Il secondo convegno IZ alla Fiera di Cremona si terrà venerdì 28 novembre 2025 dalle ore 14.00 e si intitolerà “Allevamento del bovino da carne: due precise strategie
per la ripresa”.
Incontro a cura di Inalca - Gruppo Cremonini e dell’Informatore Zootecnico.
Per iscriversi: https://bit.ly/Cremona-28-11
La filiera italiana della carne bovina è in sofferenza. Infatti non dà segno di interrompersi
la discesa del tasso di autoapprovvigionamento della carne bovina, nel nostro paese: questo parametro negli ultimi anni è sceso pericolosamente fino al 43%, secondo il Clal. Vale a dire che il 57% della carne consumata in Italia proviene dall’estero; e il trend negativo non sembra arrestarsi.
La motivazione consiste nella crisi del primo anello della filiera carne, ossia nella riduzione del numero totale dei capi bovini destinati all’ingrasso allevati nel nostro paese. E il numero dei capi bovini allevati in Italia sta calando principalmente perché il paese che vende agli allevatori italiani i vitellida portare all’ingrasso, ossia la Francia, ha ridotto il numero di animali vivi disponibili per l’export. Inoltre, da diversi mesi gli allevatori francesi preferiscono esportare i vitelli in Nord Africa, dove la remunerazione è maggiore, o verso la Spagna, dovei controlli sanitari obbligatori sono meno pressanti rispetto all’Italia.
Conseguenza: i prezzi dei ristalli, ossia dei vitelli importati, sono sempre più alti. E i margini di guadagno per i produttori si stanno progressivamente assottigliando, nonostante i prezzi di mercato si stiano collocando su valori elevati.
Ora, secondo le associazioni degli allevatori e secondo molti opinion leader del settore, questa tendenza può essere contrastata. Questo affermando e sostenendo due strategie di carattere puramente zootecnico:
- incentivando la pratica zootecnica della linea vacca-vitello;
- promuovendo la diffusione della tecnica del beef on dairy.
Il convegno di venerdì pomeriggio, curato da Inalca - Gruppo Cremonini e dalla redazione dell’Informatore Zootecnico, analizzerà appunto i dettagli di queste due strategie allevatoriali.
A) Quella della linea vacca- vitello è una pratica già relativamente diffusa, soprattutto in certi areali italiani come il Piemonte o le aree appenniniche. Una maggiore diffusione della linea vacca-vitello farebbe aumentare la disponibilità di vitelli da portare all’ingrasso, andando dunque nella direzione della soluzione della problematica delineata sopra.
Fra l’altro un sostegno all’allevamento di vacche nutrici favorirebbe anche l’insediamento di allevatori e agricoltori nelle zone marginali, collinari, del nostro paese. Novità degli ultimissimi tempi è che tale tipo di sostegno sta appunto arrivando, da parte governativa; e al convegno del venerdì pomeriggio a Cremona verrà affrontata anche questa recente opportunità.
B) Una seconda strategia per la ripresa dell’allevamento del bovino da carne, e quindi della relativa filiera, è quella di diffondere una particolare tecnica negli allevamenti da latte: la pratica del beef on dairy. Ossia l’inseminazione della bovina da latte con seme di razza da carne. I vitelli ibridi che ne deriveranno saranno ottimi bovini da ingrassare. E aumenteranno il numero di capi da carne a disposizione della filiera. In altre parole: la
zootecnia bovina da latte italiana, solida e forte, va in soccorso della zootecnia
da carne, più in sofferenza. E gli stessi allevatori di bovine da latte troverebbero una fonte di guadagno in più, dal momento che questi vitelli si vendono a cifre maggiori.
Ma non manca chi sottolinea un aspetto critico di questa strategia: il beef on dairy potrebbe ridurre la disponibilità di animali per l’industria del vitello a carne bianca.








