Calzolari: Prezzo semestrale per il latte, ma il negoziato ormai è un’operazione troppo datata

Il presidente del Gruppo Granarolo, Gianpiero Calzolari
Il presidente del Gruppo Calzolari sottolinea l'utilità di un prezzo di durata semestrale capace, innanzitutto, di offrire certezze e mettere d'accordo le due anime, allevatoriale e industriale, della cooperativa

Garantire le due componenti della filiera cooperativa, la parte degli allevatori soci di Granlatte e la parte industriale di Granarolo. Un concetto fondamentale da rispettare che è alla base delle strategie di Gianpiero Calzolari, presidente del Gruppo Granarolo, il maggiore player della cooperazione italiana nel settore lattiero caseario.

Ecco spiegato il prezzo del latte che Granlatte pagherà in acconto ai produttori di latte associati nel primo semestre 2023: 57,5 centesimi al litro più Iva e premi qualità da febbraio a giugno, mentre a gennaio è stato riconosciuto ancora un prezzo di 60 centesimi al litro. Un pagamento che vale per l'area del Nord-Italia compresa la Lombardia, regione nella quale la cooperativa raccoglie il 60% del latte totale (per altri areali valgono altri prezzi). Un valore che ricalca quello stabilito nell’accordo tra gli allevatori e la multinazionale francese Lactalis, che opera anche in Lombardia acquistando oltre il 10% del latte italiano.

«Abbiamo la doppia anima – spiega Calzolari – come cooperativa, quella dei produttori di latte e quella industriale: stabilire il prezzo del latte vuol dire mediare tra il principio industriale dei costi e ricavi e la necessità, invece, di un prezzo di riferimento sul quale costruire, poi, le politiche commerciali. Per questo abbiamo scelto un accordo lungo, di durata semestrale, capace di assicurare una prospettiva. Si tratta di un accordo che è difficile non solo per la parte allevatoriale, alle prese con costi ancora alti di produzione, ma anche per la parte industriale, visto che anche i prezzi al consumo sono arrivati a un limite oltre il quale non è opportuno andare».

La congiuntura difficile resta anche nel 2023

Il contesto del settore lattiero caseario è noto: da una parte non sono ancora state superate le numerose complessità che hanno caratterizzato il 2022, tra costi dei fattori di produzione che si sono impennati a tutti i livelli della filiera, anche in seguito al conflitto in Ucraina, raggiungendo livelli inimmaginabili solo pochi anni fa. Dall’altra c’è l’esigenza di remunerare in modo corretto sia il latte che i prodotti lattiero caseari.

A complicare il quadro è stato, negli ultimi mesi del 2022,  anche la prevista, seppur lieve, crescita dei listini al dettaglio che ha determinato contraccolpi nella borsa della spesa degli italiani e un clima di incertezze che probabilmente si farà sentire anche quest’anno.

Granarolo, Ferrari, Cremona

«L’attuale prezzo del latte rappresenta un compromesso – ha spiegato il presidente del Gruppo Granarolo – tra la necessità di presidiare la filiera consentendo di affrontare le difficoltà e di consentire all'industria di interloquire anche con la distribuzione con una relativa continuità. Purtroppo, è evidente a tutti che queste dinamiche non sono condizionabili da singole imprese agricole o industriali, ma da una serie di eventi che nessuno poteva prevedere, come la guerra tra Russia e Ucraina e la grande siccità che nel 2022 ha colpito pesantemente il settore della produzione del latte. Avremmo bisogno di avere qualche strumento previsionale  in più, per allargare l’orizzonte a quel che succede a livello mondiale e che può influire sulle nostre produzioni in modo da anticipare determinate evoluzioni di mercato, dalla disponibilità di prodotto e alla capacità di esportazione e importazione dei grandi player del latte. Ritengo, comunque, che oggi la tradizionale negoziazione sul latte sia ormai un po’ datata».

Miglioramento del benessere animale e sostenibilità in primo piano

Resta fondamentale, come ha ribadito Calzolari, anche nel 2023 il rinnovo dell’impegno sul miglioramento del benessere animale per tutte le stalle degli allevamenti associati e il percorso della sostenibilità che vede la filiera Granarolo impegnata in diversi progetti per contenere le emissioni di Co2 e ridurre il dispendio di risorse anche energetico puntando anche sulla produzione da fonti rinnovabili.

La strada da seguire è quella dell’internazionalizzazione

Gira da giorni su tutti i media la classifica del sondaggio online pubblicato da TasteAtlas, un sito web croato che pone i formaggi italiani in posizioni di assoluto primo piano nel mondo, come ricorda Calzolari. Ci sono otto formaggi italiani tra i primi cento migliori nel mondo e quattro con la bandierina tricolore del nostro paese tra i primi dieci. «Anziché competere tra di noi, dovremmo – avverte Calzolari – andare a competere all’estero. Il mercato nazionale è saturo e i margini di crescita più promettenti per i consumi sono nell’export. Occorre avere una dimensione organizzativa che consenta di investire su questo canale. Questo è uno dei nostri traguardi da tempo, abbiamo quasi raggiunto il 40% di fatturato realizzato all’estero, dovremmo arrivare almeno al 50%. Questo è un obiettivo difficile da raggiungere, ma necessario. Come? Facendo leva su prodotti che hanno maggiore appeal all’estero e investendo. Dallo scorso anno abbiamo anche il Gorgonzola nel nostro portafoglio, (con l’acquisizione di Mario Costa SpA, produttore novarese di Gorgonzola dop, ndr annunciata a fine 2021) un prodotto che il mercato apprezza anche oltre-confine, così come lo stracchino e la mozzarella».

Granarolo si è anche organizzato nella logistica: sempre alla fine del 2021 ha acquisito Calabro Cheese Corp, società statunitense del Connecticut, che produce e commercializza prodotti lattiero-caseari freschi, per costruire una piattaforma strategica nel Nord America e distribuire una vasta gamma di produzioni tipiche e Dop dall’Italia.

 

Calzolari: Prezzo semestrale per il latte, ma il negoziato ormai è un’operazione troppo datata - Ultima modifica: 2023-02-23T08:53:08+01:00 da Francesca Baccino

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