Assemblea Assolatte: il 2021 segnato dalla corsa dei costi di produzione

L’Associazione delle imprese di trasformazione del latte accusa il calo dei consumi interni nei primi mesi del 2022 legato all'impennata dei costi

Paolo Zanetti, presidente di Assolatte
Tiene l’export che con 4 miliardi di euro fatturato ha fatto da traino anche ai conti del 2021

Il settore lattiero caseario non sfugge alla crisi internazionale: il 2021 doveva essere l’anno dedicato alla ripresa del mercato e dei consumi dopo un 2020 martoriato dalla pandemia. La realtà ha invece deluso le aspettative a causa degli aumenti esponenziali dei prezzi di materie prime, semilavorati, energia e servizi essenziali come il trasporto marittimo. Tra i più impattanti, il gas naturale, cresciuto del 400%, del 170% quello dei noli dei container, mentre il cartone ha avuto rincari medi del 48%, la plastica del 73%, i pallet del 46%. Lo ha sottolineato Assolatte, l’associazione italiana delle imprese di trasformazione del latte, durante l’assemblea annuale di settore che ha fatto il punto sull’annata.

La guerra in Ucraina in corso ha aggravato molte delle tensioni che agiscono sul fronte prezzi, e per la prima volta si parla dei rischi di carenza e razionamento dell’energia e di alcune materie prime agricole. Un primo pesante effetto della crisi sulla filiera lattiero casearia è stato l’aumento vertiginoso del prezzo dei mangimi, e, di conseguenza, del costo di produzione del latte.

Consegne di latte in crescita del 3,3% 

Fattore positivo, fa sapere Assolatte, le consegne di latte, cresciute del 3,3% attestandosi a 13,1 milioni di tonnellate. La produzione dei derivati ha potuto esprimere incrementi tra i più elevati dell’Unione europea. La disponibilità di burro è salita del 2,1%, yogurt e altri latti fermentati del 6,4%, il latte alimentare del 7,2%, i formaggi del 5,3%.

formaggi

Nel dettaglio dei formaggi – comparto in assoluto a maggior valore aggiunto – con quasi 400mila tonnellate la mozzarella si è confermata il formaggio più prodotto. Buone performance di crescita anche per gli altri freschi, come mascarpone e burrata. Per quanto riguarda il comparto Dop – ovvero la metà della produzione casearia nazionale – con il 35% dei volumi si posiziona al primo posto il Grana Padano. Seguono il Parmigiano Reggiano (28%), Gorgonzola e Mozzarella di Bufala Campana con quote simili (11% e 9%), Pecorino Romano (6%), Asiago (4%) e Taleggio (2%).

Purtroppo gli acquisti domestici hanno segnato il passo, sia nel latte alimentare (-2,3%) che nei formaggi (-1,5%). Un recupero parziale è avvenuto solo grazie alla riapertura del canale food service.

Le imprese, come ha fatto sapere Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, hanno dimostrato un’eccezionale capacità di reazione e un altrettanto eccezionale senso di responsabilità, accollandosi enormi costi aggiuntivi per mesi e trasferendo a valle solo quanto strettamente necessario. «Lo abbiamo fatto da soli, senza alcun aiuto, senza ricorrere – ha sottolineato con orgoglio Zanetti –  a finanziamenti pubblici, sopportando i costi della riorganizzazione aziendale, premiando lavoratori e collaboratori».

«Siamo fieri dei risultati raggiunti, perché nonostante l’ondata negativa che ci ha travolto lo scorso anno la nostra produzione è cresciuta dell’1,3% - ha precisato Zanetti -. E con una crescita media annua del 2,3% nell’ultimo quinquennio, il lattiero caseario surclassa quella ottenuta dell’industria alimentare nel suo insieme (+1,9%)»

L’export traina la crescita del 2021

Anche nel 2021, quindi, il motore della crescita è stato l’export. Nel loro insieme, i prodotti lattiero-caseari hanno generato 4,1 miliardi di euro di fatturato, di cui 3,5 miliardi legati ai soli formaggi. Questi ultimi hanno superato per la prima volta le 500mila tonnellate, attestandosi a 521mila.

L’area Ue resta una garanzia per i nostri formaggi. Aumenti a doppia cifra in Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Polonia e Svezia, che hanno interessato pressoché tutte le categorie di prodotto. Le percentuali più elevati sono state registrate da  Mascarpone (+42%) e Provolone (+20%), ma se guardiamo le variazioni in tonnellate sono i simboli del Made in Italy ad aver messo a segno risultati significativi (+13mila la mozzarella, +10mila Grana Padano e Parmigiano Reggiano).

Buoni risultati anche dall’area extra-Ue, dove la variazione media nei volumi di export (+9,7%) cela incrementi in realtà molto più rilevanti in alcuni Paesi chiave, ad esempio gli Stati Uniti (+20%), la Cina (+26%), la Corea del Sud (+28%) e la stessa Ucraina (+43%).

Flessione dei consumi interni nel 2022

Per quanto riguarda il 2022, si assiste purtroppo ad un peggioramento nel quadro generale. Le consegne di latte comunque stabili per tutto il primo trimestre (-0,2% rispetto all’analogo periodo 2021), a differenza di quanto avvenuto negli altri grandi Paesi Ue (Germania -1,4%, Francia -1,2%). La prudenza che sta caratterizzando la produzione 2022 nel nostro Paese riguarda naturalmente anche i derivati del latte, a partire da formaggi (-1,1%) e creme (-4,6%).

A incidere è anche la contrazione generalizzata della domanda interna, colpita dall’inflazione che nei mesi precedenti era rimasta confinata agli anelli primari e intermedi della filiera. Tra gennaio e aprile gli acquisti domestici di formaggi hanno segnato -5%, numero che, trasferito sui 12 mesi, porterebbe i volumi complessivi di quest’anno sotto la soglia delle 800 mila tonnellate.

In calo anche le vendite di latte alimentare, che tra maggio ’21-maggio ‘22 hanno registrato, rispetto ai 12 mesi precedenti, -4,2% nel segmento uht e -7,2% in quello fresco. In crescita, ma più contenuta, sono soltanto le nuove referenze, in particolare il delattosato (+1,6%) e l’Esl (0,9%).

Sta tenendo invece, nel 2022, l’export, che continua a crescere a ritmi sostenuti e si conferma una leva di sviluppo imprescindibile ed efficace anche in tempi di crisi. Nel primo trimestre dell’anno i volumi di vendite nell’Ue totalizzano +21%.

A trainare sono sempre Francia (+18%), Spagna (+38%), Polonia (+36%), Belgio, Olanda e Paesi scandinavi. Nell’area extra-UE si consolidano i mercati USA, canadese e cinese. Segnali di sostanziosa ripresa arrivano delle vendite nel Regno Unito (+17%) e in Giappone (+41%).

La sfida della sostenbilità

Il settore lattiero caseario, peraltro, ha accettato le principali sfide del futuro, quelle ambientali e della sostenibilità. «È un impegno che ci vede protagonisti già da alcuni anni perché crediamo fermamente nella nostra capacità di creare processi e prodotti sempre più sostenibili – ha proseguito Zanetti –. Abbiamo investito nel fotovoltaico e nelle fonti rinnovabili, acquistato moderni impianti di cogenerazione, ridotto e ottimizzato l’uso dell’acqua e delle emissioni in atmosfera».

Oltre al miglioramento del benessere degli animali, l’industria è impegnata nel delicato capitolo del packaging, che per i prodotti lattiero caseari non è solo un biglietto da visita, ma strumento prezioso che garantisce la sicurezza alimentare.

No ai cibi da laboratorio

E a fronte dell’impegno dell’intero settore per un sistema lattiero caseario sempre più sostenibile, con prodotti già pienamente compatibili con una alimentazione amica dell’ambiente, il settore che Assolatte rappresenta dice “No” alla follia ideologia dell’One diet. “No” anche ai progetti dei colossi della finanza mondiale che vogliono fabbricare in laboratorio ciò che la natura produce da sempre e che le nostre imprese sanno trasformare tutelandone la genuinità.

Gli interessi in gioco, come ha fatto notare Assolatte, sono enormi, caseina e proteine prodotte da batteri mettono a rischio il sistema latte mondiale che dà lavoro e sostentamento a un miliardo di persone. Senza scrupoli per la salute di chi li consuma, senza scrupoli per i risvolti etici che accompagnano queste pratiche da laboratorio.

«Per questo lanciamo l’allarme per una mobilitazione globale: agricoltura, industria, politica e istituzioni, dobbiamo essere tutti uniti per dire un no secco e definitivo a queste produzioni artificiali – ha così concluso Zanetti».

 

 

Assemblea Assolatte: il 2021 segnato dalla corsa dei costi di produzione - Ultima modifica: 2022-06-22T18:48:25+02:00 da Francesca Baccino

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