al 2020 che contraddicono la percentuale originariamente indicata di aziende agricole interessate sulle emissioni. La Commissione si è sempre difesa dalle critiche affermando che solo il 13% delle aziende agricole commerciali europee sarà oggetto della proposta. Invece, prendendo in considerazione i dati più recenti, si passa, in particolare per il pollame, dal 15% al 58% delle aziende agricole dell'Ue interessate e per gli allevamenti di suini dal 18% al 61%».

Consiglio ambiente Ue, bovini imbrigliati nella direttiva sulle emissioni - Ultima modifica: 2023-03-17T17:24:24+01:00 da Francesca Baccino

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