«I 41 centesimi al litro di latte non bastano più, stalle a rischio chiusura»

Lo ha detto il presidente di Coldiretti Brescia, Giacomelli, di fronte all’analisi sulle ultime tendenze del mercato del latte curata dal Clal

Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia
Dal convegno organizzato dalla stessa associazione di rappresentanza provinciale sono emerse previsioni favorevoli sull’andamento del settore lattiero caseario nel suo complesso. A soffrire, però, sono sempre le stalle italiane.

II prezzo di 41 centesimi al litro di latte stabilito dal protocollo ministeriale, firmato nel novembre scorso dai rappresentanti della filiera, non è stato applicato, ma «ormai è superato. Gli aumenti vertiginosi dei costi di produzione indicano che la remunerazione alle stalle deve essere ben superiore». Lo ha detto il presidente di Coldiretti Brescia, Valter Giacomelli, durante il convegno organizzato oggi dall’associazione agricola provinciale per fare il punto sul mercato del latte, sui costi di produzione e sulle tendenze in atto.

Prospettive favorevoli a livello mondiale per il settore lattiero caseario

Come ha fatto notare Giacomelli, in base alle indicazioni diffuse oggi da Angelo Rossi, fondatore di Clal, il quadro del comparto lattiero caseario è positivo: i prezzi dei prodotti lattiero caseari sono in crescita, i listini del Grana Padano, come ha spiegato il direttore generale del Consorzio di tutela della Dop, Stefano Berni, sono soddisfacenti e lo stesso vale per i consumi, soprattutto quelli  al dettaglio. Anche il valore del latte spot sta aumentando.

In Italia i prezzi del latte  alla stalla scendono per l’aumento dell’offerta

Le previsioni a livello mondiale indicano, sempre secondo l’analisi di Clal, un aumento del prezzo del latte alla stalla come conseguenza della minore produzione indotta dall’aumento eccezionale dei costi negli ultimi mesi.

Dinamica  diametralmente opposta a quella in atto nel nostro Paese che, avvicinandosi sempre più all’autosufficienza nella produzione di latte, come ha spiegato Mirco De Vincenzi di Clal,  in un contesto di forte rincaro dei costi di produzione (vedi sotto) ha visto flettere, soprattutto nei mesi scorsi, il valore della materia prima alla stalla.

Giacomelli: «Il latte alla stalla non è remunerato a sufficienza»

«Tutti i segnali di mercato – ha spiegato il presidente di Coldiretti Brescia – rimandano a prospettive complessivamente favorevoli anche per il settore lattiero-caseario nazionale. Oggi, però, le stalle che vendono all’industria non vengono remunerate abbastanza di fronte alla corsa dei costi di produzione. Se 41 centesimi erano un prezzo dignitoso alcuni mesi fa, oggi anche questo valore è a stento capace di coprire i costi di produzione».

Giacomelli ha rimarcato come siano a rischio di sopravvivenza le stalle che producono latte. «Quando chiude una stalla – ha ricordato – s’impoverisce anche il territorio che comprende ovviamente tutto a cominciare dalla produzione di mangimi e attrezzature.  Per questo dico che 41 centesimi al litro, anche se alcuni allevamenti faticano a raggiungerli, sono diventati ormai un prezzo non sostenibile sotto l’aspetto economico».

Necessario un tavolo lombardo sul prezzo del latte alla stalla

Giacomelli ha sollecitato, pertanto, «un atto di responsabilità da parte della politica» e ha  chiedo di convocare un nuovo tavolo lombardo sul prezzo del latte. «Siamo la regione leader del latte italiano è corretto – ha precisato – che l’incontro avvenga in Lombardia.

Non bisogna correre il rischio che il latte venga a mancare. Oggi il latte francese costa più del latte italiano, questo non è mai avvenuto».

Giacomelli ha annunciato anche dall’incontro programmato oggi a Brescia tra i presidenti provinciali di Coldiretti uscirà a una posizione comune da portare avanti per soccorrere le aziende agricole alle prese con prezzi del latte al di sotto dei costi di produzione.

Berni: «Con i risultati del 2021 il Piano produttivo del Grana Padano sarà espansivo»

Come ha spiegato il direttore generale del Consorzio del Grana Padano, Berni,  nel 2021, nonostante il parziale recupero del canale ho.re.ca, grazie a un allentamento delle misure sanitarie per la pandemia, i consumi della Gdo hanno mantenuto quasi intatte le posizioni guadagnate, nel 2020, anno del lockdown più pesante. Anche nel 2021 si è mantenuto quindi il 6% dei consumi retail (guadagnato nell’anno precedente).

Il direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano, Stefano Berni

Complessivamente, nel 2021,  considerando anche il canale ho.re.ca., i consumi in Italia dovrebbero aver guadagnato lo 0,15%.  Nel 2021 ha registrato un andamento positivo anche l’export che si è posizionato su un incremento del 6,5% nei primi dieci mesi dell’anno.  In base alle previsioni del direttore del Consorzio i consumi globali di Grana Padano nel 2021 dovrebbe evidenziare una crescita globale molto vicina al 3%.

Merito anche del Piano Produttivo che da anni si pone l’obiettivo di mettere in equilibrio la domanda con l’offerta. « Grazie a questa crescita dei consumi straordinaria da quest’anno il Piano produttivo– ha spiegato Berni – sarà sempre un sistema di governo dell’offerta, ma diventa anche “espansivo”. Si prevede infatti uno spazio aggiuntivo, per il 2022, di circa 100mila forme, pari a 500mila quintali di latte in più da trasformare a Grana Padano».

 

 

 

 

 

 

 

 

«I 41 centesimi al litro di latte non bastano più, stalle a rischio chiusura» - Ultima modifica: 2022-02-08T15:53:42+01:00 da Francesca Baccino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome