Una variabile multiforme, chiamata redditività. Nelle stalle da latte può variare non soltanto sulla base della destinazione della materia prima, ma anche delle soluzioni adottate per la gestione complessiva dell’azienda. Produrre latte può, dunque, avere costi diversi e, di conseguenza, portare a differenti guadagni.
È stato questo il tema della tavola rotonda organizzata al Bovimac di Gonzaga (Mn) da Coldiretti Mantova e dalla rivista Informatore Zootecnico. Ne hanno discusso quattro allevatori di punta della provinciadi Mantova, che hanno scelto di valorizzare il proprio latte secondo modalità diverse, individuate sulla base di contingenze territoriali o per libera scelta imprenditoriale: Simone Minelli è inserito nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, Giovanni Bellei conferisce per il circuito del Grana Padano, Greta Azzoni alleva in modo biologico, Fabio Piva sta sul libero mercato.
La manodopera
La manodopera è una variabile tutt’altro che secondaria. Lo hanno testimoniato Giovanni Bellei, delegato di Giovani Impresa, con un’azienda da 280 capi, dei quali 120 in mungitura, che conta esclusivamente su manodopera familiare, e Simone Minelli, 300 capi a Motteggiana, che ha invece quattro dipendenti e uno stagionale. “Una scelta dovuta al fatto che non ho familiari coinvolti nella gestione aziendale – ha osservato Minelli – e che mi ha imposto di affidarmi a manodopera esterna. Per alcuni aspetti potremmo anche considerarci sbilanciati con manodopera in più, ma in questo modo evitiamo gli straordinari e permettiamo a tutti di osservare i turni di riposo e di godere delle ferie”. In termini di costo di produzione, ha aggiunto, il lavoro incide per circa 8 euro al quintale.
La forza lavoro esternalizzata è facilmente contabilizzata. Quando, al contrario, si tratta di manodopera familiare, i conti sono più complessi.
“Spesso infatti non la conteggiamo in maniera così precisa – ha riconosciuto Bellei -. A livello indicativo, se il costo della nostra razione alimentare si aggira sugli 8 euro, con un costo al quintale di 21 euro, se teniamo conto della manodopera dei tre familiari saliamo a 15 euro a razione”.
L’alimentazione
La razione alimentare è, di fatto, un altro elemento che incide in modo significativo. “Nella nostra azienda produciamo il 100% del foraggio e il 100% della sostanza proteica, che è la soia – ha raccontato Minelli -. Abbiamo un territorio vocato, bonificato mille anni fa dai monaci benedettini, che hanno influito notevolmente sui metodi colturali e sulla lavorazione del formaggi. Oggi la nostra resa media si aggira sui 150 q/ha di erba medica. Per il taglio e la raccolta dal campo siamo autonomi e operiamo con risorse interne all’azienda. Qualora invece dovessimo ricorrere all’essiccazione, ricorriamo al contoterzista”.
Quanto incide l’alimentazione? Immediati i conti nell’azienda di Simone Minelli. “La nostra razione alimentare è costituita per il 60% da foraggio e per il 40% da mangime e integratori, ma sul piano economico l’incidenza è equamente divisa. Su un costo complessivo di 28 euro al quintale, 14 euro è l’incidenza dei foraggi e 14 euro i costi di integrazioni e mangimi. Sommando tutti i costi, spendiamo circa 50 euro per 100 chilogrammi di latte”.
Minelli conferisce il latte alla Latteria Gonfo di Motteggiana per la produzione di Parmigiano Reggiano, nel 2017 la cooperativa ha riconosciuto ai soci un dividendo di 73,50 euro al quintale. “Non è ancora stato comunicato il dividendo per il 2018 – ha confessato – ma con il prezzo di mercato del formaggio le previsioni sono ancora più interessanti.
Calcolando che dall’anno scorso a oggi il prezzo del Parmigiano Reggiano è cresciuto di 1,50 euro al kg, prevediamo di aumentare il dividendo di 10 euro per 100 kg di latte”.
Scenario completamente diverso nell’area dei prati stabili. “Se gli animali fossero allevati solo al pascolo i costi sarebbero abbattuti del 90 per cento”, ha osservato Greta Azzoni, azienda familiare a Goito con 70 ettari interamente coltivati a prato stabile e una mandria con 240 bovine, delle quali 100 in lattazione. L’indirizzo della stalla è biologico e il latte (9mila quintali prodotti all’anno) viene conferito alla Latteria San Pietro di Cerlongo di Goito (Mantova), per la produzione di Grana Padano bio.
“Noi usiamo alimentazione tradizionale, con costo di 5-6 euro al giorno. L’alimentazione con unifeed costa invece 40 euro al giorno – ha spiegato Azzoni -. Anche l’autoproduzione del mangime permette una resa del 20-30% superiore a parità di sostanza secca somministrata rispetto al mangime tradizionale. Per il futuro ipotizziamo di creare una nicchia in azienda da adibire esclusivamente al pascolo delle bovine, per ridurre i costi di produzione e massimizzare la redditività aziendale”.
Altre voci di costo
Passando sotto la lente i costi dell’azienda Azzoni, “le voci che incidono di più, nel nostro caso, sono le spese per detergenti e cura della stalla e delle bovine per circa 3mila euro, il costo del veterinario per 1.500 euro, l’energia elettrica per 7mila euro e il gasolio agricolo per 11mila euro”.
I costi del gasolio agricolo hanno un’incidenza non trascurabile. Al punto che alcune colture potrebbero ridursi significativamente in quanto onerose. “Negli anni di siccità, quando si è costretti a irrigare almeno due volte in più – dichiara Bellei – il mais diventa molto oneroso e incide in misura maggiore sui costi di produzione. Le spese possono arrivare anche a 7-8 euro al quintale”.
Nuove tecniche colturali, però, possono migliorare l’assimilazione del prodotto da parte degli animali, con l’effetto di aumentare il benessere e la produttività, elementi in grado insomma di contenere di qualche centesimo i costi per ottenere un litro di latte.
Anche l’innovazione ha un proprio peso. “Tra le voci che contribuiscono alle spese aziendali – ha ricordato Minelli – vorrei ricordare i 5,50 euro al quintale di latte dovuto agli ammortamenti per le spese di ammodernamento in azienda. Per i vari macchinari calcoliamo circa otto anni di ammortamento. Per fronteggiare i costi di energia elettrica (che d’estate aumentano per il funzionamento dei ventilatori di raffrescamento) ma anche per bonificare 2mila metri quadrati di eternit, nel 2011 abbiamo costruito un impianto fotovoltaico che produce 60 kW di energia elettrica, dei quali 45 sono ceduti attraverso la vendita diretta, mentre 15 kW sono scambiati sul posto. La durata dell’impianto è stata stimata di 20 anni circa, con un ammortamento di 10 anni”.
La rimonta, le macchine
“Quando si fanno i conti sulle spese – afferma Fabio Piva, produttore con 370 bovine, delle quali 315 in lattazione – molto spesso si dimenticano voci che invece incidono, come ad esempio la rimonta”. Per l’allevatore di Casalromano, però, “quando si fissa il prezzo del latte bisognerebbe prestare maggiore attenzione alla destinazione della materia prima e riconoscere variabili legate appunto al mercato di quella che diventa la valorizzazione finale del prodotto”.
Altro elemento chiave è la meccanizzazione. “Per la tesi di maturità – ha ricordato Bellei – ho realizzato un plastico sulla stalla del futuro, con l’automazione del processo di mungitura. Nel 2016 abbiamo inserito in azienda due robot di mungitura. Una scelta naturale, di fatto, scaturita in maniera naturale. I risultati sono evidenti e in azienda siamo contenti. I robot hanno migliorato il benessere animale e il livello sanitario delle bovine e, inoltre, mi permette di monitorare la mandria in qualsiasi momento attraverso lo smartphone. È un vantaggio, che certamente non sostituisce la presenza in stalla, ma sicuramente aiuta”.
Competenza, attenzione e professionalità degli operatori fanno la differenza. “Anche fertilità e podologia giocano un ruolo fondamentale – ha spiegato Greta Azzoni -. Per noi in famiglia la stalla è la nostra seconda casa e posso affermare con assoluta sicurezza che la presenza di un allevatore competente ed esperto incide fino al 40% della redditività”.
La commercializzazione
Accanto all’analisi dei costi di produzione, però, diventa altrettanto strategico definire un quadro di alleanze per l’export e creare nuovi canali commerciali. Lo ha ribadito il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra, nelle conclusioni alla tavola rotonda.
“Oggi la remunerazione del latte è positiva e le soddisfazioni del mercato stanno portando molti giovani nelle aziende – ha detto Carra -.
Per questo diventa più che mai necessario condividere strategie per le aziende. Mantova si colloca fra l’altro in una terra di grandi produzioni Dop, vocate all’export: la strada è questa, dobbiamo affrontare le sfide in maniera diverse, perché altrimenti sarà il mercato ad espellere il produttore meno efficiente”.
Importantissimo, secondo il presidente Carra, “in una fase che in maniera piuttosto inedita vede il latte spot su livelli più alti rispetto al prezzo del latte indicizzato, redistribuire la redditività all’interno della filiera, per dare prospettive di stabilità agli allevatori, alla trasformazione e alla distribuzione. E in questa logica si inserisce positivamente il percorso sull’etichettatura e la trasparenza: elementi che premieranno la produzioni distintive del territorio”.
Il consumatore sarà sempre più al centro delle scelte delle imprese agricole e delle filiere. “Per noi è fondamentale concentrarsi su quello che il consumatore chiede – ha precisato Carra -. Il rispetto dell’ambiente, ad esempio, è una delle richieste maggiormente pressanti. Non possiamo sottrarci e, anzi, dobbiamo fare i conti con le opportunità che ci possono offrire le nuove tecniche agronomiche e colturali, l’agricoltura e la zootecnia di precisione”.
L’irrigazione
L’acqua, ad esempio, è un altro tema sul quale concentrarsi. “Molto spesso gli agricoltori vengono accusati di rubare l’acqua, ma non è affatto così – ha spiegato Carra -. Bisogna però riconoscere che i cambiamenti climatici hanno modificato i tempi di gestione delle risorse idriche da parte degli agricoltori. È cambiata la stagione: fra un mese dovremo invasare acqua per l’avvio della campagna primaverile, una volta tutto era spostato in aprile. Questo impone una maggiore razionalità nell’utilizzo dell’acqua”.
Le politiche agricole
In un contesto economicamente positivo, c’è spazio anche per alcune riflessioni sulla Politica agricola comune. “Siamo prossimi alle elezioni europee e difficilmente si raggiungerà un risultato concreto con l’attuale apparato istituzionale – ha commentato Carra -. Quasi certamente se ne occuperà un nuovo Parlamento e una nuova Commissione. Non possiamo però non sottolineare che procrastinare la decisione sulla nuova Pac significherà concretamente che per un certo lasso di tempo non ci saranno risorse a disposizione per fare sviluppo nelle aziende agricole. Questa è già una perdita per le aziende che fanno innovazione e che lavorano per la competitività sul mercato”.
Da alcuni mesi a questa parte sono anche mutati, come ha precisato Carra, le politiche in Regione Lombardia.
“Prima dell’avvento di Fabio Rolfi come assessore regionale la Lombardia aveva operato una scelta forte sui progetti di filiera. Oggi la rotta è cambiata, perché la linea dell’attuale assessore è quella di sburocratizzare e dare più velocità all’allocazione delle risorse. È una scelta forte, dove si torna all’antico e si danno risultati immediati. Se questa nuova linea è servita per velocizzare, ben venga. A volte servono risultati immediati”.
I COSTI DEI QUATTRO ALLEVATORI
Ecco, secondo quanto hanno dichiarato alla tavola rotonda del Bovimac i quattro allevatori mantovani, i costi di produzione del latte registrati nelle proprie aziende.
SIMONE MINELLI, allevatore di Motteggiana (Mn): 100 ettari coltivati a erba medica, soia e frumento con panico in secondo raccolto, 300 capi (dei quali 130 in lattazione). Latte conferito alla Latteria Gonfo per la produzione di Parmigiano Reggiano. COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE: 50 €/100 kg.
GIOVANNI BELLEI, allevatore di Borgo Virgilio (Mn): 45 ettari coltivati a mais, medica, frumento da foraggio, loietto, panico di secondo raccolto dopo i cereali vernini, 280 capi (dei quali 120 in mungitura). Produzione di latte conferita alla Latteria Sociale Mantova per la produzione di Grana Padano. COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE: 31-36 €/100 kg (21 € alimentazione bovine e 10-15 € manodopera e ammortamenti).
GRETA AZZONI, allevatrice di Marmirolo (Mn): 70 ettari a prato stabile, 240 capi (di cui 100 in lattazione). Latte conferito alla Latteria San Pietro di Cerlongo per la produzione di Grana Padano biologico. COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE: 53 €/100 kg
FABIO PIVA, allevatore di Casalromano (Mn): 150 ettari coltivati a mais e medica, 370 capi (dei quali 315 in lattazione). Produzione di latte venduta sul libero mercato. COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE: 25 €/100 kg.
LOMBARDI (COLDIRETTI MANTOVA):
MOLTEPLICI FATTORI
Quali sono i fattori chiave per calcolare il costo di produzione? “Dal nostro osservatorio vediamo che sono molteplici gli elementi che contribuiscono ai costi di produzione e, di conseguenza, influiscono sul reddito”, ha riconosciuto introducendo la tavola rotonda Alberto Lombardi, responsabile area economica di Coldiretti Mantova.
La scelta negli investimenti per studiare soluzioni organizzative, per impostare una migliore gestione, per sostenere il benessere animale: sono tutte variabili, ha puntualizzato Lombardi, che sicuramente hanno riflessi su costi e redditività.
E ancora: le azioni più o meno complesse attuate per ottimizzare i costi di produzione, la disponibilità interna delle materie prime o la necessità di acquistare i prodotti all’esterno, ma anche con la riduzione degli oneri bancari, la gestione dei dipendenti, la presenza o meno di familiari, la limitata o eccessiva meccanizzazione, così come altri fattori, ha concluso Lombardi, possono incidere, come la partecipazione o meno a bandi e la disponibilità di risorse messe a disposizione dalla Regione, dall’Inail, dalla Camera di Commercio.
IL RING PREMIA DAVIDE ERRERA
Al Bovimac di Gonzaga appuntamenti particolarmente seguiti dagli allevatori di bovine da latte sono stati i concorsi provinciale e interprovinciale di bovine e vacche da latte. Al primo posto della gara provinciale e di quella interprovinciale si è classificata “Cme Bradnick Betulla” dell’azienda agricola Errera Holsteins di Borgo Virgilio, seguita dai capi delle aziende Ferrarini spa di Albinea (Re) e Bacchiellino di Luzzara (Re) nella gara interprovinciale, e dai capi delle aziende agricole Bertoletta di Zilocchi e Sant’Andrea di Zaghini nel concorso provinciale.
Il Premio Errera è andato alla società agricola Sacca Valenza Benedetto di Nicola e Cesare Valenza di Pegognaga (Mn). Miglior allevatore ed espositore della mostra: azienda agricola Davide Errera.
“Anche quest’anno la Mostra Bovina promossa da Aral - dichiara Riccardo Gorzoni, direttore della sede mantovana di Aral - ha registrato una qualità molto elevata dei capi in gara, a dimostrazione dell’impegno e della fiducia che i nostri allevatori stanno portando avanti nel campo della selezione genetica e del miglioramento della produttività. Al Bovimac abbiamo portato, inoltre, il progetto LifeDop per la sostenibilità della filiera di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che in due anni ha dato risultati interessanti e indicazioni utili per migliorare l’impatto ambientale dell’attività lattiero casearia”.
Bovimac è stato anche per la stagione 2019 un momento di formazione per i giovani degli istituti agrari, che hanno preso parte alla gara di giudizio collegata alla mostra bovina.
FONDO LATTE, A BREVE IL SALDO
DA COLDIRETTI MANTOVA 302 DOMANDE
Coldiretti Mantova informa che le domande a valere sul “ Fondo latte”, con risorse dedicate agli allevatori di bovini da latte e agli allevatori di suini sono in dirittura di arrivo: raccogliendo positivamente le sollecitazioni di Coldiretti a livello nazionale, Ismea sta terminando l’istruttoria delle quasi 5.700 domande presentate in Italia.
A Mantova la Federazione provinciale di Coldiretti ha presentato a Ismea 302 domande, con una domanda di rimborso massimo percepibile di oltre 3,2 milioni di euro.
Ad oggi – sottolinea Coldiretti – oltre 4.000 aziende in Italia con domande istruite positivamente hanno già ricevuto un anticipo pari al 28% di quanto richiesto e ritenuto ammissibile. In provincia di Mantova gli acconti hanno sfiorato gli 800mila euro, per ora anticipati a 273 aziende.
Entro febbraio dovrebbe termine la fase di istruttoria di tutte le domande e sarà così possibile quantificare il saldo spettante. L’ammontare totale delle risorse che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze ha messo a disposizione ammonta a 38,7 milioni di euro.
“Sono risorse che rappresentano una boccata di ossigeno per due comparti strategici per il territorio come quello lattiero caseario e quello suinicolo – osserva il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra - che in passato hanno dovuto affrontare momenti di mercato difficili. Oggi, per fortuna, lo scenario è più roseo”.