Quello dell’Inalca è un lungo percorso, che ha attraversato epoche magari vicine dal punto di vista temporale ma molto diverse fra loro. Nel 1963, quando mio padre fondò questa azienda, c’era una maggiore cultura agricola, l’Italia era un Paese con un’economia molto legata all’agricoltura e all’allevamento degli animali.
Gli sviluppi successivi, che hanno portato a una graduale ma continua urbanizzazione, hanno contribuito a far scomparire la ruralità intesa come patrimonio culturale. Questo ha inciso anche sui gusti alimentari diffusi e quindi è un aspetto che ci ha toccati da vicino.
Alla luce di questi cambiamenti, il gruppo ha messo in opera già da anni alcune scelte strategiche in campo ambientale, azioni virtuose che oggi costituiscono importanti elementi di differenziazione sul mercato.
La carne da sempre è portatrice di simboli, prima ancora di proteine. Infatti oggi non è più sufficiente fermarsi a una fornitura senza informazioni aggiuntive: in questo momento storico, contraddistinto da una fortissima sensibilità sociale, è importante essere in grado di documentare adeguatamente i propri processi produttivi.
Sappiamo che questo vale tanto quanto il fatto di avere prodotti buoni e ben distribuiti. E per virtù oggi si intende quasi esclusivamente “sostenibilità”.
Per parlare di sostenibilità “reale” è necessario basarsi su numeri e dati precisi. Da studi scientifici si riscontra che in Italia il consumo reale di carne pro-capite annuale gravita attorno ai 40 Kg, comprendendo in questo numero tutte le carni: oltre al bovino, il pollo e il suino. Questo è un dato di fatto: nel nostro paese, grazie alla tradizione della dieta mediterranea, si mangia carne in modo equilibrato e con effetti benefici per la salute.
Fornire al consumatore elementi di conoscenza
Per noi contribuire al “consumo consapevole” significa fornire al consumatore elementi di conoscenza degli aspetti positivi della carne e sulle sue modalità produttive in termini di benessere animale e sostenibilità ambientale. Mi riferisco ad esempio alla Dichiarazione ambientale di prodotto - Epd, ottenuta sia per la carne in scatola che per gli hamburger a marchio Montana che calcola gli impatti ambientali reali delle nostri prodotti secondo la metodologia del life cycle sssessment.
Considerare tutta la filiera
Importante ai fini di queste valutazioni è considerare tutta la filiera: nel nostro settore è impossibile ragionare seriamente di sostenibilità senza valutare tutti gli anelli che costituiscono la filiera produttiva, dall’allevamento alla distribuzione finale.
Basti pensare che oltre il 75% degli impatti ambientali si registra nella fase primaria che include la coltivazione dei cereali e l’allevamento del bestiame.
Solo con una filiera ben definita è possibile calcolare i veri impatti della produzione.
A questo proposito stiamo lavorando per applicare sistemi che ci consentano di ricavare dati d’impatto e di consumo dei nostri allevamenti e quindi di ricostruire, e tenere sotto controllo, l’impronta aggregata del nostro sistema produttivo.
Economia circolare
Altro aspetto importante è quello della promozione delle energie rinnovabili a livello agricolo, con la valorizzazione del biogas. Il letame bovino dal punto di vista energetico è una fonte preziosa: oggi si parla per lo più di energia elettrica e termica, ma l’Inalca sta lavorando con progetti pilota avanzati per produrre anche energia per la forza motrice, sotto forma di bio-metano, che è la seconda generazione del bio-gas.
Inoltre, l’integrazione della filiera consente di lavorare su progetti veri di sostenibilità anche economica. A livello industriale il vantaggio deriva dalla possibilità di aggregare quantità significative di sottoprodotti che consentono la massima valorizzazione possibile.
In definitiva, tutto il nostro bilancio di sostenibilità è ispirato ai principi dell’economia circolare, basata sulla rigenerazione delle risorse e sull’azzeramento degli scarti.
La zootecnia e il bovino, in particolare, ne sono una perfetta applicazione, in quanto il settore è il risultato di uno dei sistemi più articolati e circolari, perché comprende, tra l’altro, tre importanti filiere: la carne, il latte e la pelle.
Risultati tangibili
Gli investimenti effettuati negli ultimi dieci anni nella riduzione degli impatti ambientali hanno portato risultati tangibili: oggi il 97% dell’energia utilizzata dall’azienda è autoprodotta tramite cogenerazione e utilizzo di fonti rinnovabili (42%), i rifiuti sono riciclati per il 99%, l’acqua recuperata ammonta a 93mila mc all’anno.
E in termini di emissioni c’è stata una riduzione di CO2 pari a 36.800 tonnellate all’anno, equivalenti a 51mila voli Roma-New York di una sola persona.